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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cos'è successo / Torino

Ragazzo morto intrappolato in un cassonetto degli abiti usati: la famiglia chiede di aprire un'inchiesta

L'avvocato: "È un dispositivo che può essere pericoloso al di là della negligenza delle persone e non vi sono indicazioni di alcun tipo"

La notte dell'1 ottobre 2022 in piazza Moncenisio a Torino è avvenuta una tragedia che sarebbe rimasta nel dimenticatoio se la famiglia della vittima, il cuoco 22enne marocchino Maourame El Allam, a inizio aprile 2023 non avesse deciso di presentare un esposto in procura chiedendo di aprire un fascicolo per omicidio colposo. Il giovane, che abitava in piazza Campanella ed era conosciuto soprattutto nell'ambiente di Porta Palazzo, dove lavorava, aveva cercato di recuperare un indumento nel cassonetto degli abiti usati posizionato nella piazza, lungo via Cibrario, ed era morto intrappolato. Due giovani, passati sul posto quando ormai era troppo tardi per fare qualsiasi cosa, avevano dato l'allarme e sul posto erano arrivati i sanitari, le volanti della polizia e, infine, il medico legale.

"L'autopsia non è mai stata fatta - racconta a TorinoToday l'avvocato Alberto Pantosti Bruni, che ha steso l'esposto per conto dei familiari del ragazzo - ma nel referto necroscopico è emerso che il decesso è avvenuto per asfissia posizionale. I due giovani che hanno trovato il suo corpo, inoltre, hanno testimoniato che lui è stato trovato un un braccio attaccato alla maniglia come se avesse tentato disperatamente di aprirla per salvarsi".

Chiaramente la magistratura dovrà soppesare le responsabilità e l'imprudenza del giovane nell'aprire il cassonetto e nell'infilarsi dentro ma anche la pericolosità di quest'ultimo. "Mi sono documentato - spiega ancora Pantosti Bruni - per cercare di capire se vicende di questo tipo si fossero già verificate e con molto stupore ho appreso che in Italia ci sono state decine di casi con lesioni o decessi. Dal nostro punto di vista, bisognerebbe cercare di capire se chi produce questi cassonetti si sia mai confrontato con questo tipo di problema perché è noto che molta gente provi a recuperare abiti  usati infilandosi in questo tipo di cassonetti".

Ci sono quindi due livelli di analisi da fare: quella su chi li produce e quella si chi ne consente l'utilizzo in strada. "Naturalmente - chiosa il legale - sarebbe grave in entrambi i casi per il produttore: sia che sia a conoscenza della pericolosità, sia che non ne sia a conoscenza. Per quanto riguarda chi ne consente l'utilizzo, è vero che chi entra nei cassonetti può in un certo senso essere ritenuto responsabile, ma questi devono essere messi comunque in condizioni di non nuocere. Inoltre, sui dispositivi non c'è scritto né che non bisogna entrare e né comunque che c'è il rischio di schiacciamento o di rimanere intrappolati. Io mi limito a evidenziare dati obiettivi, se poi c'è stata una negligenza questo andrà valutato dall'autorità giudiziaria".

Intanto il cassonetto in questione non è stato toccato e ancora oggi si trova esattamente dove si trovava al momento del tragico incidente. Verosimilmente toccherà al pool diretto dal procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo occuparsi della vicenda.

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