rotate-mobile
Sabato, 27 Aprile 2024

Cristina D'Amicis

Giornalista

Reddito di cittadinanza: cronaca di un disastro all'italiana

Non ci siamo: lo stop al reddito di cittadinanza poteva essere l’occasione giusta per dimostrare che in Italia c’è stato un importante cambio di passo e che la pubblica amministrazione, quella che dovrà affrontare l’importante sfida del Pnrr, è all’altezza della situazione. E invece anche stavolta è scoppiato il caos. C’erano più di sette mesi di tempo per organizzare la transizione, per avvisare le famiglie della fine del sussidio, per potenziare le strutture coinvolte, per implementare le misure alternative di sostegno. Nulla di tutto questo è stato fatto e così ci ritroviamo a dover gestire il solito pasticcio all’italiana.

Partiamo dagli sms dell'Inps, dalle circa 169mila famiglie beneficiarie del reddito di cittadinanza che a fine luglio hanno ricevuto sullo smartphone, in poche righe, la notizia della sospensione dell'assegno, a partire dal mese successivo ossia agosto. Stiamo parlando di 250mila persone in tutto. Una buona parte di queste ricevuta la comunicazione, tutt’altro che tempestiva ed esaustiva, ha preso d’assalto le sedi Inps per avere maggiori informazioni, per capire se fosse possibile mantenere l’assegno e se ci fossero misure alternative di sostegno. Il tutto in piena estate, proprio quando gli impiegati sono in ferie.

Visto il caos l’Inps ha poi chiarito che le persone in stato di fragilità che non possono prestare attività lavorativa o che hanno figli minori e disabili potranno continuare a percepire l’Rdc fino a fine anno (poi arriverà l’Assegno di inclusione) ma prima dovranno essere presi in carico dai servizi sociali. Tutti gli altri, quelli abili al lavoro, dovranno rivolgersi ai centri dell’impiego. Sembra tutto semplice ma non lo è, perché l’Inps non ha comunicato ai comuni i dati dei fragili e l’Anci dichiara che al momento è “difficile stilare l'elenco". In poche parole lo stop al reddito di cittadinanza sta mettendo in ginocchio i comuni e i sussidi rischiano di slittare (poco importa se arriveranno gli arretrati visto che si tratta di persone in difficoltà economica).

Sotto stress anche i caf e i centri per l’impiego, con questi ultimi che dovranno occuparsi degli occupabili e del Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl), il bonus da 350 euro al mese per chi segue corsi di formazione e riqualificazione. Questo sussidio però sarà attivo solo a partire dal primo settembre, un mese dopo lo stop al reddito di cittadinanza. Probabilmente per gli occupabili, così come per i fragili, ci saranno dei mesi 'di buco' per quanto riguarda i nuovi sussidi visto che con molta probabilità non riusciranno in poco tempo a espletare tutte le procedure burocratiche del caso. Da considerare poi che mancano ancora i decreti attuativi, anche se il ministero del Lavoro assicura che la piattaforma Siisl (sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa), prevista per l’attivazione dell'Sfl, sarà pronta a partire dal primo settembre. Gli enti locali però fanno sapere che i centri per l’impiego non sono pronti e che serve una fase di transizione, in poche parole non riescono a far fronte a questa nuova ondata di adempimenti.

Le persone esasperate iniziano a compiere gesti folli (vedi Terrasini) mentre si teme che a settembre scoppi una vera e propria ondata di proteste. Come mai non ci si è preparati per tempo e come mai questo 'delicato' passaggio è stato fissato proprio in estate? In fondo stiamo parlando di persone già vessate dalla vita, che fanno fatica a trovare lavoro e a mantenere i propri figli, proprio per questo andrebbero trattati con più rispetto perché (e questo va ricordato al governo Meloni) tra i percettori del reddito di cittadinanza non ci sono solo giovani fannulloni.

Continua a leggere su Today.it...

Si parla di

Reddito di cittadinanza: cronaca di un disastro all'italiana

Today è in caricamento