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Domenica, 28 Aprile 2024
l'appello per salvarla / Iran

Una ex sposa bambina rischia l’impiccagione per aver ucciso il marito

La scorsa settimana, prima dell'esecuzione in programma, la donna ha potuto incontrare i suoi due figli per la prima volta da quando è stata incarcerata

Samira Sabzianfard doveva essere impiccata lo scorso mercoledì a Teheran, in Iran, ma l'esecuzione è stata rinviata a domani 20 dicembre. La donna è entrata nel carcere di massima sicurezza di Qarchak dieci anni fa, per avere ucciso suo marito a cui era stata data in sposa quando era ancora una bambina: Sabzianfard è stata costretta a sposarsi a 15 anni (l'età legale del matrimonio per le ragazze è 13 anni, ma con il consenso del padre o nonno paterno, possono sposarsi anche prima) e quattro anni dopo, nel 2013, ha ucciso il suo coniuge. Condannata alla pena capitale, l'esecuzione della donna di 32 anni si sarebbe dovuta tenere lo scorso 13 dicembre, ma dopo le pressioni internazionali le autorità iraniane hanno deciso di posticiparla di una settimana.

La scorsa settimana, prima dell'esecuzione in programma, la donna ha potuto incontrare i suoi due figli per la prima volta da quando è stata incarcerata. Secondo il codice penale della Repubblica islamica, coloro che sono accusati di omicidio vengono condannati a morte, a prescindere dalle circostanze in cui il fatto è avvenuto. La famiglia della vittima può scegliere se accettare la pena capitale o chiedere un compenso finanziario. Nel caso della 32enne, i genitori del marito ucciso hanno chiesto che la pena di morte venga eseguita.

"A questo punto, soltanto una forte reazione internazionale può salvare la sua vita", ha scritto su X Mahmood Amiry-Moghaddam, il direttore della ong, con sede in Norvegia, 'Iran Human Rights', lanciando un appello a "tutti i Paesi che hanno relazioni diplomatiche con la Repubblica islamica per chiedere di fermare l'esecuzione della pena capitale di Samira prima che sia troppo tardi".

L'Iran detiene il record mondiale per l'esecuzioni di donne. Nell'ultimo anno, segnato dalle proteste dopo l'uccisione di Mahsa Amini, sono state impiccate 702 persone, quasi cento in più rispetto l’anno precedente. A novembre, 79.

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