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Martedì, 30 Aprile 2024
L'inganno / Napoli

La banda che svuota i conti in banca: bastano una sim e un documento (falso)

Almeno cinquanta le vittime in tutta Italia e 48 gli indagati. Il sistema si basa su pochi passaggi e quattro cellule operative

Controllare il proprio conto in banca e trovarlo svuotato. La pessima sorpresa è capitata a decine di correntisti finiti nella trappola di una banda specializzata in frodi bancarie e postali. Adesso 48 persone sono indagate dalla procura di Napoli. Sotto accusa ci sono italiani, albanesi e romeni, che tra il 2016 e il 201 avrebbero messo a segno almeno 50 colpi.

Come funziona il sistema che svuota i conti? Un documento falso e una sim. Bastava questo alla banda. Secondo l'accusa gli indagati avevano ideato un sistema per intrufolarsi nei sistemi informatici di vari istituti di credito e di Poste italiane per disporre bonifici dai conti correnti di ignari titolari, inserendo coordinate bancarie "amiche" dove far confluire i proventi della frode.Tre i passaggi chiave. Prima ottenevano dati, documenti e codici del conto intestato al cittadino individuato come vittima; poi isolavano la rete telefonica dell'utenza intestata alla vittima e veniva effettuato, in un dealer compiacente, il trasferimento della linea su una nuova sim card attivata in un punto vendita mediante l'utilizzo di documenti contraffatti, su cui pervenivano i codici dei dispositivi di sicurezza del conto. Infine il bonifico su un conto riconducibile ai truffatori.

Il sistema è venuto allo scoperto grazie alla  denuncia presentata alla polizia postale di Genova da una azienda ligure attiva nel settore alimentare. Gli accertamenti hanno condotto gli investigatori nelle province di Caserta e Napoli, dove, secondo i carabinieri di Marcianise e la polizia postale c'era la base operativa dell'associazione, divisa in quattro "cellule", tra loro collegate. C'era quella spagnola, guidata da un albanese 34enne; quella di Villa Literno; quella di Castel Volturno e poi quella cellula di Marcianise. Le ultime tre "guidate" da italiani. I reati contestati sono, a vario titolo, associazione a delinquere, riciclaggio, accesso abusivo a un sistema informatico o telematico, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione, frode informatica, contraffazione delle impronte di una pubblica autenticazione o certificazione.

I capi si occupavano di trovare i dealer delle compagnie telefoniche compiacenti e i "money mules", coloro cioè che avrebbero poi dovuto ritirare il danaro. Nella rete vittime di tutta Italia.

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