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Domenica, 28 Aprile 2024
Sanità d'eccellenza / Roma

Non respira per un enorme tumore alla gola, neonato salvato alla nascita

L'operazione, prima in Italia, all'ospedale Bambino Gesù di Roma. Una prima parte dell'intervento eseguita mentre era ancora connesso alla placenta, solo dopo si è proceduto al parto cesareo e alla rimozione della massa

Un tumore enorme all'altezza della gola gli avrebbe impedito, alla nascita, di respirare. Un bimbo di appena 37 settimane è stato salvato al momento del parto da un intervento unico nel suo genere, eseguito dagli specialisti dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Il piccolo è stato operato mentre era ancora connesso alla placenta e solo dopo si è proceduto al parto cesareo. Adesso il piccolo sta bene ed è a casa.

Lo staff ha avuto pochi minuti per eseguire la procedura salvavita denominata "Exit-to-Ecmo": lo hanno estratto dalla pancia della mamma e collegato alla macchina cuore-polmone, prima di recidere il cordone ombelicale e farlo nascere "ufficialmente" col parto cesareo. 

Il tumore gigante che impedisce al bimbo di respirare

Il bimbo aveva sviluppato nella vita intrauterina una massa tumorale benigna ma a crescita "tumultuosa". Il tumore, localizzato sul collo (dal mento alla spalla), era grande quanto la testa del piccolo paziente e aveva ormai inglobato i vasi arteriosi (carotide) e la via respiratoria (trachea). La massa avrebbe impedito al bambino di respirare da solo al momento della nascita e i medici non avrebbero potuto procedere con l'intubazione o con la tracheotomia (apertura chirurgica della trachea) per consentire la respirazione, procedure estreme ma "standard" in circostanze simili. La difficoltà respiratoria minacciava anche la normale funzionalità del cervello.

Ricostruzione 3D della massa tumorale del piccolo paziente nato con procedura EXIT-to-ECMO

Quaranta minuti per salvare la vita del neonato col tumore

L'intervento - il primo del genere in Italia - è stato pianificato a lungo, con un costante monitoraggio di mamma e bimbo durante la gestazione.

Il parto in Exit (Ex-utero Intrapartum Therapy) consiste nell'estrarre parzialmente il feto dalla pancia della mamma, tramite taglio cesareo, mantenendolo connesso a cordone ombelicale e placenta che continuano, così, ad assicurare la circolazione e l'ossigenazione del sangue del bambino. Questa procedura concede ai chirurghi un breve intervallo di tempo (circa 40-50 minuti), prima di dover completare il parti, durante il quale si possono eseguire manovre come l'intubazione o la tracheotomia per supportare la funzione respiratoria del bambino. Nel caso specifico, considerati volume e consistenza del tumore che impedivano il rapido accesso alle vie aeree con le tecniche 'convenzionali', l'unica possibilità per il piccolo era la circolazione extracorporea (Ecmo - Extra Corporeal Membrane Oxigenation). Dopo aver avviato la circolazione extracorporea, il parto cesareo è stato portato a termine. A poche ore dalla nascita - sempre con il supporto dell'Ecmo - il bimbo è stato trasferito all'ospedale pediatrico Bambino Gesù per la preparazione all'intervento di rimozione del tumore. L'operazione, durata circa 7 ore, è stata eseguita 3 giorni dopo il parto. Nelle settimane successive il piccolo è stato assistito in ospedale per il recupero post intervento e per le cure oncologiche. Dopo 4 mesi di ricovero, è tornato finalmente a casa per trascorrere il suo primo Natale con la famiglia.

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