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Venerdì, 26 Aprile 2024

Yara, Bossetti al fratello: "Se mi condannano, mi ammazzo"

Il presunto killer è stato intercettato in carcere a Bergamo mentre parlava con il fratello minore. Il colloquio è presente anche nei 59 faldoni della recente chiusura dell'indagine

Massimo Bossetti, unico indagato per l'omicidio di Yara Gambirasio, è stato intercettato in carcere a Bergamo mentre parlava con il fratello minore. Il colloquio è presente anche nei 59 faldoni della recente chiusura dell'indagine. "Ho paura di perdere tutto io, capito! (...)... non mi fanno più uscire ... eh! (...) mi inchiodano qua Fabio! lo so! Voglio sapere se quel Dna è mio, per...come cavolo ci sia finito li, come cavolo si sia trasportato li".

Al fratello il presunto killer professa la sua innocenza: "Sono innocente, innocente e lo dirò fino alla fine, (...) lo so che rischio grosso, rischio l'ergastolo; se mi arriverà, se mi daranno la condanna io la faccio finita giuro, perché non è giusto che un innocente deve finire in carcere". Bossetti racconta anche il momento dell'arresto, riportando davanti al fratello le frasi che pronunciavano in quei momenti le forze dell'ordine: "Non ci parli neanche, è un po' che le stiamo dietro, sono tre anni e mezzo che le stiamo dietro (...) stia zitto, stia zitto e abbassi la testa ...". "Siamo riusciti eh! dopo tre anni e mezzo siamo riusciti a incastrarti eh! che cazzo gli hai fatto vedere a quella povera ragazza!". "Bossetti è inutile che neghi (...) è riuscito ad andare avanti con la sua routine quotidiana a non far vedere niente a nessuno, ma da lei qui è bloccato, è finito...".

"Non capivo più niente, non sapevo più niente e gli faccio ma mi spieghi: 'la spiego, conosce il caso Yara', si, chi non lo conosce, fa 'non ha niente da dirmi' fa, cosa le devo dire mi state inchiodando per quel caso, per la ragazza? Ma state scherzando o cosa?, 'No no Bossetti, al cento per cento lei è il colpevole per noi', no vi state sbagliando, mollatemi, state sbagliando, fa 'stia calmo (...) aspetti di arrivare davanti al pm dopo vediamo che si sta sbagliando', allora non ho più parlato".

E aggiunge:

"Mi stavano accusando di un omicidio che non ho mai fatto, mi tirano fuori dalla macchina, già da li guarda, li se non sono crollato, i cori che ho sentito guarda, mi sono ricordato quando hanno arrestato Veronica (Panarello, accusata di aver ucciso il figlio Loris Stival, ndr), davanti al carcere che gli dicevano di tutto, quando ha detto portatemi giù a letto sorvegliato a vista, mi sono ricordato quei momenti li". Poi, "mi hanno portato li nella caserma alle Valli a Bergamo, mi hanno rinchiuso in una gabbia (...) Polizia di Stato, Ros di Brescia, carabinieri, casino di gente c’era dentro tutti che mi guardavano, facevano le foto, sono seduto li, ammanettato in attesa che arrivava il pm e intanto si passavano a vicenda, seduti uno di qua uno di la, si passavano a vicenda il loro telefono ’fammi la fotò, fa ’guarda, uscito bene, guarda, adesso la mando via subitò, dopo la mandavano in facebook qualcosa così...".

Fonte: Il Tempo →
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