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Sabato, 27 Aprile 2024
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Il Parlamento e il Consiglio europeo hanno approvato l'AI Act: cos’è e come funziona

Il Parlamento e il Consiglio europeo hanno approvato un pacchetto di leggi per regolamentare e affrontare in modo più consapevole lo sviluppo del settore dell’intelligenza artificiale

L’Intelligenza Artificiale è un settore innovativo, che indubbiamente ha dei vantaggi, ma che fin da subito ha fatto discutere. Tra i timori legati a questo ambito, che ha di sicuro dei pregi, ci sono quelli legati alla privacy delle persone. Per sfruttare al meglio l’AI, si è deciso quindi di regolamentarla e di dare vita all’Ai Act.

I negoziati lo scorso 9 dicembre, hanno portato il Parlamento e il Consiglio europeo a dare vita a una normativa che indirizzerà i paesi dell’Unione Europea nell’uso dell’Intelligenza Artificiale. L’accordo attualmente è al vaglio dei tecnici per rendere il testo definitivo. Il passo successivo sarà sottoporlo all’approvazione degli Stati (nel giro di due anni) con l’obiettivo di creare un equilibrio tra innovazione e protezione degli utenti senza sacrificare lo sviluppo della tecnologia. In poche parole nel momento in cui le aziende svilupperanno l’AI dovranno essere in grado di dimostrare che la loro ricerca non va a ledere i diritti individuali: sarà dunque un modo per tutelare gli utenti ultimi, e colmare il gap che si è creato con la Cina e gli Stati Uniti.

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Il nuovo approccio a ChatGpt

ChatGpt fin dalla sua comparsa è stato accolto con scetticismo, tanto da essere stata bloccata per un periodo, in quanto considerata lesiva della privacy. Proprio per questo gli è stata riservata una parte dei negoziati in modo da regolamentarla. Mentre la Francia, la Germania e l’Italia hanno puntato sull’autoregolamentazione da parte delle aziende del settore, la maggior parte degli Stati dell’Ue ha chiesto la condivisione dei documenti per l’addestramento di questa tecnologia prima di arrivare sul mercato.

In base alle trattative, si è giunti alla conclusione che si dovrà fornire la lista dei materiali utilizzati per istruire gli algoritmi, così da assicurare anche i diritti d’autore ai produttori degli stessi. Inoltre, bisognerà rendere riconoscibili i contenuti prodotti dall’AI, al fine di arginare possibili truffe.

A questo si aggiunge l’introduzione di sistemi che vanno ad intercettare i rischi sistemici e la messa a punto di strategie per contrastare eventuali incidenti. I cittadini potranno anche presentare reclami e richiedere spiegazioni nel caso in cui i sistemi AI limitino o abbiano conseguenze sui loro diritti.

Obblighi ed eccezioni legate a ChatGpt

In generale l’AI Act si orienta su una valutazione che tiene conto non del fatturato dell’azienda ma dell’impatto sulla vita di tutti i giorni. I modelli AI ad alto impatto sono sottoposti a obblighi molto severi che includono la sicurezza informativa, la valutazione del modello stesso e la mitigazione dei rischi, oltre alla trasparenza quando si tratta di sistemi di addestramento del sistema. Quelli a basso impatto invece hanno meno restrizioni.

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C’è però un’eccezione. Da questi controlli sono esclusi tutti qui modelli che hanno il solo scopo di ricerca, in modo da spingere l’innovazione. Questo discorso riguarda soprattutto le piccole e medie aziende perché hanno risorse limitate e quindi un minor impatto rispetto ai giganti del settore.

Sistemi di identificazione biometrica solo per un numero ristretto di casi

Si tratta di uno degli argomenti più caldi. Inizialmente il Parlamento era contrario all’utilizzo della biometria, ma a seguito dei negoziati si è giunti ad accettarla solo per un numero ristretto di casi. In generale questa può essere utilizzata in spazi pubblici solo a seguito di un’autorizzazione giudiziaria e per effettuare ricerche mirate.

La biometria verrà autorizzata nel caso di ricerche relative alle vittime di soprusi (rapimento, sfruttamento sessuale), per identificare i sospetti di reati come terrorismo, traffico di essere umani oppure omicidi, ma anche per prevenire una minaccia terroristica.

In ogni caso, le forze dell’ordine dovranno comunicare l’utilizzo di questo strumento ad autorità indipendenti incaricate del controllo. Per assicurare trasparenza, poi, dopo l’approvazione ci sarà un monitoraggio continuo così da evitare qualsiasi violazione dei diritti.

I casi in cui non si può utilizzare il riconoscimento biometrico

Come abbiamo visto, ci sono dei casi in cui il riconoscimento biometrico può essere autorizzato, ma dai negoziati dell’AI Act è emersa l’intenzione degli Stati dell’Ue di negarlo per determinate attività:

  • Riconoscimento legato a convinzioni politiche, religiose e razziali
  • Raccolta delle immagini tramite internet e videogame di sorveglianza per creare database senza alcun specifico obiettivo
  • Riconoscimento sul luogo di lavoro o negli istituti educativi delle emozioni
  • Analisi dei comportamenti e delle caratteristiche fisiche al fine di manipolare il comportamento degli individui
  • Sfruttamento della disabilità o della vulnerabilità delle persone

Nel caso in cui non si rispettino questi divieti, si potrà incorrere in sanzioni che andranno da un minimo di 7,5 milioni di euro a un massimo di 35 milioni di euro, molto dipenderà dalla violazione e dalle dimensioni dell’azienda che l’ha commessa.

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