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Venerdì, 26 Aprile 2024
Chiesa e polemiche

Le grandi banche e non il nuovo Papa dietro la riforma dello Ior

Un'inchiesta del Financial Times mina le fondamenta della riforma dell'Istituto per le opere di religione in atto nella Santa Sede. E lunedì a Strasburgo si discuterà di Vaticano e anti-riciclaggio

Arriva da Londra l'inchiesta che, di fatto, cambia la prospettiva di lettura di quanto sta avvenendo in Vaticano in tema di finanza. Secondo il Financial Times, infatti, il Vaticano avrebbe deciso di riformare lo Ior non per volontà del nuovo Papa, bensì "in seguito alle pressioni esercitate da grandi istituti finanziari mondiali, come Deutsche Bank, JPMorgan e UniCredit", finiti, dopo la crisi dell'euro, "nel mirino degli organismi pubblici di regolamentazione a causa dei loro rapporti con la Santa Sede". 

Dopo 11 mesi di ricerche e interviste, il Financial Times pubblica questa inchiesta, con richiamo in prima pagina sul cartaceo e sul portale, proprio alla vigilia della discussione che a partire da lunedì Moneyval, l'organismo del Consiglio d'Europa sull'anti-riciclaggio, terrà a Strasburgo sul Vaticano.

L'inchiesta - intitolata in prima pagina "Il Vaticano obbligato a ripulire le proprie attività di banca" - scrive che "la banca vaticana", ossia lo Ior, "sta chiudendo centinaia di conti dopo essere stato messo sotto pressione dalle più grandi istituzioni finanziarie del mondo per ripulire le proprie attività".

LE INTERVISTE - Il quotidiano della City "ha intervistato decine di banchieri, regolatori e insider cattolici per 11 mesi al fine di capire come le torbide operazione di una banca con 5 miliardi di asset, e che dive che il suo obiettivo è servire la missione globale della Chiesa cattolica, aveva innervosito banchieri, regolatori e governi in Europa e negli Stati Uniti". 

MOVIMENTATI 2 MILIARDI L'ANNO - Le banche corrispondenti dello Ior movimentavano "fino a 2 miliardi l'anno" per l'istituto con sede nel torrione Niccolò V. "E' stata la paura dei banchieri di vedere la propria reputazione macchiata a causa dei legami con la banca vaticana dopo la crisi del credito - e la paura di multe da parte dei regolatori - che li ha portati ad adottare misure che ha costretto (lo Ior, ndr.= a ripulire le sue attività". Il Financial Times cita anche la colorita metafora di un anonimo adviser della Santa Sede su questioni finanziarie, secondo il quale le banche corrispondenti dello Ior hanno deciso di "non coprire il culo del Vaticano" ("we are not here to cover the ass of the Vatican").

LEGGI L'INCHIESTA SUL FINANCIAL TIMES

LUNEDì LA "RESA DEI CONTI" - Il quotidiano finanziario ricorda che lunedì prossimo Moneyval si riunisce a Strasburgo ed analizzerà "se il Vaticano ha compiuto sufficienti progressi per essere incluso nella cosiddetta 'white list' delle nazioni che contrastano i riciclatori di denaro e il finanziamento del terrorismo". A luglio del 2012 il comitato del Consiglio d'Europa aveva pubblicato un rapporto - il primo rapporto indipendente sullo Ior e sul più complessivo sistema finanziario del Vaticano - "che dipingeva un quadro schiacciante di 'due diligence' lassista sui clienti e debole supervisione della banca vaticana", tanto che lo Stato pontificio "era promosso in solo nove 'core standards' su 16". Ma, per Ft - che non manca di citare anche il recente arresto di mons. Nunzio Scarano - è stata soprattutto la pressione degli istituti di credito mondiali ad innescare la riforma. Dopo le prime iniziative di Benedetto XVI, "il processo è stato accelerato da Papa Francesco con la sua elezione a marzo". Il quotidiano britannico ricorda anche l'impegno riformatore del nuovo presidente dello Ior, Ernst von Freyberg, e del capo dell'authority finanziaria vaticana Aif (Autorità di informazione finanziaria) René Bruehlart.

GOLDMAN SACHS IN VATICANO - E fornisce, inoltre, un dettaglio significativo. "a inizio luglio, Peter Sutherland, direttore non esecutivo di Goldman Sachs International ed ex procuratore generale dell'Irlanda, è volato in Vaticano. La sua missione - sebbene descritta da alcuni insider come una semplice parte del più ampio impegno per cambiare - era illuminante: Sutherland, cattolico praticante e consulente non pagato del Tesoro vaticano, è stato invitato da coloro che nella Chiesa promuovono la riforma per parlare con il consiglio dei cardinali, il maggior organismo consultivo del Papa. Il suo messaggio agli uomini che si sono trovati in una camera vicino a casa Santa Marta, la residenza di Papa Francesco, è stata rispettosa ma diretta". Il banchiere, riferisce Ft, "ha aggiunto la sua voce ai molti che, fuori della Chiesa, chiedevano al più piccolo Stato del mondo di cambiare corso. 'La trasparenza è importante e necessaria', ha detto Sutherland a quanto riferito da chi è stato inofmrato dell'incontro a porte chiuse". Ma "prima dell'incontro, Sutherland era andato a mangiare a casa Santa Marta. Papa Francesco era lì che faceva colazione, a quanto riportato da un testimone: 'Non potevo chiedere ai miei occhi. Ho pensato che era impossibile', dice questa persona. 'Il Papa in un angolo e nell'altro uno dei più noti banchieri del mondo".

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