Pasta, il 40% è di grano straniero ma le aziende non lo dicono
Fanno discutere alcuni articoli di Fatto Alimentare e Corriere della Sera
Il Fatto Alimentare e poi anche quotidiani come il Corriere della Sera negli ultimi tempi sono tornati più volte su un tema sorprendente
La pasta italiana in vendita nei supermercati spesso (non sempre) è fatta con grano italiano miscelato a quello di altri Paesi come Canada, Stati Uniti, Ucraina. Questo fatto non è segnalato su nessuna etichetta.
In base ad alcune stime il 40 per cento della pasta viene prodotta con grano che arriva dall’estero. Va segnalata la scarsa trasparenza delle aziende che non vogliono indicare sulle etichette l’origine della materia prima.
Penne, spaghetti e fusilli vengono prodotti con grano italiano, miscelato a quello che arriva da Canada, Venezuela, Stati Uniti, Ucraina.
La scritta “made in Italy” che è visibile su molti pacchi di pasta ha un suo perché: infatti il grano estero viene prima trasformato in semola e poi miscelato con acqua per diventare pasta. Secondo la legge queste due operazioni condotte sul nostro territorio autorizzano la scritta “made in Italy”.
La bontà della pasta in ogni caso non è legata all’origine della materia prima, ma alla qualità della materia prima e alla capacità di saper fare spaghetti. Barilla ad esempio ha dichiarato a Il Fatto Alimentare che il 20% del grano proviene dall’estero.