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Martedì, 30 Aprile 2024
La strage del mercato / Reggio Emilia

Furgone rosticceria esplode: muoiono sua moglie, sua figlia e sua cognata. Arrestato

La tragedia di Guastalla risale al 2013. Mango deve scontare 5 anni e 8 mesi di reclusione per incendio e omicidio colposo

È finito in carcere Francesco Mango, il 64enne venditore ambulante, titolare del furgone rosticceria esploso la mattina del 9 marzo 2013 nella piazza del mercato di Guastalla (Reggio Emilia), a causa di un problema all’impianto del gas collegato alle bombole usate per alimentare i forni per la preparazione degli alimenti. Morirono tre donne, moglie, figlia e cognata del 64enne, con una dozzina di persone ferite o ustionate. A seguito di quei fatti iniziò il lungo iter giudiziario, con il 64enne che nel settembre dello scorso anno è stato condannato dalla IV sezione della Corte d'Appello di Bologna a 5 anni e 8 mesi di reclusione in riforma della sentenza di condanna del luglio del 2017 comminatagli in primo grado dal tribunale di Reggio Emilia. 

Deve scontare la pena per incendio e omicidio colposo. Era stato condannato per grave imperizia e negligenza nell'allestimento e nell'uso delle bombole, quattro invece delle tre previste, e relativo impianto, fra errori nella manutenzione e nella sostituzione delle parti usurate. La sentenza è diventata esecutiva il 10 novembre scorso. avendo la Suprema Corte di Cassazione rigettato il ricorso; l'ufficio esecuzioni penale della procura generale presso la Corte di Appello di Bologna ha poi emesso l'ordine di esecuzione per la carcerazione, che a sua volte è stato trasmesso ai carabinieri della stazione di Sant’Ilario, comune in cui il 64enne risiede. I militari, ricevuto il provvedimento, lo hanno eseguito, conducendo l'uomo in carcere.

Nella tragedia di Guastalla l'allora 58enne Francesco Mango aveva perso la figlia 27enne Rossana, la moglie 49enne Teresa Montagna e la cognata 43enne Bianca Maria Montagna. L'uomo anni fa alla Gazzetta di Reggio raccontò di come la sua pena, superiore a qualsiasi possibile condanna, la vivesse già ogni singolo giorno: "All'epoca il lavoro e la famiglia andavano bene: ero felice. E non me ne rendevo conto. Eravamo una famiglia perfetta", aveva raccontato l'ambulante: "È inutile girarci intorno: sono morte tre persone. Con questo dolore e con il senso di colpa dovrò convivere per sempre". La vicenda aveva profondamente scosso la comunità guastallese e reggiana.

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