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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca Perugia

Libero il killer di Alessandro Polizzi: le foto del corpo martoriato per chiedere giustizia

E' tornato in libertà Riccardo Menenti, l'assassino di Alessandro Polizzi, già condannato all'ergastolo per l'omicidio del giovane perugino. La disperazione della mamma: "Voglio sapere perché è fuori". Il fratello della vittima pubblica le foto del cadavere. Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha attivato gli ispettori del ministero per accertamenti sul caso

Le foto di un corpo martoriato per chiedere giustizia. Una decisione sofferta, difficile, per gridare al mondo che "queste cose non dovrebbero esistere, vogliamo una risposta". Francesco Polizzi è il fratello di Alessandro, giovane di 24 anni ucciso la notte tra il 25 e il 26 marzo del 2013 in un appartamento di via Ettore Ricci a Perugia. Poche ore fa ha deciso di pubblicare sul suo profilo Facebook le terribili foto del cadavere del fratello (ATTENZIONE: IMMAGINI FORTI), ucciso a colpi di pistola mentre stava dormendo con la fidanzata, perché "come la sorella di Cucchi per trovare giustizia devo affidarmi ai media e al popolo italiano. Ci ho pensato molto a queste foto, ma in Italia tutto non va come dovrebbe andare", scrive con rabbia.

Omicidio Alessandro Polizzi, le foto del corpo martoriato per chiedere giustizia

Ha condiviso quelle foto su Facebook dopo che nei giorni scorsi Riccardo Menenti, l'assassino di Alessandro Polizzi, è tornato in libertà per decorrenza dei termini della misura cautelare. L'uomo era già stato condannato all'ergastolo per l'omicidio del giovane perugino e per quello tentato di Julia Tosti, fidanzata della vittima. Ecco perché la famiglia Polizzi non ci sta e chiede giustizia. "E' vergognoso, mi devono dire perché. Voglio sapere perché l'assassino di mio figlio è fuori, libero, dopo essere stato condannato all'ergastolo". E' il grido disperato di Daniela Ricci, mamma di Alessandro. Secondo l'accusa, il 24enne fu ammazzato a colpi di pistola perché Valerio Menenti, figlio di Riccardo, non accettava che Julia, la sua ex, avesse una nuova relazione.

Dopo la scarcerazione dell'assassino del figlio per scadenza dei termini, la famiglia Polizzi oggi ha manifestato davanti alla Cassazione a Roma con cartelloni che mostrano il corpo martoriato di Alessandro. I familiari sono stati identificati dalle forze dell'ordine, che hanno anche fatto ripiegare quelle immagini. "Vergogna, vergogna", ha urlato Giovanni Polizzi, il padre del ragazzo assassinato, contro gli agenti che gli chiedevano i documenti. "Ha ucciso mio figlio ed è fuori, e a me e alla mia famiglia venite a chiedere i documenti: vergogna", ha detto ancora l'uomo. La madre di Alessandro è stata poi accompagnata in commissariato.

La donna ha poi spiegato che "avremmo dovuto chiedere l'autorizzazione per manifestare. Non lo sapevo. Pensavo che da libera cittadina potessi manifestare il mio dissenso e la mia rabbia senza dover chiedere nulla. Ho imparato una cosa nuova. Ora mi hanno dato l'autorizzazione per andare a manifestare davanti al ministero di Giustizia e per tornare qui davanti alla Cassazione nel pomeriggio. Voglio ringraziare gli agenti per la grande comprensione che hanno dimostrato. Davvero grazie".

La mamma del ragazzo ha lanciato un appello: "Vorrei riuscire a organizzare una manifestazione di tutti i genitori, di tutte le famiglie che stanno nelle nostre stesse condizioni, che soffrono come noi, che hanno una vicenda come la nostra sulle spalle. Noi abbiamo vissuto fino ad adesso il nostro dolore in silenzio - ha aggiunto - ma ora non si può più tacere. Vorrei proprio che anche altre famiglie che si trovano a vivere questo dolore e l'ingiustizia si unissero a manifestare insieme la rabbia e il dolore".

Con lei anche il figlio Francesco, che ha espresso tutta la sua rabbia:

"E' fuori, è uscito e potrebbe tranquillamente uccidere di nuovo, potrebbe rifarlo. E' stato terribile. Lo ha colpito quando era già morto, crudele, brutale, e ora è libero. Finora non abbiamo mai manifestato, il nostro dolore lo abbiamo tenuto per noi, ma ora l'indignazione è troppo grande".

Intanto, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha attivato gli ispettori del ministero per accertamenti sul caso della scarcerazione per decorrenza dei termini di Riccardo Menenti. Ieri la madre di Alessandro Polizzi aveva scritto una mail al Guardasigilli chiedendo un suo intervento. Ma il ministro, a quanto si apprende, aveva già dato disposizioni all'ispettorato, subito dopo aver appreso la notizia della scarcerazione. 

Omicidio Alessandro Polizzi, perché Riccardo Menenti è tornato in libertà

Riccardo Menenti è uscito dal carcere di Terni il 10 gennaio scorso, come disposto dalla Corte d'Assise d'Appello di Firenze che aveva indicato questa data già nella sentenza emessa il 19 giugno dello scorso anno qualora non fosse intervenuta nel frattempo una sentenza definitiva. Nel frattempo non c'è stata altra pronuncia: dopo i ricorsi in Cassazione presentati dagli avvocati di Riccardo e Valerio Menenti, l'udienza deve essere ancora fissata.

Così Riccardo Menenti è tornato libero. I suoi legali chiedono per lui il riconoscimento delle attenuanti generiche. "Riccardo Menenti in sei anni e mezzo è stato un detenuto modello: ha studiato sostenendo esami universitari, ha lavorato, non ha mai ricevuto un rimprovero. Pentito già da tempo, è cambiato profondamente. Ora fuori dal carcere, vive con ansia l'attesa di un nuovo verdetto che potrebbe cambiargli notevolmente la vita", dice all'Adnkronos l'avvocato Giuseppe Tiraboschi, difensore di Riccardo Menenti. Il suo assistito, ricorda il legale, "è tornato in libertà da qualche giorno per decorrenza del termine della misura cautelare".

La sentenza dell'Appello-bis, celebrato a Firenze, ha confermato le condanne ma ha ridotto la pena (sedici anni e mezzo) al figlio di Riccardo, Valerio Menenti, per concorso in omicidio. "Abbiamo presentato ricorso in Cassazione ma l'udienza non è stata ancora fissata - spiega Tiraboschi -. Chiediamo per Riccardo il riconoscimento delle attenuanti generiche e quindi un diverso conteggio della pena". Che, ipoteticamente, potrebbe prevedere tra i 27 e i 30 anni. Comunque non sarebbe più ergastolo. Tiraboschi punto il dito contro la sentenza di Firenze, a suo giudizio "labile, contraddittoria, striminzita": il delitto "o è efferato o non lo è, non può esserlo a seconda dei casi se prendiamo in considerazione aggravanti e attenuanti. Nonostante l'eliminazione delle aggravanti, è stato mantenuto l'isolamento diurno per 18 mesi. E comunque, a marzo fanno sette anni dalla vicenda, potevamo chiudere questo capitolo in Corte d'Assise a Firenze e invece no. Ora vedremo in Cassazione".

I familiari della vittima: "Riccardo Menenti libero? Doloroso e incomprensibile"

Il ritorno in libertà di Menenti dopo poco più di sei anni è stato definito "doloroso e incomprensibile" dai familiari della vittima, come ha riferito Nadia Trappolini, legale della famiglia Polizzi: "Ci auguriamo ora che il processo davanti alla Cassazione si celebri in tempi rapidissimi. Si possa finalmente mettere la parola fine allo strazio della famiglia di Alessandro. Ci aspettiamo una conferma della condanna".

"Riccardo Menenti pentito? Non ci risulta. In tanti anni - aggiunge l'avvocato Trappolini - non c'è stato mai un segnale: nelle aule di giustizia siamo stati fianco a fianco ma nemmeno uno sguardo. A parte le parole di circostanza pronunciate davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Firenze, che secondo i genitori della vittima sono state strumentali, volte all'ottenimento delle attenuanti, non ha mai chiesto scusa. Ben più grave il fatto che non si sia mai pentito. Un ulteriore dolore per i familiari".
 

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