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Venerdì, 26 Aprile 2024
PRATICHE SCORRETTE

Abiti usati, l’Antitrust multa l’Ama di Roma: raccolti non per beneficenza

La municipalizzata dovrà versare 100 mila euro. Sanzionati anche due consorzi affidatari. Dai messaggi rivolti ai consumatori non era chiaro che gli indumenti raccolti erano destinati alla vendita

"Le informazioni fornite ai consumatori sulla raccolta degli indumenti usati, poste sui cassonetti gialli e pubblicate nel sito internet della stessa Azienda municipale Ambiente, Ama di Roma, sono scorrette". Per questo l'Antitrust ha fatto 100 mila euro di multa all'azienda municipalizzata che si occupa della raccolta dei rifiuti nella Capitale. Sanzionati, per lo stesso motivo, anche i consorzi Sol.co. (100 mila) e Bastiani (10 mila), per un importo complessivo di 210 mila euro.

"È risultato in particolare - si legge nella nota - che i consorzi hanno apposto sui cassonetti stradali di loro proprietà diciture ingannevoli quali 'i materiali in buono stato saranno recuperati come indumenti', 'grazie per il vostro aiuto', 'aiutaci ad aiutare', idonei ad alterare il comportamento economico del consumatore. In base a queste scritte adesive, si poteva ritenere che la raccolta venisse svolta per fini umanitari o sociali, mentre s’è accertata invece una concreta utilizzazione degli indumenti a fini commerciali!". 

Per quanto riguarda più specificamente Ama, la società – secondo l’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato - non ha esercitato un’adeguata vigilanza nei confronti dei consorzi affidatari; non ha fornito un modello di adesivo informativo destinato ai cassonetti gialli, come previsto dalle norme in vigore; e infine, non ha reso disponibile sul suo sito internet un adeguato apparato informativo sulle reali modalità e finalità dalla raccolta. 

A seguito dell’avvio del procedimento, i claims ingannevoli sono stati rimossi dai contenitori gialli. Ama, in particolare, ha implementato una sezione del sito in cui vengono evidenziati i dati relativi ai soggetti che effettuano la raccolta di indumenti usati e soprattutto la circostanza che tale attività si svolge per finalità commerciali e non benefiche. 

Non è la prima volta che la raccolta degli abiti usati, di per sè una pratica molto positiva, poichè evita che i vestiti finiscano nelle discariche già piene, finisce sotto la lente d'ingrandimento. Qualche mese fa il fenomeno fu interessato da uno scandalo di ben altra portata: la cronaca evidenziò l’esposizione della filiera alla criminalità organizzata. Un peccato, anche perchè il fenomeno in Italia continua a crescere e le potenzialità economiche del settore sono enormi. Ecco perchè Occhio del riciclone Italia e Centro nuovo modello di sviluppo, lo scorso giugno, hanno lanciato un appello al presidente Renzi in cui chiedono una riforma del settore. 

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