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Domenica, 28 Aprile 2024
Il rogo di Kyoto / Giappone

Causò la morte di 36 persone in un incendio: condannato alla pena capitale

La sentenza in Giappone: pena capitale per Shinji Aoba, il 45enne responsabile del rogo che nel 2019 ha distrutto uno studio di animazione a Kyoto, provocando 36 morti e 32 feriti. La difesa aveva chiesto l'assoluzione invocando l'infermità mentale

Un uomo di 45 anni, Shinji Aoba, è stato condannato a morte dal tribunale distrettuale di Kyoto, in Giappone, perché ritenuto il responsabile del violento incendio che il 18 luglio del 2019 ha distrutto uno studio della Kyoto Animation, causando 36 morti e 32 feriti. Il 45enne aveva confessato di aver appiccato le fiamme e di essere pienamente responsabile della strage, tra i crimini più sanguinosi avvenuti sul territorio giapponese negli ultimi decenni. Aoba, arrestato lo stesso giorno poco distante dal luogo al quale aveva dato fuoco, doveva rispondere di cinque accuse, tra cui omicidio, tentato omicidio e incendio doloso. Durante il processo i  suoi avvocati nel dibattimento hanno chiesto l'assoluzione per il proprio assistito invocando l'infermità mentale.

Un'attenuante che non ha evitato la pena capitale inflitta dal giudice Keisuke Masuda: "L'imputato ha commesso il crimine di sua spontanea volontà e per risentimento contro la società, senza influenza o inganno". Il magistrato ha respinto l'ipotesi dell'infermità mentale: "Al momento dell'accaduto l'imputato era in grado di giudicare cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato e nella piena capacità di assumersi le responsabilità":

Il giudice ha anche sottolineato le conseguenze sui sopravvissuti che hanno visto i loro compagni avvolti dalle fiamme, motivo per cui soffrono di effetti psicologici e provano sensi di colpa e rimorso: "La morte di 36 persone è estremamente grave e tragica. Sono state immediatamente avvolte dalle fiamme e dal fumo, senza poter fuggire. La paura e il dolore delle vittime che sono morte nello Studio 1, diventato subito l'inferno, e che sono morte dopo, sono indescrivibili". Dopo 22 udienze si chiude così il processo, iniziato lo scorso settembre, su uno degli omicidi di massa più gravi e sanguinosi avvenuti in Giappone.

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