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Lunedì, 29 Aprile 2024
Crisi di governo / Regno Unito

La pace a rischio di cui non parla più nessuno

In Irlanda del Nord da oltre un anno manca un governo e i lavoratori scioperano in massa. Nel vuoto politico l'accordo del Venerdì Santo potrebbe essere messo in discussione

Priva di governo, colpita da tagli profondi nel settore pubblico e con decine di migliaia di lavoratori in sciopero. Il quadro dell'Irlanda del Nord non è roseo e si teme la situazione possa degenerare al punto da mettere in discussione il decennale processo di pace in uno delle aree più divise del Regno Unito e d'Europa. Alla base delle recenti tensioni ci sono gli accordi siglati dal Regno Unito con l’Unione europea dopo la Brexit in merito alle merci in transito dall’Irlanda. La questione, usata come arma di ricatto dal centro-destra unionista, impedisce un compromesso per la gestione del potere politico.

Irlanda del Nord senza governo

I primi problemi risalgono al maggio 2022, quando il Partito Democratico Unionista (Dup) di centro-destra ha esercitato il proprio veto sulla condivisione del potere con lo Sinn Féin guidato da Michelle O'Neill. Per la prima volta il partito repubblicano irlandese aveva superato il Dup alle elezioni. Il boicottaggio della cooperazione tra i due partiti non sembra destinato a risolversi a breve, anche perché mancherebbe una solida cooperazione da parte dei ministri britannici a Londra, oltre che dei rappresentanti unionisti. L'Irlanda del Nord è stata governata in maniera diretta da Westminster durante gran parte della sua vita, caratterizzata da decenni di spargimenti di sangue nel corso del XX secolo. Demandare il potere a Londra neppure sembra una soluzione all'ordine del giorno, visto il rifiuto da parte del segretario di Stato conservatore Chris Heaton-Harris. Anziché gravare sui politici, il carico di far funzionare il Paese è ricaduto sugli alti funzionari pubblici, ma il loro potere rimane limitato. Sono privi del mandato democratico per assumere decisioni sulla spesa e sulla riduzione dei costi. 

Sciopero di massa

Dalla crisi politica si è passati a quella sociale, con manifestazioni e disordini sindacali che si susseguono da mesi. Il picco lo si è raggiunto questa settimana, quando 16 sindacati hanno organizzato uno sciopero di massa coordinato. Il primo della regione in mezzo secolo, a cui potrebbero seguirne altri. Ad aderire sono stati oltre 170mila lavoratori, quasi un quinto dell'intera forza lavoro. Il mega-sciopero ha paralizzato trasporti, scuole, assistenza sanitaria non di emergenza. La richiesta di massa riguarda gli aumenti salariali, paralizzati dallo stallo politico, che gli irlandesi del Nord vorrebbero parificati ai connazionali britannici, gallesi e scozzesi. Gli incrementi in busta paga integrano più ampi accordi sindacali garantiti anni fa nel Regno Unito. Il denaro c'è, ma non arriva nelle tasche dei lavoratori e pensionati nord-irlandesi perché i ministri competenti di Stormont, il palazzo del parlamento irlandese, non sono in carica. Il Tesoro britannico sta quindi trattenendo i fondi richiesti.

Il peso della Brexit

Nonostante l'offerta del Regno Unito di fornire 3,3 miliardi di sterline in aiuti finanziari eccezionali per rilanciare un accordo tra i partiti di Belfast, i potenti deputati unionisti hanno fatto spallucce e rifiutano il compromesso. L'obiettivo del Dup è quello di ottenere ulteriori concessioni sui complessi accordi commerciali post-Brexit dell'Irlanda del Nord, temendo che la spinta sia verso un'Irlanda unita, almeno sul piano commerciale. Heaton-Harris, che aveva l'obbligo di indire nuove elezioni se le istituzioni non fossero state ripristinate entro il 18 gennaio, a mezzanotte ha affermato che introdurrà una nuova legislazione adottando un "approccio pragmatico, appropriato e limitato" per affrontare lo stallo politico dopo che è scaduto l’ultimo termine per ripristinare Stormont.

La pace fragile di Belfast

Il timore è che il protrarsi di una crisi politico-sociale possa rinfiammare antichi dissapori e mettere in crisi l'accordo del Venerdì Santo, che ha posto fine al conflitto nordirlandese. Entrato in vigore nel 1999, dopo un referendum popolare, è composto da un lato da un accordo siglato internamente da diversi pariti dell'Irlanda del Nord, dall'altra da un accordo internazionale tra il governo del  Regno Unito  e quello della  Repubblica d'Irlanda. Anche all'epoca il Dup fu l'unico grande partito ad opporsi. Lo scorso aprile c'è stata una giornata di scontri e tensioni proprio in occasione dei 25 anni dagli accordi del Venerdì Santo e a poche ore dalla visita del Presidente degli Stati Uniti a Belfast.

   

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