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Sabato, 27 Aprile 2024
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Stefano Tacconi in tv dopo la malattia: "Ho dovuto reimparare a parlare, l'emorragia può tornare"

Silvia Toffanin accoglie l'ex portiere della Juventus che un anno e mezzo fa è stato colpito da un aneurisma e una emorragia cerebrale

Nel video in alto, l'intervista a Stefano Tacconi

"L'Italia intera si è preoccupata per te, vederti oggi è un regalo immenso". Così Silvia Toffanin accoglie Stefano Tacconi, ex portiere della Juventus che un anno e mezzo fa è stato colpito da un aneurisma e una emorragia cerebrale. Il ricovero d'urgenza, l'operazione, il lento recupero fino alla riabilitazione e il ritorno a casa avvenuto pochi giorni fa. Oggi arriva in studio in sedia a rotelle: "La riabilitazione è stata molto dura", dice. "L'abbiamo passata brutta, pensavo di essere immortale, invece dietro l'angolo c'è sempre qualcosa di inaspettato". 

Il ritorno alla quotidianità è all'insegna degli affetti: la moglie Laura Speranza e i quattro figli. "Oggi mi dicono tutti di stare attento, perché l'emorragia può tornare", confida. "Questo mi fa paura, perché io non sto mai fermo, ho sempre bisogno di muovermi. Ma ho una famiglia che mi sta dietro e questo è importante. Non mi fanno toccare vino né fumare. Se provo a bere, mi danno scoppole in testa". Ospite in televisione con lui c'è il figlio Andrea. 

Il malore ad aprile 2022, poi un mese terribile in cui la famiglia "aspettava anche la peggiore delle telefonate da un momento all'altro". "Il medico che mi ha operato ha detto a mia moglie di viversi la notte, perché non sapeva se sarei arrivato alla mattina dopo", ricorda  Stefano oggi. "Ma ha resistito anche lei, è una che non molla. Mi sta dietro, mi cura e mi guarda. 

Andrea, il figlio, è stato il suo angelo custode. Quando è arrivato il malore, i due stavano andando a una fiera ad Asti. Appena sono arrivati, il padre è sceso dalla macchina ed è caduto per terra. "L'ho preso al volo e mi sono accorto subito che era un problema al cervello", racconta oggi il ragazzo, che è riuscito a non perdere il controllo: "Papà aveva delle convulsioni, si era irrigidito e non respirava, così ho avuto la prontezza di girarlo su un fianco e ha ricominciato a respirare". "Erano due giorni che ero stanco morto, sentivo che qualcosa non andava bene. Era il giorno del compleanno di mia moglie, il 23 aprile", dice Stefano. I soccorsi sono arrivati in cinque minuti.

In ospedale col padre c'era Andrea: "I dottori mi avevano detto di avvisare casa, ma ho chiesto ai medici di chiamare loro la mamma, perché non me la sentivo. Poi l'ho chiamata e le ho detto di prepararsi al peggio". Tacconi va in coma, ne esce una settimana e mezzo dopo. "Ci rispondeva sbattendo gli occhi, era intubato e non poteva parlare", ricorda Andrea. Il campione ha perso trenta chili. Le prime tre settimane sono le più difficili. 

Poi ha cominciato la riabilitazione. "È sempre stato un paziente difficile, si strappava tutto, i tubi", racconta Andrea. "Mi legavano, io mi slegavo sempre di notte", fa eco il padre. Non a caso, in ospedale è caduto sette volte. "Ho dovuto ricominciare da capo", racconta Stefano. "Ho ricominciato a camminare e a parlare. La mia famiglia è stata fortissima, facevano avanti e indietro tra Milano, Torino e Alessandria. Poi mia moglie, devota di Padre Pio, mi ha prenotato una vacanza a San Giovanni Rotondo, qui le infermiere mi sono state dietro continuamente nonostante la mia pigrizia: sono state davvero brave. Sono rimasto per quattro mesi, ho faticato tanto". La fede nel percorso è stata molto importante: la famiglia è devota da sempre a Padre Pio. 

Ora è il momento del mantenimento. "Quando sono tornato a casa, sono stato annaffiato dai cani: mi hanno leccato dappertutto", conclude Stefano. "Ho perso un po' di cose in giro, in questi anni: i 18 anni di mia figlia, il matrimonio di mia nipote. Ma almeno mi hanno visto vivere ed è quello che conta".  

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