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Domenica, 28 Aprile 2024
Lecce

"A me non serve una donna delle pulizie. Tu non vali niente come femmina a letto"

Violenze e umiliazioni tra le mura domestiche. Due uomini della provincia di Lecce sono finiti sul banco degli imputati per aver vessato le loro conviventi. Arrivano i verdetti

"A me non serve una donna delle pulizie, ma una donna che mi soddisfi a letto e tu non vali niente come femmina a letto". Un uomo si sarebbe rivolto così alla sua convivente e poi, spesso in preda ai fumi dell'alcol, l'avrebbe picchiata lasciandole segni agli occhi, scaraventandole addosso oggetti. Da tanta brutalità, un 45enne di un comune del nord Salento, non avrebbe risparmiato il figlio, prendendolo a schiaffi e a pugni, trascinandolo a calci nella sua stanza, e arrivando a gettargli sulla schiena della birra fredda. Per lui, mandato a processo per maltrattamenti e lesioni dal giudice Angelo Zizzari, ieri è arrivato il verdetto per episodi che sarebbero avvenuti dal 2017 al 2020.

Quattro anni e due mesi di reclusione, più un immediato risarcimento del danno pari a diecimila euro nei riguardi dell'ex compagna e del figlio (il resto dovrà essere quantificato e liquidato in separata sede), parti civili con l'avvocata Emanuela Pispico. La sentenza, come riferisce LeccePrima, è stata emessa dalla prima sezione penale del tribunale di Lecce, composta dal presidente Fabrizio Malagnino, dalla giudice Maddalena Torelli e dal collega Mauro Malangio. Non appena saranno note le motivazioni, la difesa dell'imputato, rappresentata dall'avvocato Arturo Balzani, valuterà il ricorso in appello.

Sempre a Lecce, un'altra vicenda di violenze tra le mura domestiche si è chiusa ieri nel palazzo di giustizia di viale Michele de Pietro, anche in questo caso con la condanna dell'imputato, un 45enne, che sotto l'effetto di sostanze stupefacenti avrebbe avuto condotte vessatorie nei riguardi della convivente, dal 2017 al 2020. In questo caso la pena emessa dai giudici è stata di tre anni di reclusione (a fronte della richiesta di quattro anni invocata dalla sostituta procuratrice Rosaria Petrolo), essendo venuti meno l'aggravante di aver maltrattato la donna alla presenza della figlioletta e il reato di tentata violenza privata contestata in ragione del fatto che in un'occasione, secondo l'accusa, l'uomo avrebbe inseguito l'auto condotta dalla vittima, con l'intento di portare via con sé la bambina a bordo del mezzo. L'imputato era difeso dall'avvocato Daniele Scala, mentre la signora (che aveva poi rinunciato a costituirsi parte civile) era assistita dall'avvocato Francesco Cazzato. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro sessanta giorni.

Le generalità degli imputati sono state omesse per tutelare la privacy di tutte le persone coinvolte.
 

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