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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Israele, Netanyahu rimonta e vince le elezioni

Dopo un testa a testa con la coalizione di centrosinistra di Herzog, il Likud del premier uscente Netanyahu si aggiudica le elezioni in Israele. "Nel momento della verità, il Paese ha preso la decisione giusta"

ROMA - Israele resta a destra. Benjamin Netanyahu ha vinto le elezioni: il suo partito, il Likud, ottiene ventinove seggi nella nuova Knesset israeliana, mentre l'Unione sionista del laburista Isaac Herzog si ferma a ventiquattro seggi.

Con lo spoglio delle schede ultimato nella notte (conteggio al 99,5%), la Lista araba Unita è emersa dal voto di ieri come terzo partito, con quattordici seggi. Per il premier israeliano uscente, e ora proiettato verso un quarto mandato alla guida del prossimo governo, si tratta di una netta vittoria, conquistata negli ultimi giorni, una rimonta che ha sconfessato i pronostici dei sondaggi, sicuri di un testa a testa tra "Bibi" e il centro-sinistra di Herzog. Anzi, il Fronte Sionista creato con la centrista Tsipi Livni, ancora nel fine settimana era dato in vantaggio di alcuni seggi.

LA SVOLTA A DESTRA - Nello sprint finale della campagna, Netanyahu ha sterzato a destra, assicurando alla vigilia del voto che con lui premier "non nascerà uno Stato palestinese", insistendo sul problema della sicurezza, sull'indivisibilità di Gerusalemme capitale, sulla minaccia nucleare dall'Iran. Argomenti che, evidentemente, si sono rivelati vincenti e probabilmente gli hanno permesso di evitare una "dispersione" di voti verso altri partiti più piccoli di destra. Dopo una giornata elettorale al vetriolo, in cui il leader del Likud ha lanciato un appello a votare per contrastare la grande mobilitazione degli arabi-israeliani, accusando il centro-sinistra di portare gli elettori ai seggi in autobus, il presidente Reuven Rivlin ha invocato la creazione di un governo di unità nazionale, per scongiurare "la disintegrazione della democrazia di Israele e nuove elezioni molto presto".

Ma a mano a mano che gli exit poll dal testa a testa viravano verso il vantaggio del Likud, sempre più netto, Netanyahu ha lanciato la prospettiva di un nuovo esecutivo di destra, in alleanza con "i partiti del campo nazionale". Il premier uscente si è detto "orgoglioso per la grandezza di Israele" e la "decisione giusta presa". Nella notte, il premier uscente ha detto di avere già parlato con tutti i leader della destra, per chiedere "un governo, senza indugiare". Dietro i primi tre partiti, arrivano intanto i centristi di Yesh Atid (C'è futuro) di Yar Lapid, che avranno undici deputati (otto i meno rispetto alla precedente assemblea). Otto i seggi ottenuti da HaBayit HaYehudi (Focolare Ebraico), partito nazionalista che fa riferimento ai coloni, mentre gli ultraortodossi sefarditi dello Shas si fermano a 7 seggi rispetto agli undici aggiudicatisi due anni fa. Sette deputati anche per gli ultraortodossi askenaziti di United Torah Judaism.

Pessimo risultato, inoltre, per il falco Avigdor Lieberman: Yisrael Beitenu (Israele è la nostra casa) avrà meno della metà dei seggi nella nuova legislatura, sei invece di tredici. Male anche la sinistra sinistra di Meretz, che da sei passa a quattro seggi. Sembra aver vinto la sua scommessa di diventare l'ago della bilancia Moshe Khalon, ex ministro delle Comunicazioni diventato popolare per aver imposto tagli alle tariffe telefoniche. La sua nuova creatura di centro, Kulanu (Noi tutti), strappa dieci seggi. Ha già detto, a risultati ancora incerti, di essere pronto ad andare al governo sia con Netanyahu che con il centrosinistra. Ora il presidente Rivlin dovrà affidare l'incarico a Netanyahu.

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