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Venerdì, 26 Aprile 2024
Botta e risposta

Crosetto: "I rialzi dei tassi amplificano la crisi"

Il ministro della Difesa tenta di smorzare la polemica nata attorno ai rialzi dei tassi della Bce e all'economia italiana, Marattin risponde con una lezione di economia

La posizione del governo Meloni sui rialzi dei tassi della Bce è ormai chiara: l’Italia non auspica nuovi interventi della Banca centrale poiché li ritiene dannosi per l’economia. Con l’ennesima dichiarazione sul tema il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha cercato di dare tutte le motivazioni possibili per smontare la polemica nata negli ultimi tempi, anche se con toni piuttosto accesi: "Non sta a me giudicare ma non serve un premio Nobel, basta il buonsenso di una massaia per capire che alcune decisioni provocano effetti negativi perché amplificano la crisi". Cerchiamo di fare un po' di chiarezza e di capire perché i rialzi dei tassi della Bce potrebbero (o meno) rappresentare un danno per l'economia.

Perché l'Italia viene considerata l'anello più debole in Europa

Crosetto: "I rialzi dei tassi amplificano la crisi"

Crosetto questa volta non ci ha girato intorno, è andato subito dritto al punto per tentare di spiegare perché il centrodestra compatto si oppone ai rialzi dei tassi della Bce. L'obiettivo del governo Meloni è quello di far riflettere la Lagarde sulla politica restrittiva adottata ormai da luglio 2022 prima di prendere nuove decisioni affrettate. In un’intervista a Repubblica il ministro ha dichiarato che "non serve un premio Nobel, basta il buonsenso di una massaia per capire che alcune decisioni provocano effetti negativi perché amplificano la crisi".

Sappiamo bene che la Bce sta alzando i tassi per fermare l’inflazione ma sappiamo anche che un rialzo del costo del denaro frena l’economia perché riduce la liquidità sui mercati e di conseguenza gli investimenti per la crescita. Considerando che la guerra in Ucraina e il caro energia stanno facendo arrancare le imprese e le famiglie e che le prospettive economiche per i prossimi anni non sono affatto buone, perché continuare ad alzare i tassi, si chiede Crosetto? E non è il solo: il premier Giorgia Meloni ha più volte dichiarato che i rialzi dei tassi non fanno bene all’economia italiana e lo stesso hanno fatto Salvini e Tajani. 

Perché il governo italiano teme la politica restrittiva della Bce? Perché come abbiamo già spiegato in questo articolo il rialzo dei tassi aumenta gli interessi che dobbiamo pagare sul nostro enorme debito pubblico. Proprio per questo gli economisti considerano l’Italia l’anello più debole in Europa. In particolare, temono una possibile crisi del debito se la Bce continuerà ad alzare i tassi e se l’economia frenerà ancora.

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Le preoccupazioni sullo spread e sui titoli di Stato

La situazione attuale non è come "quando Draghi lanciò il whatever it takes, la situazione economica e sociale era enormemente migliore di quella a cui stiamo andando incontro – ha spiegato Crosetto -. A maggior ragione oggi non c’era alcuna ragione per una stretta". L’analisi fatta da Crosetto include anche la decisione della Bce di ridurre gli acquisti di titoli di Stato europei in un "momento già economicamente molto complesso, per certi versi drammatico, come quello che sta attraversando il mondo e l’Ue in particolare. Fatico a comprendere le ragioni che hanno spinto la Bce a cambiare politica sugli acquisti dei titoli di Stato europei", ha ammesso Crosetto ribadendo che "le condizioni economiche del Paese rischiano di peggiorare se verranno a mancare le 'tutele esterne' che hanno aiutato negli ultimi anni. 

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La replica di Marattin

Non la pensa allo stesso modo il deputato di Italia Viva, Luigi Marattin. Le dichiarazioni di Crosetto contengono "posizioni sbagliate e pericolose", ha scritto in un tweet rispondendo punto per punto alle spiegazioni date dal ministro della Difesa. Prima di tutto il "whatever it takes è del luglio 2012. Quell’anno il Pil reale italiano diminuì del 2,8%; l’anno seguente diminuì del 1,8%. Quest’anno invece aumenterà di circa il 4%, e l’anno scorso è aumentato del 6,7%. Come si può dire che la situazione era migliore allora?".

Secondo poi "se non ci fosse stata l’inflazione, le entrate nominali sarebbero state meno 'gonfiate' e il governo (incluso quello Meloni) non avrebbe potuto spendere nel 2022 le decine di miliardi che invece ha speso contro il caro-energia". Infine, "aumentare i tassi di interesse a seguito di un aumento dell’inflazione non è sadismo di una banca centrale: è il suo dovere, sancito da decenni di teoria e pratica economica. Anche se - come accade in Europa - lo shock origina dal lato dell’offerta (e non della domanda)".

In merito alla decisione della Bce di ridurre l’acquisto di titoli di Stato dei Paesi membri, Marattin ricorda che quella era una misura eccezionale di politica monetaria introdotta nel decennio scorso e mantenuta nel tentativo di scongiurare la deflazione, "ma quando l’inflazione raggiunge le due cifre è evidente che ad essere fermato per primo debba essere l’intervento eccezionale (= l’acquisto di debito) per poi procedere allo strumento ordinario (= l’aumento dei tassi). Ed è ciò che hanno fatto le banche centrali di tutto il mondo".

Il deputato continua la lezione aggiungendo che pensare che la Bce alzi ancora i tassi continuando a comprare debito "tradisce la vera anima populista: quella di chi vuole fare tutto il deficit che vuole, tanto c’è la Banca centrale che stampa moneta e se lo compra. Una illusione che, da Weimer fino al Venezuela, ha fatto danni epocali in tutto il mondo".

Tweet di Marattin su intervista Crosetto

Patuanelli dice stop a un nuovo aumento dei tassi

Anche il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha invitato la Bce alla cautela prima di alzare ancora i tassi. Patuanelli ha illustrato alcune questioni su cui è importante riflettere prima di prendere nuove decisioni. Secondo il numero uno dell’associazione bancaria italiana i prezzi del gas, scesi negli ultimi tempi grazie all’annuncio del price cap, potrebbero diminuire ancora, frenando così l’inflazione che tanto spaventa la Bce senza che quest’ultima intervenga ancora sul costo del denaro.

"Chi specula sui prezzi dell’energia – ha spiegato Patuanelli in un’intervista al Sole 24 Ore - si sta posizionando perché sospetta l’imminenza della possibilità di un armistizio tra Russia e Ucraina". In poche parole gli speculatori, che sanno sempre le cose in anticipo, scommettono sulla pace. "Con la discesa del prezzo del gas si contrarrà il fattore più decisivo dell’inflazione e quindi bisognerà essere più prudenti nell’aumentare i tassi. A mio avviso bisognerebbe ripensarci prima di decidere”, ha concluso Patuanelli. Ora non ci resta che attendere le prossime mosse della Bce, con le previsioni che indicano un ulteriore rialzo dei tassi di 50 punti entro la prima metà del 2023.

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