rotate-mobile
Sabato, 27 Aprile 2024
VERSO LE ELEZIONI / Italia

"Fuori tu, dentro lui": il Pdl si spacca sulle liste

Oltre al "caso Cosentino" c'è anche quello Minzolini - Scajola. Scilipoti trova posto in Calabria, Capezzone in Piemonte. Nel Lazio la Polverini. E la Carfagna porta con sé la cugina

Quello della presentazione delle liste è stato il giorno più lungo per il Pdl e Berlusconi. Ore tormentate, vorticose, piene zeppe di polemiche. E dire che il traguardo della consegna delle liste dovrebbe inaugurare una fase nuova della campagna elettorale. E invece il Pdl è alle prese con la sua venticinquesima ora. Un’ora aspra: il day after in casa del Popolo della Libertà è stato fitto di frizioni. C’è il caso eclatante di Cosentino, certo, ma la lista degli scontenti è lunghissima.

PAPA Proprio nel giorno di Cosentino, con la ressa dei giornalisti all’Hotel Excelsior, scoppia il caso di Alfonso Papa, anch’esso finito nella lista nera degli impresentabili. Prende la parola poco dopo l’intervento da Napoli dell’altro illustre collega messo all’indice dal Pdl. Ma a differenza del sottosegretario, che in più di un’occasione ha ringraziato Berlusconi,  Papa passa al contrattacco. Le sue sono parole amare:  “Berlusconi – ha affermato nell’ultima puntata di ‘KlausCondicio’, condotto da Klaus Davi e in onda su You Tube – aveva promesso non a me, ma a mia moglie e mia figlia che sarei stato ricandidato in un momento particolarmente drammatico della mia vita. Queste scelte sul piano politico denotano una cultura giustizialista e sono fatte per un mero calcolo”. Né candidato né elettore, come sottolinea di li a poco: “Non voterò questo Pdl, assolutamente no. Rispetto alla percezione di un leader incidono anche i comportamenti delle persone”.

IMMUNITA’ – “Non avrei mai accettato una ricandidatura risarcitoria”, continua l’onorevole indagato per il caso P4 per cui è stato anche in carcere. “Le mie iniziative contro la carcerazione preventiva hanno mobilitato tutto il partito. E' stato lui a chiedermi di continuarla. Un leader politico – ha concluso Papa – deve assumersi in certi momenti delle responsabilità. E' evidente che gli spazi decisionali di Berlusconi siano ridotti, altrimenti dovremmo pensare che esista una assoluta incoerenza tra quello che egli rappresenta in tv e quello che fa”.

Ma la lista degli scontenti non è finita, anzi si tinge di rancori e di casi politici. A cominciare dal caso Minzolini. L’ex direttore del Tg1 è stato catapultato da Berlusconi al secondo posto nelle liste per il Senato in Liguria, subito dietro proprio al Cavaliere (capolista in ogni circoscrizione regionale al Senato). La scelta ha scaldato gli animi.

SCAJOLA – Il più duro è stato l’ex ministro Claudio Scajola, uomo fino a poco tempo fa potentissimo, uno dei colonnelli di Forza Italia prima e del Popolo della Libertà dopo. Scajola tuttavia non sarà candidato. Una scelta che ha spaccato in due la Liguria: “La delusione è tanta, c'è una forte arrabbiatura”, ha dichiarato sulle pagine del Corriere della Sera. “Nell'ultimo periodo – ha continuato – il Pdl è diventato una giungla, non è riuscito a trasformarsi in un partito unito. Ma io non rinnego Berlusconi”. Un giungla che tuttavia Scajola non è intenzionato ad abbandonare: “Non ci sarà nessuna rottura. Io ho un rapporto antico con Berlusconi, ho dedicato a Forza Italia tutta la mia vita politica. E, pur ritenendo di non essere stato trattato bene, non riesco a levarmi di dosso questo amore”. E quando c’è l’amore. Anche se c'è già chi ipotizza una corrente con i suoi fedelissimi.

NO VOLTI NOTI – Ma se verso Berlusconi la stima rimane intatta, sulla scelta di Minzolini si lascia andare a parole di fuoco: “Un nome conosciuto – afferma Scajola sempre sul Corsera –, un giornalista famoso. Ma qui si elegge un solo senatore e i liguri potrebbero non capire perché lo hanno mandato da Roma, invece di ricorrere alle migliori energie del territorio”. “Con liste siffatte – conclude lapidario – il risultato elettorale sarà penalizzato. I sondaggi sono quello che sono. La forza di novità di Berlusconi è inferiore al passato e si sarebbe dovuto supplire con mille candidati scelti sul territorio, non con i volti noti”.

MINZOLINI – E se c’è chi in Liguria, come il sindaco di Sanremo Zoccarato, starebbe pensando di lasciare il Pdl per aver paracadutato in regione Minzolini, il giornalista dal canto suo non si scompone e cerca di far argine alle polemiche. Si difende su Repubblica ricordando i suoi trascorsi a La Stampa, e quindi afferma di conoscere bene il territorio. E in questo promette che ascolterà la gente, se ne farà portavoce.  

SCILIPOTI – Il caso Cosentino, l’affaire Minzolini e il passo indietro di Marcello Dell’Utri che prima di entrare nella lista nera degli impresentabili dell’ultimo minuto ha preferito passare la mano. Ma c’è chi nel calderone dei volti scomodi è riuscito a strappare un biglietto per il Parlamento. Così i vertici del Pdl, per una parte delle liste, si sono ispirate a quella vecchia ‘filosofia’ dell’aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più. Ci sono infatti gli impresentabili, anche tra gli amici, e gli irrinunciabili. Come Domenico Scilipoti, ex parlamentare dell’Italia dei Valori. All’epoca, prima di Monti, portò una boccata d’ossigeno, breve, al governo Berlusconi. Quella scelta oggi gli ha permesso di presentarsi immediatamente dopo l’ex premier nella lista calabrese per il Senato. Con lui un altro dei Responsabili, Antonio Rizzo, quarto nelle liste per il Senato in Abruzzo.

REPULISTI? – Alfano prima, Berlusconi poi e le facce pulite. Insomma candidati senza macchia. In tempi in cui il vento dell’antipolitica fischia come un tornado, i due leader del centro-destra hanno preferito mettere in panchina qualche volto noto. Ma nei fatti è proprio così, o meglio è nadata sempre così? Vediamo. È in Sicilia che la faccenda si fa complicata. È il Fatto Quotidiano a mettere in fila i casi più spinosi. Il primo nome che balza agli occhi è quello di Antonio D’Alì, tutt’oggi imputato – con rito abbreviato – per concorso esterno in associazione mafiosa. Cosa Nostra nello specifico. D’Alì è stato inserito al sesto posto per nella lista per accedere a Palazzo Madama. Due posizioni più indietro, nell’ottava casella, compare il nome di Antonio Scavone. Il Fatto ne ripercorre le vicende giudiziarie: “Già condannato a 400mila euro di risarcimento dalla corte dei conti per la gestione della Asp 3 di Catania, Scavone è accusato di abuso d’ufficio per aver affidato senza gara un appalto da due milioni di euro a Melchiorre Fidelbo, marito di Anna Finocchiaro”.

CAPEZZONE – L’ex volto noto dei Radicali, Daniele Capezzone, passato negli anni scorsi al Pdl è stato catapultato in Piemonte assieme a Elio Vito. E anche qui c’è chi ha dovuto necessariamente ingollare un boccone amaro, con tanto di polemiche. Mara Carfagna invece sarà capolista alla Camera in Campagna. Al suo fianco la cugina Marotta, che ha trovato un posto a Napoli. Sempre nel Pdl si è risolto un ultimo caso, quello di Renata Polverini. Dimessasi pochi giorno dopo lo scandalo che ha travolto la Regione Lazio, è stata inserita nelle liste della Camera lì dove fino a qualche mese fa ha governato, al terzo posto, dietro ad Alfano e Cicchitto.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Fuori tu, dentro lui": il Pdl si spacca sulle liste

Today è in caricamento