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Lunedì, 29 Aprile 2024
Processo d'appello / Genova

Uccise la sorella con 17 coltellate, confermata la condanna a 24 anni per Alberto Scagni

Il sostituto procuratore generale aveva chiesto l'ergastolo

Confermata la condanna a 24 anni e mezzo di carcere, con la dichiarazione di seminfermità, per Alberto Scagni, il 42enne che il primo maggio del 2022 uccise la sorella Alice sotto casa a Quinto, Genova. Lo hanno deciso i giudici della corte d'assise d'appello. Il sostituto procuratore generale aveva chiesto l'ergastolo.

Il delitto

Riavvolgiamo il nastro e torniamo alle drammatiche ore dell'omicidio. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la mattina del primo maggio 2022, Alberto Scagni telefona al padre Graziano minacciandolo di morte se non gli avesse accreditato dei soldi sul conto corrente. Passate poche ore, Alberto richiama il genitore dicendo: "Se non mi dai i soldi lo sai dove finiscono questa sera Alice e Gianluca?" (rispettivamente la sorella e il cognato). A quel punto Graziano Scagni chiama il 112 e parla con la questura, ma gli operatori avrebbero risposto di chiudersi in casa e richiamare nel caso Alberto si presentasse. Le volanti non erano intervenute perché "non c'era un pericolo attuale e concreto".

Alberto, però, va a Quinto, sotto casa di Alice Scagni, la sorella di 3 anni più grande, madre di un bimbo, con un coltello nascosto in un sacchetto. Aspetta per ore davanti al portone e quando lei scende per portare il cane la strazia con 17 coltellate.

La sentenza di secondo grado

Scagni era presente in aula durante il processo d’appello, non ha detto nulla neanche dopo il pronunciamento della sentenza che ha confermato la condanna di primo grado: 24 anni e mezzo di reclusione. Durante la sua reclusione in carcere è stato pestato dai detenuti due volte. La prima a Genova Marassi, la seconda e ultima volta a Sanremo, quando è finito in coma farmacologico.

Uccise sua sorella, Alberto Scagni torturato in carcere: è in coma

Secondo il procuratore generale Alberto Scagni avrebbe premeditato il delitto, per tale ragione ha chiesto l’ergastolo considerando anche tutte le aggravanti contestate dal pm in primo grado: il mezzo insidioso, la crudeltà e i futili motivi. Il difensore di Alberto invece ha sostenuto che il suo assistito ha bisogno di essere curato, che non ha premeditato il delitto e ha chiesto il rito abbreviato puntando a una riduzione di pena rispetto alla sentenza di primo grado.

Accolta nei giorni scorsi la richiesta di archiviazione del procedimento bis, quello sulle presunte omissioni di due poliziotti e della dottoressa del dipartimento di Salute mentale della Asl3. Per i familiari i tre avrebbero sottovalutato il pericolo mentre per la procura avrebbero agito correttamente.

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