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Sabato, 27 Aprile 2024
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Come cambia l'assegno unico nel 2024

L'Italia è sottoposta a una procedura d'infrazione da parte dell'Unione europea perché "nega la misura ad alcune categorie". Si va verso un allargamento della platea dei beneficiari: ecco le possibili modifiche

Si cambia. L'assegno unico e universale per ogni figlio a carico fino ai 21 anni, la misura che da marzo 2022 ha unificato in una sola agevolazione una serie di interventi a sostegno delle famiglie con figli, nel 2024 sarà soggetto ad alcune modifiche. Per il momento, il governo Meloni sta ipotizzando di far scattare alcune maggiorazioni dal secondo e dal terzo figlio, ma sono allo studio anche soluzioni per ampliare la platea di beneficiari. Cosa significa in termini pratici? E quali sono le probabili modifiche alla misura nel 2024? Facciamo chiarezza.

Una prima mossa che va nella direzione di una platea più ampia è l'eliminazione dei titoli di Stato dal calcolo dell'Isee, l'indicatore della situazione economica familiare. Saranno esclusi fino ad un importo massimo di 50mila euro. Sempre nei limiti della stessa soglia sono eliminati gli altri titoli garantiti dallo Stato, come i libretti e i buoni postali. Escludere i titoli di Stato dal calcolo dell'Isee abbassa l'Isee stesso e provoca di conseguenza un aumento delle prestazioni per chi ha questo tipo di titoli, soprattutto sull'assegno unico. Dalla relazione tecnica sull'ultima legge di bilancio, tuttavia, emerge che la maggior parte di queste prestazioni prevede livelli di Isee "decisamente contenuti" e che gli effetti, sia in termini di finanza pubblica sia di accesso o aumento della prestazione stessa, sono trascurabili.

C'è però un problema con l'assegno unico alle famiglie, perché nel frattempo la Commissione europea ha aperto una procedura d'infrazione contro il nostro paese, a causa della mancata erogazione dell'assegno unico nel caso di genitori richiedenti non residenti in Italia da almeno due anni e nel caso di mancata convivenza con i figli. Bruxelles aveva aperto il caso nel febbraio 2023, con una lettera di costituzione in mora. La risposta dell'Italia è arrivata lo scorso giugno, ma a quanto pare non ha soddisfatto la Commissione europea. Da qui, l'invio di un parere motivato, il passo successivo della procedura di infrazione che precede il deferimento alla Corte di giustizia europea ed eventuali sanzioni.

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Secondo Bruxelles, l'assegno italiano per i figli a carico non rispetta le norme Ue "in materia di coordinamento della sicurezza sociale" e "di libera circolazione dei lavoratori". In base a queste norme, un cittadino Ue che si trasferisce da uno Stato membro all'altro deve godere degli stessi diritti sociali dei cittadini del paese in cui si sposta. In particolare, "il regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale vieta (...) qualsiasi requisito di residenza ai fini della percezione di prestazioni di sicurezza sociale, quali gli assegni familiari".

La legge italiana, invece, prevede che l'assegno per i figli a carico vada a chi è residente nel nostro paese da almeno due anni, e solo se il genitore vive nello stesso nucleo familiare dei figli. Per la Commissione europea, questa è una discriminazione che va eliminata dalla legge. Ora il il governo ha due mesi per giustificare il ritardo nell'adeguamento alle norme Ue. Per evitare sanzioni, il governo Meloni potrebbe decidere di erogare l'assegno unico a queste due categorie, quindi senza vincoli di residenza e di convivenza, allargando così la platea degli aventi diritto.

In ogni caso, a partire da marzo 2023 chi già beneficia dell'assegno non ha bisogno di rinnovare la domanda, perché l'Inps lo corrisponde d'ufficio. L'importo va da un minimo di 54,05 euro ad un massimo di 189,20 euro al mese, per ogni figlio minorenne a carico. Per i figli a carico di età compresa tra i 18 e i 21 anni, invece, gli importi variano da un minimo di 27 euro ad un massimo di 91,90 euro mensili. Spetta a tutti i nuclei familiari indipendentemente dalla condizione lavorativa dei genitori (non occupati, disoccupati, percettori di reddito di cittadinanza, lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi e pensionati) e senza limiti di reddito. Su questi capisaldi non ci saranno novità l'anno prossimo.

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