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Domenica, 28 Aprile 2024
L'inchiesta / Brescia

La coppia arrestata e il giallo degli otto milioni di euro trovati sottoterra

I due coniugi, residenti nel Bresciano, si sarebbero presentati spontaneamente in carcere: sono pronti a spiegare la loro versione dei fatti al Gip

Si sono aperte le porte del carcere per la coppia finita al centro di una maxi inchiesta per evasione fiscale dopo la scoperta di un giro di fatture false che si aggirerebbe sui 500 milioni di euro. Come avevamo riportato ieri, la guardia di finanza ha rinvenuto ben otto milioni di euro sotto il prato del casolare di Gussago (provincia di Brescia) dove a quanto pare i due (46 anni lui e 40 lei) vivevano e gestivano gli affari. Marito e moglie pare fossero fuggiti all'estero ai primi campanelli d'allarme: nell'estate 2020, quando un imprenditore li avrebbe messi al corrente delle verifiche fiscali a cui era stata sottoposta la sua azienda. Sarebbero tornati nei giorni scorsi e accompagnati dal loro legale si sarebbero presentati in carcere. La donna si sarebbe costituita a Verziano, mentre il marito avrebbe scelto il penitenziario di Cremona. Nei prossimi giorni, forse già oggi, verranno interrogati dal Gip.

Al centro dell'inchiesta ci sono migliaia di fatture false, per un valore di oltre 500 milioni di euro, che sarebbero state emesse dal 2018 nell’ambito di attività dedite al commercio di materiale ferroso. La prima parte del bottino è venuta alla luce pochi giorni fa, quando carabinieri e guardia di finanza hanno cominciato a scavare nel prato che circonda il casolare, trovando migliaia di banconote da 50 e 100 euro posizionate all'interno di sacchi, fusti, secchi e poi nascoste sotto terra dai proprietari del terreno. Secondo gli inquirenti marito e moglie muovevano le fila dell'organizzazione che avrebbe sottratto milioni di euro al fisco. 

Agli arresti sono finiti i due coniugi, il loro figlio 22enne (ai domiciliari) e la zia materna. L’indagine conta ben 77 indagati. Tutto sarebbe partito da una segnalazione arrivata, nel 2019, ai carabinieri di Gardone Val Trompia: riguardava la scoperta di 113 bonifici eseguiti in poco tempo da un'azienda di Lodrino, poi risultata intestata a un operaio della Valtrompia.  Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, i soldi erano destinati a soggetti cinesi e venivano versati su conti correnti esteri aperti in banche asiatiche.

In tutto più di 34 milioni di euro che, secondo il gip, servivano a pagare fatture ritenute inesistenti. I soldi poi tornavano in Italia in contanti: trasportati, spesso in auto, dagli "spalloni". Da lì i finanzieri hanno avviato gli accertamenti: ricostruendo una vasta rete di società cartiere, in realtà gestita dalla coppia finita in manette. Il presunto giro di false fatture sarebbe servito per coprire gli acquisti e le vendite in nero di metalli ferrosi. Ora i due coniugi potranno spiegare la loro versione dei fatti al Gip. 
 

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