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Venerdì, 26 Aprile 2024
Aggressioni

Il giornalista aggredito a Ostia: "Temo ritorsioni degli Spada"

Daniele Piervincenzi: "Durante l'aggressione ho sentito le tapparelle abbassarsi". E confessa di aver paura anche per la propria famiglia

Ha paura di ritorsioni degli Spada e teme per la sua incolumità e quella della sua famiglia. E' quanto ha detto agli inquirenti l'inviato di Raidue Daniele Piervincenzi, ascoltato dai pm nell’ambito dell’inchiesta sull'aggressione di cui è rimasto vittima a Ostia e per cui Roberto Spada è finito in carcere.

"Non so quante persone abbiano assistito all’aggressione - afferma - ma sono sicuro che fossero più di dieci. Alcune erano alle finestre dei palazzi che affacciavano su via Forni e che stavano osservando ciò che accadeva. Nessuno è intervenuto per aiutarci. Anzi, in particolare, ricordo che durante le fasi dell’aggressione ho udito il rumore di alcune tapparelle che venivano chiuse".

Piervincenzi ha poi spiegato il motivo per il quale non è andato al vicino ospedale Grassi di Ostia dopo la testata di Spada. "Abbiamo avuto paura che in quel momento restare lì non sarebbe stato per noi sicuro. Temevamo, infatti, non solo che qualche appartenente alla famiglia Spada potesse raggiungerci nell’ospedale e farci del male, ma altresì che potessero rubarci la telecamera con i video che avevamo girato".

I magistrati della Direzione distrettuale antimafia contestano a Spada l’aggravante del metodo mafioso anche per il clima di omertà e paura presente ad Ostia a causa proprio degli Spada. Nella memoria depositata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dai pm Giovanni Musarò e Ilaria Calò si fa espresso riferimento alle dichiarazioni dei giornalisti aggrediti e di alcuni testimoni di giustizia che hanno aiutato i magistrati, anche in altri processi, a ricostruire le vicende del litorale romano. I pm ritengono che la condotta di Spada, che ha "ostentato in maniera evidente e provocatoria", sia "idonea ad esercitare sui soggetti passivi l'intimidazione propria delle organizzazioni mafiose", compiendo, tra l’altro, "l’azione in luogo pubblico, davanti a numerosi testimoni" e "rivendicando il diritto di decidere chi poteva stazionare nella zona teatro dei fatti".

Nel frattempo l'aggressore, tramite il suo difensore, chiede la revoca dell'ordinanza cautelare o gli arresti domiciliari. I giudici del Tribunale del Riesame di Roma si sono riservati di decidere. La Procura, con i pm Giovanni Musarò ed Ilaria Calò, hanno invece ribadito tutti i motivi per cui Spada debba rimanere in carcere, nel penitenziario di massima sicurezza di Tolmezzo, in provincia di Udine.  

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