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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Milano

Le asportano lo stomaco per sbaglio: chirurgo condannato a due anni

La sentenza del tribunale di Monza: il medico è stato condannato a due anni di reclusione, senza sospensione, per lesioni colpose gravissime

Un chirurgo che operava alla MultiMedica di Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, è stato condannato a due anni di carcere, senza sospensione, per aver asportato a una donna lo stomaco "per errore" dopo una errata "diagnosi di tumore maligno". Lo ha deciso il giudice Angela Colella del tribunale di Monza, che ha disposto per Valerio Ceriani, che aveva effettuato l'intervento come primo operatore, anche l'interdizione dall'esercizio della professione sempre per 2 anni. Il chirurgo, in solido con il responsabile civile Multimedica spa sono pure stati condannati a versare una provvisionale di 300 mila euro alla signora e di 20 mila euro al marito. Assolta invece la dottoressa che era stata secondo operatore. 

L'avvocato Cioppa ha evidenziato "insieme all'inaudita gravità del comportamento negligente ed imperito mantenuto dagli imputati, l'incomprensibile ed inaccettabile indifferenza mostrata sia da questi, sia soprattutto dalla struttura sanitaria in cui questi operavano ed operano, nei confronti delle sorti della paziente e delle immani sofferenze a lei inferte". Secondo l'imputazione, la 54enne, che per circa dieci mesi, dopo l'intervento di gastrectomia totale del 4 aprile 2016, non riuscì più ad avere una vita normale ("ha perso 30 kg da allora", spiega il legale), diede il "consenso informato" a quell'asportazione per una "diagnosi di tumore maligno dello stomaco rivelatasi totalmente sbagliata e priva di qualsiasi riscontro".

I due medici, "componenti l'equipe che ha prescritto, programmato, gestito ed effettuato l'intervento", tra le altre cose, come scrive il pm, hanno "interpretato in maniera completamente errata la Egds (esofago-gastro-duodenoscopia,ndr) e la Tac addominale del 31 marzo 2016". E hanno "formulato un'errata diagnosi di carcinoma gastrico" senza "attendere l'esito delle biopsie eseguite".

Assenza di esiti di cui non hanno informato, sempre secondo l'accusa, la donna. Né le avrebbero spiegato "le ragioni della scelta di eseguire un'asportazione totale rispetto alla possibilità di procedere ad una asportazione parziale dell'organo". In più, sempre come ricostruito dal pm, nel corso dell'intervento non hanno eseguito biopsie per "acquisire ulteriori elementi di valutazione". E non hanno nemmeno rispettato le "linee guida in materia che impongono, ove possibile, di privilegiare un'asportazione parziale".

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