Processo Lusi, parla Rutelli: "Era un boy scout, è diventato ladro"
L'ex sindaco di Roma ascoltato come testimone nel processo a carico dell'ex tesoriere della Margherita: "Mi fidavo di lui. Il nostro è un partito di persone per bene"
Chiamato a testimoniare in aula sul "caso Lusi", Francesco Rutelli ha raccontato quello che è stato, per anni, il suo rapporto di collaborazione con l'ex tesoriere della Margherita imputato di essersi intascato circa 25 milioni di euro provenienti dalle casse del partito. E nonostante le accuse di Luigi Lusi all'ex sindaco di Roma, Rutelli si è presentato come persone "lesa" dal comportamento di quello che considerava un suo fedelissimo.
"Lusi era visto da me e dagli altri come una persona integerrima, arcigna, al limite dell'antipatia: godeva della mia totale fiducia. Cosa vuoi di più di un tesoriere che è stato anche capo dei boy scout, magistrato onorario. E' passato dalla fiducia al ladrocinio, alla calunnia".
"Lusi diceva sempre - ha proseguito Rutelli parlando davanti alla IV sezione penale del tribunale di Roma - che si sarebbe dimesso se la Margherita avesse fatto solo un euro di debito. Con lui si è costruito un rapporto solido nel tempo, tra l'altro la Margherita era l'unico, se non uno dei pochi partiti con bilancio in attivo tra i 25 e i 30 milioni di euro e il suo lavoro era brillante".
L'ex sindaco di Roma, che nel processo si è costituito parte civile e ha denunciato Lusi per calunnia, ha aggiunto che "i controlli in seno alla Margherita erano sovrabbondanti ma evidentemente non sono stati sufficienti. Il punto è che io mi fidavo così come si fidava anche il Pd che gli ha affidato incarichi delicati e importanti".
E ancora: "Ho fiducia che venga fatta giustizia. Il nostro è un partito di persone per bene, quando è emersa questa cancrena siamo stati intransigenti e il ladro si è voluto vendicare calunniandoci". Quindi, la difesa personale: "E' assurdo e demenziale pensare che nel gennaio del 2006, a poco tempo dalle elezioni, che io abbia trattato con Lusi dicendoci di investire i fondi della Margherita in campo immobiliare e di aver concordato una percentuale di compenso per il suo lavoro di tesoriere pari al 5%, circa un milione di euro l'anno, che non prende nemmeno Marchionne alla Fiat. Non c'è nessuna indennità per le cariche che vengono assegnate all'interno del partito se non l'onore e il prestigio. Il Tesoriere non prendeva soldi così come non li prendevo io che lavoravo 18 ore al giorno come presidente della Margherita raccogliendo di soli finanziamenti svariati milioni'