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Lunedì, 29 Aprile 2024
Delitto brutale / Milano

Uccisa con 85 coltellate e messa in un borsone, il papà di Jessica Faoro: "Non perdonerò mai l'assassino"

La 19enne venne brutalmente uccisa nel 2018 a Milano da Alessandro Garlaschi, il tranviere condannato all'ergastolo che dal carcere scrive al padre della vittima: "Mi manda lettere e cartoline. Gli chiedo di non cercarmi, non voglio incontrarlo"

"Non lo perdonerò mai e gli chiedo di non cercarmi, non voglio incontrarlo". A parlare è il papà di Jessica Valentina Faoro, la ragazza di 19 anni uccisa con 85 coltellate il 7 febbraio del 2018 a Milano. L'uomo fa riferimento ad Alessandro Garlaschi, il tranviere che ospitava la ragazza in casa e che, dopo una serie di avances rifiutate, ha deciso di massacrarla senza pietà. Un delitto per cui l'uomo è già stato condannato all'ergastolo, ma dal carcere Garlaschi continua a cercare un contatto con il padre della 19enne: "Non mi ha mai chiesto scusa - ha raccontato Stefano Faoro al quotidiano Il Giorno -  Da lui ho ricevuto lettere e cartoline: mi ha scritto di portare un fiore o un lumino a Jessica. Mi ha chiesto se sono davvero convinto che sia stato lui a uccidere mia figlia. Io non gli ho mai risposto. Non solo non lo perdonerò mai ma gli chiedo di non cercarmi, non voglio incontrarlo. Neppure quando uscirà dal carcere".

Il padre di Jessica non riesce a perdonare l'atroce crimine commesso contro la sua bambina: "È stata massacrata. Ogni volta che ci penso, sto male. Ho avuto bisogno di supporto psicologico, è un trauma che non si cancella. Sabato ci sarà uno spettacolo teatrale in memoria di Jessica. Questa storia deve servire ad aiutare altri ragazzi come lei, a colmare il vuoto tra genitori e figli, anche attraverso progetti mirati. Nessuno sia più dimenticato".

L'omicidio di Jessica Valentina Faoro

Garlaschi è stato condannato all'ergastolo per il brutale omicidio della giovane, che in quel periodo aveva chiesto ospitalità al tranviere in cambio di un aiuto nei lavori domestici. La ragazza, che aveva alle spalle un passato difficile ed era cresciuta in comunità, si era allontanata dall'appartamento che il tranviere divideva con la moglie perché l'uomo le aveva fatto delle avances che lei non aveva gradito. Dopo essersi rivolta alle forze dell'ordine, senza però denunciare l'uomo, Jessica ha poi deciso di tornare in quella casa. In quell'appartamento, nella notte del 7 febbraio 2018, Garlaschi approfittò dell'assenza della moglie per provare un nuovo approccio sessuale nei confronti della 19enne, poi massacrata con 85 coltellate. Non sapendo cosa fare con il corpo, l'uomo tentò prima di bruciarlo, per poi nasconderlo all'interno di due borsoni.

"Una lucida volontà criminale che si trasforma in atto punitivo - scrisse il giudice di Milano, motivando la condanna all'ergastolo - Una brutale violenza tale da consentire almeno 85 coltellate, approfittando dell'ora notturna e della fragilità della giovane vittima, sola con lui in casa, senza persone a cui chiedere aiuto e fiduciosa ancora di poter trascorrere una notte serena". Una condotta cruenta e prolungata, che secondo i giudici rivelava l'indole malvagia dell'uomo e la sua totale insensibilità. Giudicato con rito abbreviato, non gli è stata riconosciuta infermità mentale, avendo mostrato per il giudice un chiaro intento omicida, aggravato anche dalla manipolazione dei resti avvenuta dopo il delitto.

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