Il rebus del dna sul corpo di Yara: ecco cosa dice la perizia
Secondo il legale di Bossetti la prova delle prove è stata smontata. Ma secondo i pm la corrispondenza del dna nucleare non lascia margine a dubbi: Bossetti era sulla scena del crimine
A chi appartiene il frammento di dna ritrovato sul corpo di Yara Gambirasio? E’ la domanda a cui dovrà rispondere la Procura, dopo che la perizia disposta dai pm sul corpo della ragazza ha rivelato che il dna di Ignoto 1 non corrisponde perfettamente a quello di Massimo Bossetti. Un colpo alla tesi colpevolista che apre nuovi scenari sull’inchiesta.
La relazione del consulente della Procura Carlo Previderè parla chiaro: il dna mitocondriale, che indica la linea materna, non è attribuile a Bossetti, ma il dna nucleare, che dà informazioni specifiche su ogni individuo, coincide. Un’anomalia, come l’ha definita lo stesso consulente dei pm, che potrebbe riscrivere la storia dell’inchiesta, ma che secondo l’accusa non scagiona Massimo Bossetti.
LE IPOTESI - Ora la parola passa ai genetisti. Secondo gli inquirenti la corrispondenza del Dna nucleare - quello che dà indicazioni specifiche su ogni individuo - non lascia margini al dubbio: Bossetti, quel 26 novembre 2010, era nel luogo in cui fu uccisa Yara. Ma come si spiega allora la presenza di un frammento di dna diverso? Due le ipotesi possibili. La prima: la presenza di tracce di sangue misto sui leggins di Yara, quello del presunto killer e quello della vittima, potrebbe aver inquinato le prove.
La seconda è più suggestiva: la presenza di un 'ignoto 2' che avrebbe aiutato il muratore nel suo intento delittuoso. Per la difesa invece la prova delle prove è stata smontata: "In uno Stato di diritto, Massimo Bossetti dovrebbe essere scarcerato immediatamente", ha spiegato a Panorama Claudio Salvagni, legale di Bossetti che, in attesa della prossima udienza - fissata il 25 febbraio -, presenterà istanza di scarcerazione per il suo assistito.
