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Sabato, 27 Aprile 2024
Il ritratto / Russia

Chi era Alexei Navalny, l'oppositore di Putin morto in cella

Nel 2020 era sopravvissuto a un avvelenamento in Germania per poi tornare in Russia nonostante sapesse che sarebbe stato arrestato. Da anni denuncia la corruzione e la mancanza di democrazia in Russia

Alexei Navalny era l'oppositore di Vladimir Putin più conosciuto al mondo. Il 47enne si trovava in un carcere speciale nel villaggio di Kharp, nella regione dello Yamalo-Nenets, in Siberia Occidentale, una colonia penale conosciuta come "Lupo Polare". La sua ultima condanna era arrivata lo scorso agosto con l'accusa di estremismo, per la quale doveva scontare 19 anni di prigione che si andavano a sommare agli altri 11 anni ricevuti in due condanne precedenti. In tutto gli erano stati comminati 30 anni di reclusione per accuse che lui e i suoi sostenitori hanno sempre definito politicamente motivate. Fino al dicembre dello scorso anno si trovava nella colonia penale IK-6 di Melekhovo, a circa 235 chilometri a est di Mosca, ma da lì era poi stato allontanato inizialmente in completa segretezza, senza che fossero avvertiti neanche i suoi avvocati.

In Europa divenne famoso quando, nell'agosto 2020, fu avvelenato con il Novichok, una micidiale neurotossina che lo aveva quasi ucciso e che secondo l'Occidente gli era stata somministrata dai servizi segreti russi. L'uomo stava volando dalla Siberia verso Mosca quando si è improvvisamente sentito male e il suo aereo è stato costretto a effettuare un atterraggio di emergenza ad Omsk. Il clamore del caso fu tale che l'allora cancelliera tedesca, Angela Merkel, decise di concedere cure e asilo al dissidente che fu portato in Germania. Lì trascorse mesi a riprendersi a Berlino ma una volta guarito decise di tornare in patria, nonostante sapesse che sarebbe stato arrestato. E così è stato: al suo ritorno a Mosca nel gennaio 2021 fu portato in una colonia penale di massima sicurezza, per aver violato i termini della libertà condizionale che gli era stata concessa in seguito a una condanna ricevuta nell’ambito del processo Yves Rocher del 2014, in cui era accusato di appropriazione indebita.

A marzo 2022 l'oppositore di Putin è stato poi condannato a nove anni per truffa e oltraggio alla corte, condanna confermata in appello. La giustizia russa lo accusava di aver sottratto diversi milioni di rubli in donazioni alla sua organizzazione. Il suo Fondo anticorruzione di Navalny (Fbk), la cui missione dichiarata è combattere contro l'arricchimento illecito degli alti funzionari russi, è stato vietato nel 2021 perché la magistratura ha considerato la sua attività "estremista". Ex avvocato, Navalny era salito inizialmente alla ribalta nazionale grazie ad articoli che hanno denunciato quella che, a suo dire, era un vasto sistema di corruzione in Russia. L'uomo sosteneva che la Federazione fosse governata da "truffatori e ladri".

Da giovane aveva abbracciato però ideali di estrema destra. Nel 1999 aveva aderito a Yabloko, il piccolo partito liberale di Grigory Yavlinski, dal quale però fu espulso nel 2007 proprio a causa di questa deriva radicale. Nel 2006 aveva partecipato anche alla Russkij Marsh, la marcia russa, tradizionale parata dell’estrema destra xenofoba. Pochi mesi dopo la cacciata da Yabloko, Navalny aveva fondato il movimento patriottico Narod, alleato con due altre formazioni dell’estremismo nazionalista, il Movimento contro l’emigrazione illegale e Grande Russia. In quegli anni ha appoggiato l’intervento militare del 2008 in Georgia, pubblicato video nei quali paragonava i musulmani del Caucaso a scarafaggi da eliminare e teorizzato l’espulsione dei georgiani dalla Federazione russa.

Gradualmente, almeno nella propaganda, si è allontanato poi dalle posizioni nazionaliste per concentrarsi sulla lotta alla corruzione, per portare avanti la quale ha aperto nel 2010 il blog RosPil. Quando nel dicembre 2011 scoppiarono alcune manifestazioni contro Putin, fu uno dei primi leader della protesta ad essere arrestato. Nel 2013 si è candidato alla carica di sindaco di Mosca e ha ottenuto il 27% dei voti, nonostante la scarsa o nulla copertura da parte dei media statali.

Da allora gli è stato impedito, per vari motivi, di candidarsi. Navalny e il suo team hanno più volte puntato il dito contro Putin, producendo video che sono diventati virali e che sono stati visti milioni di volte su YouTube, e nei quali denunciava lo stile di vita opulenta dell'élite russa. Navalny era sposato con Yulia Navalnaya e i due hanno una figlia, Darya (Dasha), che studia all'Università di Stanford negli Stati Uniti, e un figlio, Zakhar. Nel 2021 il Parlamento europeo gli ha assegnato, mentre lui era in prigione, il Premio Sakharov per la libertà d'espressione, premio che è stato ritirato da sua figlia Daria.

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