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Sabato, 27 Aprile 2024
Città Siracusa

Bancaria gira un video porno, scatta il licenziamento

Dopo una lettera di ammonimento, l'istituto di credito per cui lavorava le ha dato il benservito. La donna ha presentato ricorso: "Ho fatto tutto oltre l'orario di lavoro. Mi hanno discriminato"

Lavora in banca e dopo diciassette anni di servizio si vede prima recapitare una lettera di ammonimento e poi licenziare. L'impiegata non ci sta e si rivolge al giudice del lavoro: "Mi hanno discriminato". Una causa come tante se non fosse per un elemento, che è lei stessa a chiamare in causa, nelle ore libere ama essere protagonista di scatti sessualmente espliciti postati su internet ed è anche attrice. Dopo la sospensione ha infatti girato il film: "La bancaria di Siracusa". Per l'istituto di credito è "giusta causa", per la difesa è mobbing. La parola passa al giudice.

Le foto sexy e il licenziamento

La donna, una quarantenne piemontese ma siracusana d'adozione, parla all'agenzia Ansa: "Sono sempre stata discriminata. Ho sempre posato come modella, e dal settembre 2020 mi sono iscritta a una piattaforma privata dove inserisco dei contenuti piu' espliciti. Poi dallo scorso anno sui miei social ho pubblicizzato alcune serate. Ma ho sempre svolto tutto fuori dal mio orario di lavoro". 

A novembre la lettera di ammonimento e la sospensione dal lavoro. "Per me è stato un abuso da parte loro - sostiene - sono una donna che intende sfidare i falsi moralismi. Ma nei giorni scorsi mi è arrivata la comunicazione del licenziamento dove si evidenzia l'inadeguatezza e la mancanza di rapporto fiduciario per il mio comportamento immorale". 

"Libera espressione della sfera sessuale"

L'istituto di credito le contesta "l'assenza ingiustificata dal servizio omettendo di avvertire dell'assenza; lo svolgimento di attività lavorativa extrabancaria durante l'assenza del servizio motivata da stato di malattia, alla visita fiscale domiciliare e lo svolgimento di attivita' professionale in violazione al contratto nazionale del lavoro". 

La donna è rappresentata dall'avvocato Piero Ortisi, che parla di "mobbing" e definisce illegittima la sospensione: "Le circostanze attinenti la vita propria del lavoratore non godono di alcuna rilevanza soprattutto laddove siano estranee al contesto professionale. I fatti posti alla base della contestazione sarebbero in ogni caso null'altro che libera espressione della sfera sessuale privata e personale della dipendente". 

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