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Sabato, 27 Aprile 2024
L'omicidio di Erika / Biella

Dimitri Fricano uccide la fidanzata Erika Preti ma è già fuori dal carcere perché obeso e fuma troppo: "Sono uscito di testa"

L'uomo condannato per l'omicidio di San Teodoro nell'estate di sei anni fa non può restare dietro le sbarre, ma "solo" ai domiciliari, secondo i giudici del tribunale di sorveglianza: "Io non vivo più e chiedo scusa ai genitori di Erika, già l'ho fatto anche dal carcere e in sede di giudizio"

Il caso continua a fare discutere. Deve scontare una pena complessiva di 30 anni per l'omicidio della fidanzata Erika Preti: ma Dimitri Fricano non è più dietro le sbarre. E' agli arresti domiciliari perché obeso e super fumatore. La decisione è del tribunale di sorveglianza di Torino per il quale le condizioni di salute del 35enne di Biella non sono compatibili con la detenzione carceraria. L'uomo è stato intercettato dalle telecamere di "Pomeriggio Cinque", il programma tv di Canale5: "Io non vivo più da sei anni e chiedo scusa ai genitori di Erika, già l'ho fatto anche dal carcere e in sede di giudizio. Sono uscito di testa e sono diventato duecento chili", dichiara Fricano da un paese del Biellese.

Omicidio Erika Preti: parla Dimiti Fricano

Fricano nel giugno del 2017 uccise con 57 coltellate Erika Preti, 28 anni, poco prima di andare in spiaggia durante una vacanza a San Teodoro, in Sardegna, perché la donna l'aveva rimproverato perché stava facendo troppe briciole. Una lite finita in tragedia. Subito dopo il delitto, aveva parlato di un tentativo di rapina finita male, poi si era presentato in procura a Biella, per confessare tutto. La condanna era diventata definitiva l'anno scorso.

Lui di quelle coltellate dice però di non ricordare nulla: "Non so cos’è successo. Le 57 coltellate? Quelli sono numeri che non si sa neanche se sono reali". Dimitri Fricano poi parla di Erika con la quale è stato dieci anni prima di ucciderla: "Io vivevo per la mia fidanzata e avrei pagato oro perché fossi morto io. Purtroppo, è andata al contrario".

"Vivo su una sedia a rotelle"

Il tribunale di sorveglianza ha stabilito che Fricano, oggi 35enne, deve seguire una dieta adeguata e la cucina del carcere non riuscirebbe a fornire i pasti adeguati per il detenuto che ha raggiunto i 200 chili e ha problemi di mobilità. "Vivo su una sedia a rotelle, non mi sono lavato per anni perché non ce la facevo, non ce la facevo a uscire dalla cella. Non è che hanno mandato a casa un 30nne perché obeso e fumatore, io sono a rischio vita in ogni secondo della giornata", conclude Fricano.

Il detenuto per la giustizia italiana "non è in grado di assolvere autonomamente alle proprie necessità quotidiane e ha bisogno di un’assistenza che non è possibile dispensare in istituto". Nel carcere sono presenti barriere architettoniche che gli impediscono di muoversi liberamente. E la cucina non è in grado di fornire pasti ipocalorici necessari a una dieta per una persona obesa. 

I genitori di Erika increduli: "Vergognoso"

Ai microfoni di Canale 5 non si è sottratto il padre dell’assassino. "Sono delle tragedie. Nella tragedia c'è chi finisce male, ma anche mio figlio non è che finito bene. Non ha capito niente e voleva morire lui al suo posto". L’uomo si è poi soffermato su quella tragica mattina: "Non era per delle briciole, sembra che abbiano fatto una litigata – ha detto il padre di Fricano –. Ma quando uno esce fuori, esce fuori, non è che dice 'te ne do una, due ma adesso ci penso', io non lo so cosa è successo perché non c'ero". Atti di violenza precedenti? "Mai, chiedo scusa umilmente io ai genitori di Erika. Non era come una figlia ma come due figlie. Di più di una figlia, di più, perché eravamo contenti di questa ragazza, è stata dieci anni con noi. È stata una disgrazia, non è stato un femminicidio, è stata una lite tra ragazzi. Punto e basta".

Li hanno ascoltati in diretta i genitori di Erika, che vivono nello stesso paese. "È vergognoso - il commento di Fabrizio Preti - che un assassino, condannato a 30 anni, possa andare a casa perché obeso. Non posso pensare ora di poterlo incontrare per strada o dal medico. Quell'uomo deve tornare in carcere, quello è il suo unico posto".

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