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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Ristori, soldi alle famiglie, nuovo fisco e bonus: i primi cento giorni del governo Draghi

Sul tavolo del nuovo esecutivo subito il blocco dei licenziamenti e i soldi alle attività ferme per il lockdown. SuperMario dovrà decidere anche sull'assegno unico e sulla riforma del costo del lavoro alla tedesca. E poi ci sono anche Ilva, Alitalia e Autostrade

Il Recovery Fund è la priorità strategica, il decreto Ristori quella tattica e il blocco dei licenziamenti per il 31 marzo rimane con un punto interrogativo: i primi cento giorni del governo Draghi saranno molto impegnativi per le manovre e i dossier che avrà sul tavolo. Donne, giovani, nuova cassa integrazione, ma anche l'ex Ilva su cui l'esecutivo deve prendere una decisione. E l'assegno unico per le famiglie, lasciato da normare dal governo Conte. 

Ristori, soldi alle famiglie, nuovo fisco e bonus: i primi cento giorni del governo Draghi

Il primo punto da affrontare è conseguente allo stop agli impianti mette sul tavolo di Palazzo Chigi: il decreto ristori, che potrà contare sui 32 miliardi dello scostamento di bilancio di gennaio va, sostanzialmente, riscritto. Direzionando molte risorse al comparto produttivo e alberghiero legato allo sci. C'è anche il problema della ripresa dell'invio delle cartelle esattoriali e degli atti di accertamento, fermo fino a fine mese. Il blocco dei licenziamenti invece scade il 31 marzo. Su questi tre temi Draghi dovrà decidere cosa fare, tenendo presente che la Lega già preme per gli operatori e che SuperMario ha spiegato durante le consultazioni che non andrebbero salvate le aziende già in fallimento ma solo quelle sane. Se avrà il coraggio di espletare questo convincimento con il suo primo atto di governo è cosa da vedersi. 

Poi c'è il problema dei soldi alle famiglie e dei bonus. Il Messaggero ricorda oggi che secondo il calendario fissato dal precedente esecutivo dovrebbe debuttare a luglio l'assegno unico per le famiglie, che dovrebbe assorbire tutte le diverse forme di sostegno per i figli, compreso il bonus bebé. La riforma, parzialmente finanziato, richiede un complesso lavoro tecnico che il governo dovrebbe attuare per poi presentarlo al Parlamento per l'approvazione. I tempi sono molto stretti. Per quanto riguarda la proroga dei licenziamenti, i sindacati la chiedono fino all'autunno ma, spiega oggi Repubblica, la riforma degli ammortizzatori sociali con una assegno-paracadute per chi ha terminato il trattamento di disoccupazione o la cig potrebbe consentire una uscita morbida a scaglioni salvaguardando in prima battuta il settore più scoperto dei servizi e pilotando un ammorbidimento del catenaccio per l’industria, settore dotato di una struttura più forte di ammortizzatori sociali. Secondo questo schema si immagina una proroga di 26 settimane per i servizi e di quattro per l'industria con un costo di 5 o 7 miliardi. 

Le risorse necessarie potrebbero essere anche di maggiore entità e per questo i sindacati hanno chiesto al governo di fare richiesta a Bruxelles di attivare ancora una volta il fondo Sure, destinato agli ammortizzatori sociali, dal quale abbiamo già avuto 27,4 miliardi di cui 24 vengono rendicontati ora e altri 4 a giugno-luglio. 

La ministra Catalfo aveva previsto anche di rafforzare con un miliardo e mezzo la dote per 'l'anno bianco' degli autonomi, ma anche Reddito di emergenza e di cittadinanza con un altro miliardo. Anche il dossier degli ammortizzatori, come riconosce lo stesso Orlando, già era stato aperto con la ministra 5 Stelle: l'idea, condivisa con i sindacati, era quella di muoversi sulla falsariga della misura sperimentale appena introdotta in manovra, di un nuovo strumento di copertura per gli autonomi (l'Iscro), da cui partire per disegnare un sistema di ammortizzatori "universale". Il ministro garantisce che dopo aver parlato con tutti farà una sua proposta.

Cosa farà Draghi sull'ipotesi di lockdown totale

Il nuovo fisco e le crisi aziendali: Ilva, Alitalia, Aspi, Mps 

C'è poi l'Ilva, ovvero il termine dei 60 giorni concessi ad ArcelorMittal dal Tar di Lecce per spegnere gli impianti dell'area a caldo scade il 14 aprile. L'azienda ha subito annunciato ricorso al Consiglio di Stato, ma la sentenza crea imbarazzi nel nuovo governo, che si è appena insediato, considerando che ora anche lo Stato figura nella nuova compagine societaria tramite Invitalia e in ballo, tra dipendenti diretti e dell'indotto, c'è il futuro di 20mila famiglie. Ma per il Tar le emissioni inquinanti del Siderurgico rappresentano un pericolo "permanente ed immanente". Per questo l'azienda è chiamata ad ottemperare all'ordinanza del sindaco Rinaldo Melucci del 27 febbraio 2020, che intimava ad ArcelorMittal di individuare e risolvere in 30 giorni le criticità ambientali e, in difetto, di chiudere gli impianti inquinanti entro i successivi 30 giorni. Sul grande malato Alitalia nessuna novità, per ora, come su Aspi-Autostrade: su questo dossier Draghi andrà sicuramente a scontrarsi con il MoVimento 5 Stelle. 

C'è un nodo che, già nei prossimi giorni, Draghi sarà chiamato a sciogliere: se confermare - e con quali deleghe - il commissario Domenico Arcuri, braccio destro di Giuseppe Conte nella strategia anti-virus del precedente governo. All'indomani del giuramento del nuovo governo, infatti, il Paese si risveglia subito con una nuova, accesissima, polemica sulla sponda chiusure. Il "lockdown totale" preannunciato dal consulente del ministro Roberto Speranza, Walter Ricciardi, e lo stop allo sci fino al 5 marzo decretato dal ministero della Salute vedono in trincea il più aperturista dei partiti di governo, la Lega. In questa ottica la testa di Arcuri è richiesta con insistenza da Lega e Italia Viva, ma a quanto pare per ora Draghi non avrebbe intenzione di agire. Vuole invece chiedere al commissario per l'emergenza un'ulteriore accelerazione sulla vaccinazione di massa. 

L'appuntamento più importante il governo Draghi lo ha con il nuovo fisco e sulle tasse sul lavoro. Il taglio del cuneo fiscale, spiega Il Sole 24 Ore, è sotto la lente con una serie di proposte, come quella di Carlo Cottarelli che ha suggerito una tassazione di favore temporanea per il secondo percettore di reddito nella famiglia, per migliorare anche l'occupazione femminile e giovanile. Ma per introdurre l'aliquota progressiva alla tedesca, sostiene ancora il quotidiano, è necessario riportare sotto l'Irpef tutti i redditi, mentre se si vuole lasciare l'attuale sistema duale (lavoro da un lato e cedolari dall'altro, a partire dal capitale) «diventa imperativo ridurre il più possibile il numero di scaglioni e aliquote».

Poi c'è il punto del regime forfettario per gli autonomi, cresciuto con la flat tax fino a 65mila euro di ricavi o compensi. Per ora la riforma è incompiuta ma ci sono molte proposte di revisione, tra cui quella tassazione per cassa avanzata dal direttore dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini. Su questa la Corte dei Conti dice che si rischia di creare imponibili discontinui nel tempo per effetto delle spese. 

Come la variante inglese potrebbe spingere il governo Draghi al lockdown totale 

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