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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Non solo Benetton: chi sono gli azionisti di Atlantia e Autostrade per l’Italia

L'azionariato della holding Atlantia non è solo italiano e non c'è solo la famiglia Benetton

Non c’è solo la famiglia Benetton nell’azionariato di Atlantia, cui fa capo il 100% di Autostrade per l’Italia, perché Atlantia è una holding con varie partecipazioni ed è, soprattutto, una società per azioni quotata in Borsa, quindi aperta alla partecipazione di diversi soci.

Autostrade per l’Italia era pubblica fino al 1999 quando era detenuta al 100% dall’Iri, a sua volta controllata dal ministero del Tesoro. Una volta operata la privatizzazione, in quell’anno, ha cambiato il nome Società Autostrade che aveva fino ad allora in quello che ha oggi ed è stata rilevata per intero da Atlantia (in precedenza Autostrade S.p.A.) nel 2003.

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I Benetton sono i principali azionisti stabili di Atlantia e quindi di Autostrade per l’Italia perché detengono una quota del 30,25% nella holding cui fa capo il 100% della società concessionaria di alcune (non tutte) autostrade in Italia. La quota dei Benetton è detenuta dalle società Sintonia spa (che per qualche tempo ha assunto veste legale in Lussemburgo come Sintonia SA, ma dal 2012 è una società italiana a tutti gli effetti con sede a Treviso) e, a monte, Edizione srl (che detiene il 100% delle azioni di Sintonia spa).

mappa autostrade concessioni atlantia ansa-2

La maggior parte di Atlantia (45,46%) è sul mercato, sotto forma di quote flottanti che possono essere scambiate alla Borsa di Milano (dove la holding è quota.

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L’azionariato di Atlantia non è solo italiano: il secondo maggior azionista stabile, con una quota dell’8,14%, è GIC Pet. Limited, fondo sovrano diel governo di Singapore, il terzo (5,12%) l’americana Blackrock Inc., il quinto (5,01%) l’inglese HSBC Holdings (quarto azionista stabile è la Fondazione della Cassa di Risparmio di Torino, col 5,08%). Anche il 45,46% corrispondente alla quota flottante del capitale complessivo è perlopiù detenuta da stranieri: al 19,9% di tale quota in mano italiana si affianca un 23,9% in mano americana e un 20,4% in mano britannica.

Dal blog "Asso di denari" di Carlo Sala

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