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Venerdì, 26 Aprile 2024
Italia che invecchia

Scuole sempre più vuote: 1 milione e 400 mila studenti in meno tra 10 anni

A quantificare la conseguenza del calo demografico è il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi. Dal Miur rassicurazioni sugli investimenti, intanto i sindacati di settore annunciano la mobilitazione contro la riforma voluta dal Governo

Italia alle prese con un netto calo demografico. Si fanno sempre meno figli e la popolazione residente diminuisce. Secondo gli ultimi dati Istat, il rapporto tra giovani e anziani sarà di 1 a 3 nel 2050 mentre la popolazione in età lavorativa scenderà in 30 anni dal 63,8% al 53,3% del totale. Culle vuote... banchi vuoti.  A quantificare il fenomeno ci pensa il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi. "Da qui al 2032-33 l'Italia avrà 1 milione e 400 mila studenti in meno", dice intervenendo alla presentazione della Unesco Chair on Urban Health a La Sapienza. 

Bianchi spiega che si tratta di una "caduta demografica di grande portata, che coinvolge la struttura sociale, le ambizioni e le speranze del Paese. Bisogna avere - dice - ancora più attenzione alla scuola".  Bianchi assicura però che avere le aule vuote non poterà a un taglio degli investimenti. "Bisogna dare più attenzione ancora alla scuola e tutte le risorse che derivano e sono presenti nella scuola rimarranno sicuramente fino al 2026, perché bisogna ridurre il numero delle classi e aumentare la qualità, e dal 2026 al 2031 verranno comunque tutte investite nel settore scuola, che però deve allargarsi: non deve essere solo apprendimento, ma diventare una grande scuola di capacità di costruzione di comunità".

Il titolare del Miur snocciola i dati sul calo degli alunni proprio quando i sindacati di settore annunciano la mobilitazione contro la riforma su formazione e reclutamento dei docenti contenuta nell’ultimo decreto Pnrr. Secondo il presidente nazionale Anief (Associazione nazionale insegnanti e formatori), Marcello Pacifico, "la riforma è sbagliata e deve essere riscritta in Parlamento: venerdì scendiamo in piazza per non perdere 2.500 euro nei prossimi 10 anni e perché ci stanno assegnando stipendi sempre più poveri, lontani dall'inflazione, per un lavoro che viene svolto in classe ma viene punito ancora oggi da chi ci governa". L'assegnazione dei fondi al comparto nel medio e lungo periodo sarà certamente uno dei temi "caldi" per il governo Draghi.

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