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Martedì, 30 Aprile 2024
Nuova udienza

Alessia Pifferi in aula: "Picchiata in carcere, a 10 anni subii un abuso". Il pm chiede l'ergastolo

La difesa ha presentato nuovi documenti che certificherebbero il disagio psichico della 38enne: "Ha usato il ciuccio fino a tarda età e aveva un bavaglino sempre con sé", ha raccontato la legale. La corte ha però respinto la richiesta di una nuova perizia psichiatrica

Nuova udienza del processo ad Alessia Pifferi, ormai giunto alle ultime battute. "Non ho mai voluto far del male a mia figlia. Sono stata picchiata in carcere dalle altre detenute, sto già scontandolo il mio ergastolo", ha detto la donna davanti alla corte d'Assise di Milano, raccontando poi la violenza sessuale subita durante l'infanzia.

I giudici hanno respinto la richiesta della difesa di una seconda perizia psichiatrica sulla 38enne imputata per omicidio volontario aggravato per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi nel luglio 2022, abbandonandola da sola in casa per sei giorni. Dopo le dichiarazioni di Alessia Pifferi la parola è passata al pm per la requisitoria che si è conclusa con la richiesta del massimo della pena. 

Alessia Pifferi picchiata in carcere: "Ogni giorno mi dicono buongiorno assassina"

"In carcere sono stata picchiata dalle detenute a San Vittore, mi urlano 'mostro' o 'assassina devi morire', ma non ho mai pensato o premeditato che potesse accadere una cosa così terribile a mia figlia, non ho mai voluta ammazzarla, non mi è mai passato dalla testa di ammazzare mia figlia", ha raccontato Pifferi in aula. "Non sono un assassino o un mostro, ma sono solo una mamma che ha perso sua figlia", ha proseguito. "Sto già pagando il mio ergastolo avendo perso la mia bambina".

Le carte della difesa: "Aveva un handicap, è scritto sulla sua pagella di terza media"

In apertura d'udienza la legale che difende Alessia Pifferi, Alessia Pontenani ha presentato  della documentazione clinica in cui viene affermato che la 38enne soffriva di "turbe psichiche e gravi ritardi cognitivi" sin da bambina. L'avvocata ha raccontato che Pifferi avrebbe usato "il ciuccio fino a tarda età e un bavaglino sempre con sé" e "dai 6 agli 11 anni era seguita dai servizi di neuropsichiatria infantile territoriale", ha continuato la legale presentando varie carte tra cui le pagelle di terza media, nelle quali si legge che Pifferi "è portatrice di handicap".

Figlia morta di stenti, parla l'ex insegnante di sostegno di Alessia Pifferi: "Ingiusto condannarla a 30 anni, è come una bambina"

La documentazione è stata addotta dalla difesa per chiedere un'integrazione della perizia psichiatrica svolta da Elvezio Pirfo, che aveva certificato la capacità di intendere e volere dell'imputata.

Richiesta rifiutata dalla corte, per la quale tali informazioni "non possono in alcun modo modificare le conclusioni della perizia. Noi dobbiamo giudicare Alessia Pifferi oggi, in questi anni è migliorata, forse non ha il massimo del quoziente intellettivo, ma sa far funzionare la mente", ha affermato il pm Francesco De Tommasi. 

Gli abusi subiti da bambina

"Sono stata una bambina isolata, non avevo amici della mia età, a scuola avevo una insegnante di sostegno con un altro bambino che si chiama Roberto", ha affermato l'imputata nel corso delle dichiarazioni spontanee, per poi raccontare lo stupro subito da bambina.

 "Mi ricordo che in famiglia mio papà aveva un carattere violento a volte picchiava mia mamma, e io assistevo a queste sceneggiate. Io ho subito un abuso sessuale quando avevo 10, 11anni e non l’ho mai detto alla mia famiglia per paura di non essere creduta e avevo vergogna", ha proseguito PIfferi, che ha anche fatto il nome del presunto autore della violenza.

"Mi hanno tolto da scuola quando stavo frequentando un corso da Oss per accudire mia madre che ebbe incidente molto grave, quando e non ho potuto continuare. Io vivevo con pochissimi soldi, tutti gli uomini che ho avuto mi prendevano in giro e giocavano con me".

Alessia Pifferi: il pm chiede l'ergastolo

Nella sua requisitoria in aula pubblico ministero Francesco De Tommasi ha chiesto il massimo della pena sottolineando che la donna "non ha mai mostrato segni di pentimenti, non si è mai assunta la sua responsabilità per quello che ha fatto", anzi "ha assunto un atteggiamento finalizzato esclusivamente a scrollarsi di dosso la sua responsabilità lei che non consentito alla figlia di farsi la sua vita". Per il pm "era probabile, certo, lo scopo finale".

Il pm: "Un’agonia lunga un’eternità, la bimba ha subito sofferenze atroci"

I sei giorni in cui la piccola Diana è rimasta sola in casa, "senza potersi muovere e nutrirsi, è un’eternità", ha affermato il pubblico ministero De Tommasi. "La bambina - ha proseguito - ha subito sofferenze atroci, terribili, e si è spenta lentamente all’esito di un processo di progressivo aggravamento delle funzioni vitali. Si trovava da sola a casa, perché lei, la madre, era corsa dal suo compagno e l'aveva lasciata là da sola".

Per l'accusa, Alessia Pifferi "è pienamente consapevole di quello che ha fatto, e che sta facendo minuto dopo minuto. Sa bene che se vuole trascorre delle giornate in santa pace col compagno, non può dirgli che ha lasciato la bambina sola in casa. Avrebbe potuto fare tante cose per salvare la figlia, contattare la polizia, la sorella Viviana, ma non è tornata a casa per stare con il suo compagno".

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Nelle sue dichiarazioni, ha continuato il pm nella requisitoria, "l'imputata fa di tutto accreditandosi come una persona che ha delle problematiche mentali. Ogni volta che parla si presenta come persona capace e lucida, e con una strategia da mettere in atto sempre, pur di raggiungere l’obiettivo del momento, quello di ottenere qualche beneficio sanzionatorio all’esito del processo".

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