rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Powered By COMMED I A
Digital Transformation

Paleobionica, la nuova disciplina che fa rivivere gli animali estinti

La paleobionica è una nuova disciplina che studia l'evoluzione delle specie viventi estinte grazie alla realizzazione di robot progettati proprio a partire dai fossili che tornano così a rivivere

Conoscere la storia della Terra e tutte le specie che l’hanno abitata da sempre muove la curiosità di archeologi ed esperti del settore, ma non solo. Questa voglia di conoscenza nasce dalla consapevolezza che la storia del Pianeta è ricca di specie ormai estinte e che esistevano ben prima dell’Homo Sapiens. Per avere una visione più completa da anni ci sono studi e gruppi di ricercatori che si occupano di far luce sul passato. In questo contesto il dipartimento di Ingegneria Meccanica della Carnegie Mellon University, in collaborazione con i paleontologi spagnoli e polacchi, ha dato vita a un nuovo campo di studi: la Paleobionica. Una scienza che promette di comprendere a fondo l’evoluzione degli esseri viventi creando robot con le sembianze e le movenze degli animali estinti.

L’obiettivo della Paleobionica

La Paleobionica è una materia di recente formazione, che si muove su un principio molto semplice, far collaborare discipline differenti tra di loro. La Softbotics, come viene definita dai suoi creatori, utilizza le ricerche archeologiche e gli studi realizzati nel corso degli anni e le combina con la robotica elettronica, per poter così “riportare in vita” esemplari estinti. L’utilizzo di materiali morbidi, di simulazioni al computer e stampanti 3D permettono di ricreare i movimenti e quindi di comprendere meglio tutti i fattori che poi hanno generato l’evoluzione degli organismi.

Il primo esemplare realizzato con la Paleobionica

Il gruppo di ricerca guidato da LeDuc e Carmel Majidi ha portato alla creazione di un pleurocistitide, un organismo marino che esisteva quasi 450 milioni di anni fa appartenente al gruppo di cui attualmente fanno parte i ricci di mare e le stelle marine. Per realizzarlo nel concreto sono state utilizzate stampanti in 3D. Questi strumenti sono serviti per “costruire” la colonna vertebrale che in base agli studi è risultata flessibile. Proprio questa riproduzione ha consentito di stabilire che i pleurocistitidi grazie alla loro conformazione erano in grado di muoversi sul fondo del mare attraverso movimenti ampi.

I risultati della ricerca

La creazione del pleurocistitidi può essere considerata un autentico successo nel suo ambito. L’approccio dei ricercatori è quello di scegliere le caratteristiche su cui puntare e ricrearle per permettere agli organismi di muoversi. Anche se rimangono ancora alcune domande soprattutto sulle superfici su cui si muovevano questi animali e se queste avevano delle ripercussioni sulla loro deambulazione, i passi compiuti in questa direzione sono importanti.

Il team di ricercatori ha dato prova di poter usare questo sistema per progettare organismi ormai spariti dal nostro universo, una prerogativa che può essere applicata a ogni tipo di specie e diventare quindi un punto di partenza per ricerche future.

L’avatar digitale che è riuscito a dare voce a una donna paralizzata 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Today è in caricamento