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Venerdì, 26 Aprile 2024
Linfoma non-Hodgkin

Sviluppato nuovo farmaco efficace contro il linfoma non-Hodgkin

Grazie alla sua efficacia (1 paziente su 5 è guarito) e ai ridotti effetti collaterali, i ricercatori ritengono che possa essere un trattamento valido in aggiunta a quelli già disponibili

l linfomi sono tumori maligni che colpiscono il sistema linfatico, e in particolare i linfociti T e B (le cellule preposte alle difese nei confronti delle infezioni). Il ciclo di vita di queste cellule è regolato da precisi meccanismi, quando questi si alterano, per cause non ancora chiare, iniziano a replicarsi in modo anomalo, accumulandosi negli organi che fanno parte del sistema linfatico come milza, timo o linfonodi, e danno origine al tumore. I linfomi si dividono in due grandi categorie: di Hodgkin (LH) e non Hodgkin (LNH). Questi ultimi hanno un’incidenza 5 volte superiore rispetto ai primi, sono molto eterogenei e si suddividono in almeno 40 sottotipi: una minoranza (15% circa) deriva dalle cellule T, mentre la maggioranza (80% circa) deriva dalle cellule B (di questi i più frequenti sono il linfoma a grandi cellule B e il linfoma follicolare, che rappresentano il 60% di tutti i casi di LNH).

A seconda della tipologia di linfoma, dell’estensione della malattia, del tasso di crescita del tumore, dell’età e delle condizioni di salute del paziente, gli approcci terapeutici possono essere molto diversi tra loro. Per i linfomi non-Hodgkin a progressione molto lenta, la migliore strategia è un costante monitoraggio, mentre i linfomi aggressivi vengono trattati immediatamente con la combinazione di agenti chemioterapici e anticorpi monoclonali, oppure con la radioterapia o l’immunoterapia. Nel caso in cui il tumore non risponda al trattamento o si ripresenti sotto forma di recidiva, si ricorre spesso al trapianto di cellule staminali del sangue o, nel caso specifico del linfoma diffuso a grandi cellule B, a terapie innovative come le CAR-T anti-CD19. Tra le ultime novità nei trattamenti dei linfomi c’è un farmaco orale, approvato dalla Food and Drug Administration e testato da un team di ricerca internazionale guidato dall’Health Rogel Cancer Center dell'Università del Michigan. Si chiama Zanubrutinib (nome commerciale “Brukinsa”) e si è rivelato particolarmente efficace nella lotta contro due tipi diversi di linfomi non-Hodgkin: il linfoma MZL (della zona marginale) e il linfoma FL (follicolare). I dettagli dello studio sono stati pubblicati di recente sulla rivista scientifica Blood Advances.

L’incidenza dei linfomi non-Hodgkin in Italia

I linfomi non-Hodgkin rappresentano circa il 80% di tutti i linfomi e costituiscono il 5% di tutte le neoplasie maligne. Secondo il Registro dei Tumori AIRTUM, sono oltre 150.000 i pazienti in Italia affetti da questo tipo di tumori, con oltre 7.000 diagnosi negli uomini e poco più di 6.100 nelle donne solo nel 2020. Sebbene possano colpire a qualsiasi età, l’incidenza aumenta con l’anzianità, con un’età media alla diagnosi compresa tra i 50 e i 60 anni. 

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Il farmaco ha guarito 1 paziente su 5

Il team di ricerca internazionale guidato dal Rogel Cancer Center dell’Università del Michigan, e che ha coinvolto anche il Niguarda Cancer Center dell’Ospedale Niguarda, ha testato il farmaco Zanubrutinib su 53 pazienti con linfoma della zona marginale (che colpisce i linfociti B che si trovano nella zona marginale della milza) e su altri 33 con linfoma follicolare (che colpisce i linfociti B che risiedono nei follicoli degli organi linfoidi secondari), tutti con una forma recidivante e refrattaria della neoplasia maligna. Al termine della sperimentazione, gli scienziati hanno riscontrato la riduzione dell’80% dei tumori nei pazienti con linfoma nella zona marginale (con la guarigione di 1 persona su 5), e un'efficacia inferiore per chi combatte contro il linfoma follicolare (36,4% dei tumori ridotti, 18,2% dei pazienti in remissione dalla malattia). Il farmaco, somministrato per via orale, agisce come inibitore della tirosina chinasi Bruton (BTK), un enzima che svolge un ruolo cruciale nello sviluppo delle cellule B e da cui i linfomi sono spesso dipendenti per sopravvivere e crescere. 

Il farmaco è efficace e sicuro 

Il trattamento con Zanubrutinib è risultato efficace e sicuro, ed è stato ben tollerato dai pazienti. La maggior parte degli eventi avversi è stata di grado inferiore o uguale a 2 (tra cui eruzioni cutanee, leucopenia (riduzione dei livelli di globuli bianchi), febbre, diarrea, lividi), senza casi di fibrillazione atriale. Per due pazienti è stato necessario ridurre la dose, mentre 4 pazienti hanno dovuto interrompere il trattamento.  “Le opzioni di trattamento con una migliore tollerabilità e un migliore controllo della malattia  - ha dichiarato il professor Tycel Phillips, ematologo presso il Rogel Cancer Center e primo autore dello studio - erano necessarie per il linfoma della zona marginale e il linfoma follicolare. Sebbene le piccole dimensioni di questo studio limitino le conclusioni generali, i risultati su sicurezza ed efficacia evidenziano il potenziale di Zanubrutinib come aggiunta alle terapie disponibili per questi tumori. Ad oggi, del resto, la chemioterapia è risultata inefficace contro queste due patologie oncologiche".

Sulla base dei risultati di questa ricerca e di uno studio secondario denominato MAGNOLIA, la Food and Drug Administration ha approvato Zanubrutinib per gli adulti con linfoma della zona marginale recidivante o si è dimostrato resistente ad altri trattamenti.

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