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Sabato, 27 Aprile 2024
L’intervista

"Così il governo Meloni vuole nascondere il commercio di armi con Paesi in guerra e dittature"

Un disegno di legge riduce le informazioni sulle esportazioni e sulle coperture bancarie delle aziende che vendono materiale bellico. Giorgio Beretta (Opal) a Today.it: "Un favore alle lobby"

È un'iniziativa passata un po’ in sordina, ma che sembra tanto un favore alle lobby delle armi. È questo, in sostanza, il disegno di legge approvato dalla commissione Affari Esteri e Difesa del Senato, che contiene tre emendamenti che riducono gravemente la trasparenza della Relazione annuale al Parlamento sulle esportazioni dall’Italia di materiali militari, regolati dalla legge 185/90. Ne parla, a Today.it, Giorgio Beretta, analista dell'Osservatorio Permanente sulle armi leggere (Opal).

Il "commercio fantasma" di armi europee che rafforza Putin (e non solo)

"Il disegno di legge del governo Meloni – spiega Beretta a Today.it – ha due scopi ben precisi. Il primo è quello di ridurre al massimo la trasparenza, cioè l’informazione pubblica e al Parlamento, sulle attività di esportazioni di armi e sistemi militari compresi i finanziamenti e il supporto da parte degli istituti di credito. Il secondo è di limitare i divieti che vengono decisi, sulla base delle norme nazionali e internazionali, dall'Autorità nazionale UAMA (Unità per le autorizzazioni di materiali d'armamento, ndr.) e dal ministero degli Esteri. È un provvedimento sbagliato e pretestuoso che oltretutto non risponde nemmeno alle richieste pressanti del comparto militare-industriale, che da anni chiede alla parte politica che governa di facilitare e sburocratizzare l’iter per il rilascio delle autorizzazioni per l’esportazione di armamenti".

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Cosa non verremo più a sapere?

"Non avremo più i dati sulle singole autorizzazioni ed esportazioni per tipo di armi, quantità e valore e sulle banche che le supportano. Tutte queste informazioni attualmente sono contenute nella relazione annuale che la Presidenza del Consiglio, ai sensi della legge 185 del 1990, deve inviare alle Camere: relazione che è pubblica e scaricabile dal sito delle Camere. Dal 1990 per ogni azienda viene riportata ogni singola autorizzazione, esportazione e transazione bancaria".

A chi fa comodo limitare la trasparenza?

"Fa comodo alle aziende e allo Stato. Alle aziende perché in questo modo non si saprà più che cosa effettivamente esportano nei vari paesi: a parte alcune grosse commesse, che le aziende rendono note per farsi pubblicità, non sapremo più i paesi ai quali le aziende esportano e i tipi di armi da loro esportate. Allo Stato perché le informazioni precise e dettagliate su quante e quali armi sono fornite a regimi autoritari che violano i diritti umani e a Paesi in guerra lo espongono - o meglio espongono il governo - alle critiche dei media e soprattutto delle associazioni pacifiste e per i diritti umani. In altre parole, se ad esempio un'azienda verrà autorizzata a esportare delle corvette alla Marina di un paese estero si saprà dalle informazioni aziendali, ma se esporterà migliaia di pistole, mitragliatori, blindati, cannoni e missili non lo sapremo più".

"Non avremo più i dati sulle singole autorizzazioni ed esportazioni per tipo di armi, quantità e valore e sulle banche che le supportano". Così Giorgio Beretta (Opal) a Today.it

Il governo punta a nascondere il commercio di armi con Paesi in guerra e dittature?

"Esatto, è proprio questo l'obiettivo. Ci saranno aziende che potranno vendere armi e sistemi militari a Paesi in guerra, a regimi autoritari e repressivi che utilizzeranno quelle armi per colpire i dissidenti. Avremo solo informazioni parziali: sapremo che dall’Italia partiranno commesse da milioni di euro per fornire materiali d’armamento a Paesi come Egitto o Arabia Saudita e sapremo se si tratterà di armi, munizioni, navi o velivoli, ma non sapremo né la specifica tipologia, né la quantità e nemmeno il valore. Dire ‘velivoli’ o ‘navi’ o "mezzi terrestri" non basta: una cosa sono gli elicotteri per il soccorso marino, altro i Mangusta per l'attacco al suolo. Un conto è una nave per lo sminamento marino, altro una fregata armata di tutto punto. Un conto sono i camion per il trasporto logistico altra cosa sono i carri armati. E non sapremo neanche più a quale azienda sarà rilasciata l’autorizzazione, quindi sarà praticamente impossibile risalire alle specifiche armi e mezzi esportati".

Facciamo qualche esempio pratico. Cosa non sapremo più?

Nel 2011, ad esempio, il Governo Berlusconi IV ha autorizzato alla Iveco la fornitura alla Russia di 358 blindati Lince 'scomposti', modello M65E19WM protetti e completi di dotazioni proprie, per un valore di 96.660.000 euro, da assemblare in Russia presso la filiale della Iveco: sono i blindati che la Russia ha usato per invadere l'Ucraina. Nel 2016, il governo Renzi ha autorizzato alla RWM Italia la maxi-fornitura all’Arabia Saudita di 19.675 bombe aeree Mk 82, Mk 83 e Mk 84 del valore di oltre 411 milioni di euro: bombe utilizzate dalla Royal Saudi Air Force nei bombardamenti indiscriminati in Yemen che secondo gli esperti dell'Onu "possono costituire crimini di guerra". ll governo Draghi, nel 2021, ha autorizzato alla Fabbrica d'armi Beretta l'esportazione in Egitto di 96 fucili d’assalto ARX-160 comprensivi di 576 ricambi e di una settimana di corso di formazione, il tutto per un valore di 440.335 euro e, in aggiunta, 118 pistole semiautomatiche calibro 9x19 con parti di ricambio, sempre della Beretta per poco più di 50mila euro. Tutto questo nonostante l'Egitto non abbia mai risposto alle richieste dei giudici italiani che per anni hanno indagato sull'orribile uccisione di Giulio Regeni". 

Cos’altro ci verrà nascosto?

"Un emendamento della relatrice della legge, la senatrice Stefania Craxi, prevede che non sapremo più quali sono le banche, sia italiane che estere, che finanziano il commercio di armi o che offrono servizi a chi le vende. Dal 2000 tutte le banche hanno adottato delle direttive o delle policy di responsabilità sociale di impresa per definire la loro posizione riguardo alla produzione, al commercio, alla commercializzazione di armi nucleari, mine anti-persona, bombe a grappolo ma anche di armamenti convenzionali: questo ha sollevato i malumori delle aziende produttrici di armamenti che le hanno tacciate di comportamenti ipocriti.

Comma 4 legge 185:90

Con l’emendamento si cancella l’obbligo di relazionare alla Presidenza del Consiglio e quindi di poter avere una fonte ufficiale a cui attingere per avere informazioni precise e dettagliate sulle attività bancarie. Di fatto, il cittadino che non vuole sottoscrivere un contratto con un istituto di credito che finanzia o sostiene il commercio di armi non avrà più lo strumento ufficiale per verificare le attività della propria banca. Non sapremo più quali banche, nazionali e estere, finanziano o appoggiano il commercio delle armi italiane. Questa è la sintesi".

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