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Domenica, 28 Aprile 2024
"Scomodo per i boss" / Palermo

Mico Geraci, il sindacalista ucciso dalla mafia: dopo 25 anni scoperti i mandanti

La svolta sul delitto avvenuto nel 1998 a Caccamo, nel Palermitano. Il sindacalista 44enne venne assassinato sotto gli occhi della moglie e del figlio: a dare l'ordine i boss di Trabia, i fratelli Pietro e Salvatore Rinella.

Mico Geraci è stato ucciso l'8 ottobre del 1998 a Caccamo, in provincia di Palermo, i suoi killer sono stati assassinati, ma i mandanti dell'omicidio del sindacalista della Uil sono rimasti un mistero fino ad oggi. A 25 anni di distanza dal delitto i carabinieri sono riusciti a scoprire chi diede l'ordine di eliminare Geraci, "freddato" sotto gli occhi della moglie e del figlio. Si tratta dei boss di Trabia, Pietro e Salvatore Rinella. I due, già detenuti per altri reati, sono stati raggiunti oggi da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, notificata dai carabinieri su delega della Direzione distrettuale antimafia di Palermo.  Le numerose indagini svolte, sia nell’immediatezza dei fatti, da parte della Procura di Termini Imerese sia, successivamente, in seguito alle dichiarazioni del pentito Nino Giuffrè, da parte della Procura di Palermo, non avevano mai consentito di delineare fino in fondo le dinamiche e il contesto dell’omicidio. In tempi più recenti, la commissione parlamentare Antimafia della XII legislatura si è occupata del caso, dedicandovi un’apposita inchiesta poi conclusasi con la trasmissione all'autorità giudiziaria di una relazione contenente nuovi spunti di approfondimento. 

Omicidio Mico Geraci: scoperti i mandanti

Perché venne ucciso Geraci? Il procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia non ha dubbi: "Il sindacalista siciliano fu ammazzato per il suo impegno civico e politico, rivelandosi particolarmente scomodo per i consolidati assetti mafiosi di quel territorio, sì da suscitare l’intervento e la reazione dello stesso Bernardo Provenzano che, personalmente, ne ordinò la soppressione". L'uomo si era schierato apertamente, in diverse occasioni, contro la famiglia mafiosa di Caccamo e contro il piano regolatore che secondo lui tutelava gli interessi dei clan. Non a caso, il consiglio comunale era stato sciolto per infiltrazioni mafiose. La Direzione distrettuale di Palermo è riuscita a ricostruire minuziosamente quell’efferato delitto definito, per molto tempo "senza verità e giustizia". Il delitto venne commissionato e pianificato dai vertici della famiglia Trabia e realizzato materialmente da due giovani, poi entrambi eliminati.

"È una giornata importantissima - ha commentato Giuseppe Geraci, figlio di Mico - perché viene riconosciuto l'impegno antimafia e viene irrobustita la matrice mafiosa dell'omicidio e che la circostanza dell'omicidio sia riconducibile all'impegno di mio padre. Sono avvocato e sto meditando la possibilità di seguire il processo da vicino. Ci costituiremo parte civile. Ma sono tutti aspetti che valuteremo con il nostro avvocato Armando Sorrentino. Comprenderete che sono momenti molto toccanti per noi. È una notizia davvero importante, per me e per la mia famiglia. Tanto più gravi sono i reati quanto più solido deve essere il materiale probatorio. Le dichiarazioni unilaterali se non sono suffragate da dichiarazioni convergenti lasciano il tempo che trovano. Fortunatamente queste dichiarazioni convergenti sono arrivate. Adesso siamo pronti per un processo". 
 

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