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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Telegram, Vk e le centomila ragazze finite online nude a loro insaputa

Un'app nata in Russia permette di "spogliare" donne: il social network russo conta quasi 400 pagine in cui ne parla. Funziona così: si prende una foto della ragazza che si vuole vedere senza vestiti, la si carica sulla app e il software restituisce una foto in cui le parti coperte diventano nude

Un'app nata in Russia e che è utilizzata su Telegram permette di "spogliare" ragazze a loro insaputa: il social network russo VK conta quasi 400 pagine in cui se ne parla. Funziona così: si prende una foto della ragazza che si vuole vedere senza vestiti, la si carica sulla app e il software restituisce una foto in cui le parti coperte diventano nude. 

Telegram, Vk e le centomila ragazze finite online nude a loro insaputa

La Stampa racconta oggi che le immagini sono molto simili a come sono davvero, tanto che chiunque vedendo la foto la prenderebbe per vera. Su Telegram ci sono chat di gruppo in cui si condividono gli scatti e si votano le fotografie più belle e persino un concorso: chi prende più like può usare gratis la versione a pagamento del software. Ovvero quella che consente di ottenere foto a più alta definizione e senza scritte pubblicitarie per dieci centesimi. 

Secondo il quotidiano le immagini finiscono in un archivio aggiornato giorno per giorno che da luglio 2019 è arrivato a contare 100mila ragazze di tutto il mondo, tra cui anche italiane. Ma a finire più nel mirino sono le star del mondo dello spettacolo, che attualmente occupano il 16% del database. Un universo a metà tra perversione e nudità che però potrebbe presto finire: il caso è sul tavolo di Fbi e polizia olandese, allertate da due giovani originari di Crema, Giorgio Patrini e Francesco Cavalli. Un informatico e un esperto di comunicazione digitale.

Sono stati loro a scoprire il caso: «La nostra indagine per scoprire il funzionamento del bot è durata otto mesi, poi abbiamo consegnato tutto a Fbi e polizia olandese – spiega al quotidiano Patrini, un passato da ricercatore informatico a Sydney e Amsterdam –. Al momento non ci risultano casi in cui questi deepfake siano stati usati per ricattare le ragazze, ma è prevedibile che possa accadere, perché la mole di materiale messa insieme è impressionante. Piuttosto abbiamo la certezza che alcune delle vittime siano minorenni, perché siamo riusciti a risalire ai loro profili sui social, non sempre viene coperto con precisione il nome. Dietro c’è un lavoro tutto sommato semplice dal punto di vista informatico, un bot di questo tipo si crea senza competenze particolarmente elevate. L’idea originale che hanno avuto è stata rendere lo strumento facile da utilizzare per tutti e inserirlo in Telegram, così da monetizzare».

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