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Venerdì, 26 Aprile 2024

Accuse al vescovo: "Attico pagato con i soldi per i bimbi malati"

Secondo i pm, monsignor Francesco Micciché avrebbe usato i soldi destinati ai bambini autistici e malati oncologici per un attico in pieno centro a Roma: si parla di ottocentomila euro. Lui contrattacca: "La mafia ecclesiastica peggio di quella vera"

Ancora guai per monsignor Francesco Micciché, già finito al centro di un'inchiesta della Procura di Trapani che lo vede indagato per appropriazione indebita e malversazione per la distrazione dei fondi dell'8 per mille. Dalle carte è emerso anche che l'alto prelato avrebbe utilizzato "soldi destinati ai bambini autistici e ai piccoli malati oncologici" per "un attico da 210 metri quadri con depandance al centro di Roma", come scrive Repubblica. Si tratta di "ottocentomia euro, sottratti ad un ente morale, la Fondazione Campanile, una delle più portati realtà socio-assistenziali della Sicilia, e utilizzati a fini privati dall'ormai ex vescovo di Trapani". Micciché è stato sollevato dal suo incarico nel 2012 da papa Benedetto XVI quando lo scandalo esplose. 

Spiega Repubblica:

Acquistato nel 2008 dal vescovo di Trapani ad un prezzo decisamente sottostimato per i prezzi del centro di Roma: 760.000 euro più 30.000 di spese notarili, per di più dichiarandone l'utilizzo ai fini di culto (dunque equiparato ad una chiesa) per non pagare l'imposta di registro, l'appartamento è stato intestato alla Curia di Trapani. Come ha confermato ai pm monsignor Alessandro Plotti, inviato dal Vaticano come amministratore apostolico a Trapani dopo la rimozione di Micciché. Quello dell'alto prelato (scomparso qualche tempo fa) è un durissimo atto d'accusa: "Io ho rilevato l'anomalia dell'acquisto di una casa privata intestata alla diocesi con soldi che avrebbero dovuto essere destinati alla cura dei bambini e alle finalità della Fondazione Campanile. Non è accettabile che siano stati buttati via 500.000 euro per l'acquisto di una casa privata a Roma in pieno centro storico sottraendo quella somma alla possibilità di destinarli alla cura di bambini con problemi psichici".

L'ipotesi degli inquirenti, continua Repubblica, è che quell'appartamento, al quarto piano di un antico palazzo nobiliare al numero 50 di via San Nicola da Tolentino a Roma, "rientrasse tra quegli 'investimenti' (altri appartamenti a Palermo, ma anche titoli su conti esteri e polizze assicurative) che Micciché avrebbe realizzato sottraento quasi tre milioni di euro alla Diocesi, dai fondi dell'8 per mille a quelli della Fondazione Campanile". 

In una lettera inviata all'ex procuratore Marcello Viola, Micciché si difende così: "Ho scoperto la pericolosità di una mafia ecclesiastica non meno potente, insidiosa e nefasta della mafia che il sistema giudiziario in Italia è impegnato a contrastare".

Fonte: Repubblica →
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