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Domenica, 28 Aprile 2024
Partito democratico

"I voti di Berlusconi non sono di serie b": per il Pd il Cavaliere non è più il demonio

Dopo Franceschini che apre al Pdl e la Bindi che attacca Bersani - "sta tenendo ostaggio il partito" - anche un bersaniano di ferro come Roberto Speranza apre al Pdl. A difendere il segretario restano solo Fassina e Vendola

"Ho letto le parole di Franceschini...". Inizia così l'intervista di Roberto Speranza (nella foto, a destra di Bersani), capogruppo Pd alla Camera e 'bersaniano' doc, al Corriere della Sera. Ebbene, per Speranza le parole dell'ex segretario "non sono in contraddizione con la linea di questi mesi, anche sul piano della cultura politica". Proprio così: per Speranza, quindi, nessuna rottura

"Al contrario, la sua posizione sta dentro una riflessione che il gruppo dirigente ha avviato da settimane e assume un punto di vista con più coraggio. Immaginare che sia una parte a scegliere chi comanda nell'altra non è nel novero delle cose reali. La legittimazione di Berlusconi arriva dai voti, i nostri non sono di serie A e i loro di serie".

E alla giornalista Monica Guerzoni che gli fa notare come, ormai, "Berlusconi non è più il demonio", Speranza risponde: "Il tema del dialogo è fuori discussione, Bersani stesso si è detto disponibile a incontrare l'ex premier. Il punto è l'esito, la formula politica. Alla domanda di cambiamento emersa dal voto bisogna rispondere con una traiettoria adeguata, non con una formula sbagliata, di arroccamento contro le forze antisistema".

E così, dopo gli strali lanciati dal duo Franceschini - Bindi in un bel sabato primaverile, la domenica in casa Bersani è quella dell'apertura da una parte - quella dei giovani come Speranza - e della difesa della linea dall'altra: quella dei 'difensori senza se e senza ma', Fassina e Vendola in primis.

FASSINA. "Berlusconi è uscito allo scoperto un'ora dopo la conferenza stampa del governo nel tentativo di offuscare un decreto - quello sul pagamento degli arretrati della pubblica amministrazione - molto positivo per l'Italia". Per Stefano Fassina, responsabile Economia del Pd, l'ex premier "teme le elezioni" e "sta cercando di fare un'unica grande trattativa che tenga insieme governo e nuovo presidente della Repubblica. Seguire questo percorso - sottolinea in un'intervista alla Stampa - sarebbe un grave danno per il Paese". 

Per Fassina "una cosa è discutere con il Pdl un nome di garanzia per tutti, altra cosa è il governo. Nessuno nel Pd sta proponendo un governo politico col Pdl", assicura Fassina, secondo cui "dopo l'elezione del capo dello Stato un governo dovrà uscire dal cilindro. Se fosse un governo diverso da quello a guida Bersani - osserva - sarebbe inevitabilmente di corto respiro e ci porterebbe alle elezioni entro un anno".

VENDOLA. Chi invece proprio non ne vuole sapere a una porta aperta per Berlusconi, anche per non sparire definitivamente nei meandri delle correnti democratiche, è il leader di Sel Nichi Vendola, per il quale "non ci sono alternative a un governo Bersani, la nostra gente non capirebbe l'inciucio. La partita politica del centrosinistra è continuamente disturbata da un dissimulato congresso del Pd". Intervistato da Repubblica e Unità, il leader di Sel Nichi Vendola boccia la proposta di dialogare con il centrodestra e si dice "deluso" da Matteo Renzi secondo cui, reputa Vendola, "oggi non è possibile fare altro che immaginare il governissimo con il Pdl o le elezioni anticipate, perchè tertium non datur". 

"Ora siamo dinanzi alla doppia e più importante sfida: da un lato, consentire l'immediato inizio dei lavori parlamentari, e quindi bisogna far partire le commissioni alle Camere. Dall'altro lato, l'elezione del nuovo inquilino del Quirinale", cui "dobbiamo avvicinarci con lo stesso spirito con cui è stata costruita l'operazione di grande pulizia che ha portato all'elezione di Laura Boldrini e Pietro Grasso", afferma Vendola, che respinge l'idea di un Presidente "garante delle nomenklature". 

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