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Domenica, 28 Aprile 2024
Strage quotidiana / Treviso

Anila stritolata a 26 anni dal robot nella ditta di surgelati: atroce morte sul lavoro

La tragedia nello stabilimento di surgelati della Bocon. Un grosso macchinario per l'imballaggio ha schiacciato le vertebre cervicali alla giovane operaia albanese. Vani tutti i soccorsi. Momenti di tensione davanti all'azienda tra parenti e carabinieri. Anche nel 2023 si va verso i mille morti sul lavoro

Si chiamava Anila, aveva solo 26 anni e ha trovato la più atroce delle morti. Lavorando. Senza un perché, al momento. 

Anila Grishaj morta sul lavoro nella ditta di surgelati

Anila Grishaj, 26 anni, di origine albanese, capolinea di uno stabilimento di surgelati dell'azienda Bocon a Pieve di Soligo (Treviso) in cui lavorava da oltre cinque anni, è morta ieri stritolata da un grosso macchinario per l'imballaggio. Le ha schiacciato le vertebre cervicali il robot pallettizzatore (è il nome in gergo tecnico del macchinario che automatizza la movimentazione dei bancali con i prodotti).

Il macchinario che ha ucciso Anila attivato per errore da un collega 

Il trauma è stato violentissimo. Vani i soccorsi dei colleghi, disperati. Anila è morta praticamente sul colpo. Non è chiaro se si sia trattato di un'avaria del grosso impianto, un malfunzionamento, o di un errore umano, un movimento sbagliato dell'operaia. Anche nel 2023 il numero di morti sul lavoro in Italia arriverà probabilmente a toccare quota mille. Una strage quotidiana che sembra inarrestabile. La procura di Treviso ha aperto un'inchiesta che farà luce su cause e dinamica dell'incidente costato la vita a Grishaj.

Momenti di tensione davanti all'azienda

In serata davanti all'azienda ci sono stati momenti di tensione: alcuni familiari e amici sono stati allontanati dai carabinieri. Volevano entrare e vedere il luogo della tragedia, ma le regole dei sopralluoghi sulla scena di un incidente mortale non lo potevano permettere. Anila Grishaj, diplomata al turistico di Valdobbiadene, abitava a Vergoman, nella borgata di Miane, insieme ai genitori, alla sorella e a un fratello.

Il cordoglio in queste ore ha unito Treviso all'Albania: la notizia si è presto diffusa in serata anche nel Paese d’origine della giovane, rilanciata dai principali media d’informazione albanesi. Anila sui social aveva prestato un anno fa il suo sorriso per una campagna promozionale dell'azienda, nella quale venivano presentati i lavoratori: "Anila viene dall'Albania, un paese tutto da scoprire. Le piace fare shopping, adora mangiare e il suo prodotto preferito è la focaccia ripiena di peperoni melanzane e provola affumicata", si legge nel messaggio che accompagna lo scatto.

La tragedia ricorda la morte di Luana D'Orazio

La tragedia ricorda estremamente da vicino la morte di Luana D'Orazio, l'operaia 22enne, madre di un bambino, morta stritolata dentro un orditoio nel 2021, a Prato, durante il turno di lavoro nella ditta tessile che l'aveva assunta come apprendista. Luana finì dentro l'ingranaggio dell'orditoio, la macchina che permette di preparare la struttura verticale della tela che costituisce la trama del tessuto; il macchinario, come emerse poi dalle indagini, era stato modificato per farlo funzionare in automatico e velocizzare il lavoro.

Grishaj Anila

Il caso è destinato a finire in parlamento. "Esprimo profondo cordoglio per la morte della lavoratrice di appena 26 anni a Pieve di Soligo (Treviso), l'ennesima di una strage quotidiana. Il Veneto purtroppo si conferma una delle regioni maglia nera per decessi sul posto di lavoro, fenomeno che in Italia ha una dimensione drammatica - dichiara in una nota il deputato dem Alessandro Zan - È necessario e urgente investire sulla sicurezza, in particolare su prevenzione e formazione, sbloccando le assunzioni del personale addetto ai controlli: questo è l'unico modo per prevenire tragedie devastanti come questa. Alla famiglia le mie più sentite condoglianze".

Anche la deputata Pd Rachele Scarpa, chiede che sia fatta piena luce: "Anila era un’operaia, una mia coetanea, una giovane lavoratrice morta sul luogo di lavoro, dove la vita la si prova a costruire, e dove non si dovrebbe mai rischiare di perderla. In attesa che si faccia chiarezza sulla dinamica, esprimo le mie più sentite condoglianze alla famiglia e a tutti i suoi cari. Presenterò ogni atto possibile per fare luce su questo episodio e per cercare che non ricapiti più".

La rabbia dei sindacati

"Chiediamo che venga fatta subito chiarezza. E’ preoccupante leggere quotidianamente di incidenti sul lavoro quando dovrebbe essere il posto più sicuro del mondo dopo casa propria. Qualcosa non va se dall’inizio dell’anno abbiamo più di 60 morti sul lavoro (in Veneto, ndr): bisogna assolutamente rivedere e aggiornare, se necessario, i protocolli di sicurezza", dice Gian Luca Fraioli, coordinatore della Uil Veneto-Treviso.

"Gli episodi di infortuni mortali nel nostro territorio e nel settore agroalimentare purtroppo stanno diventando in maniera preoccupante sempre più frequenti - sottolinea Andrea Meneghel, segretario generale della Fai Cisl Belluno Treviso - Nel 2023 diventa sempre più difficile ricondurre questi episodi alla fatalità; da anni, attraverso la nostra presenza nelle aziende, cerchiamo di costruire, non senza ostacoli, una cultura della prevenzione che passa attraverso tutti i soggetti che hanno ruoli di competenza e responsabilità, tra cui i nostri Rls, perché salute e sicurezza sono le prime cose da tutelare nel mondo del lavoro. Purtroppo questa nostra insistenza a volte non viene recepita, soprattutto nelle realtà dove ci ‘osteggiano’ e non siamo presenti. Oggi si piange una ragazza di 26 anni; quanti lavoratori dovranno ancora perdere la vita o risultare gravemente menomati per questa consapevole mancanza di cultura sulla sicurezza?".

Il sindacato Fiom Cgil sollecita una giornata di sciopero provinciale. E lancia dure accuse. "Esprimiamo tutto il cordoglio e la rabbia per il ripetersi di omicidi sul lavoro e le condoglianze a famiglia e tutte le persone vicine alla giovane lavoratrice" commenta Augustin Breda, RSU Fiom Cgil, le cui parole sono riportate da TrevisoToday. "Si può morire così, solo se le sicurezze del macchinario sono state rimosse, alterate e ciò accade spesso. Ecco perché si dovrebbe parlare di omicidio sul lavoro. In questo caso un robot transpallet di movimentazione materiale ha colpito alla testa la lavoratrice. Questo è impossibile che accada senza aver manomesso le sicurezze. E se accade è perché quella è la prassi. Non una fatalità. Chi conosce la vittima avvisi i famigliari di contattare subito un buon avvocato penalista non datoriale, cioè che non sta dalla parte dei padroni, anche per nominare tempestivamente un perito di parte che possa essere quanto prima presente ai rilievi ufficiali dei prossimi giorni. Indispensabili in tribunale per controbattere a chi proverà a scaricare le colpe sulla fatalità o peggio sulla dipendente, oltre a servire per stabilire le responsabilità e conseguenti risarcimenti. Nel caso la Cgil mette a disposizione avvocati in questi casi anche gratuitamente. Siamo a disposizione per qualsiasi bisogno e suggerimento. Contiamo che il sindacato tutto, la Cgil, indica una giornata di sciopero e lutto per i troppi omicidi sui lavoratori nelle imprese trevigiane".

Le indagini sull'incidente mortale alla Bocon costato la vita alla giovane operaia sono soltanto all'inizio e qualsiasi ipotesi su dinamica ed eventuali responsabilità di quanto successo ieri è avventata.

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