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Domenica, 28 Aprile 2024
Il punto / Azerbaigian

È scoppiata una nuova guerra in Europa: "È pulizia etnica"

L'Azerbaigian ha iniziato una operazione militare in Nagorno-Karabakh, territorio da tempo al centro di un conflitto etnico di difficile risoluzione con l'Armenia che accusa Baku di pulizia etnica

Cessate il fuoco in Nagorno-Karabakh: perché è così importante

Il ministero degli Esteri armeno ha chiesto al Consiglio di Sicurezza dell'Onu e alle forze di pace russe presente nel paese caucasico di adottare misure per fermare "l'aggressione dell'Azerbaigian" nel Nagorno-Karabakh, territorio a lungo conteso con Baku. Oggi martedì 19 settembre l'Azerbaigian ha lanciato una "attività antiterrorismo" nella regione affermando di voler ripristinare l'ordine costituzionale e liberare il Nagorno-Karabakh dalle truppe di Erevan.

Armenia e Azerbaigian hanno già combattuto due guerre per il Karabakh nei tre decenni successivi al crollo dell’Unione Sovietica di cui erano entrambi membri. Il Nagorno-Karabakh, conosciuto come Artsakh dagli armeni, è una regione montuosa all'estremità meridionale della catena montuosa del Karabakh, all'interno dell'Azerbaigian. È riconosciuto a livello internazionale come parte dell'Azerbaigian, ma i suoi 120.000 abitanti sono prevalentemente di etnia armena. Hanno un proprio governo autonomo considerato filo armeno ma non riconosciuto ufficialmente dall'Armenia o da qualsiasi altro paese.

Cosa succede in Nagorno-Karabakh

nagorno karabach mappa

Gli armeni, che sono cristiani, rivendicano una lunga presenza nell'area, che risale a diversi secoli prima di Cristo. L'Azerbaigian, i cui abitanti sono per lo più turchi musulmani, rivendica anche profondi legami storici con la regione, che nel corso dei secoli è stata sotto l'influenza di persiani, turchi e russi. Il sanguinoso conflitto tra i due popoli risale a più di un secolo fa. Sotto l'Unione Sovietica, il Nagorno-Karabakh divenne una regione autonoma all'interno della repubblica dell'Azerbaigian.

Con il crollo dell’Unione Sovietica, scoppiò la prima guerra del Karabakh (1988-1994) che causò circa 30.000 vittime e un milione di sfollati, per la maggior parte azeri cacciati dalle loro case quando la parte armena finì per assumere il controllo dello stesso Nagorno-Karabakh.

Nel 2020, dopo decenni di scaramucce intermittenti, l'Azerbaigian ha avviato un'operazione militare che è diventata la Seconda Guerra del Karabakh, sfondando rapidamente le difese armene e riprendendo in 44 giorni sette distretti e circa un terzo dello stesso Nagorno-Karabakh. L'uso dei droni acquistati dalla Turchia e da Israele è stato citato dagli analisti militari come una delle ragioni principali della vittoria dell'Azerbaigian.

La Russia, che ha un trattato di difesa con l’Armenia ma ha anche buoni rapporti con l’Azerbaigian, ha negoziato un cessate il fuoco che prevedeva che forze di pace russe sorvegliassero il "corridoio Lachin".

I successivi cicli di colloqui di pace mediati da Unione Europea, Stati Uniti e Russia, hanno avvicinato le due parti a un trattato di pace ma mai ad una soluzione definitiva. La questione più delicata è lo status dei 120.000 armeni del Karabakh, i cui diritti e la cui sicurezza, secondo l'Armenia, devono essere garantiti. Il primo ministro Nikol Pashinyan ha detto che l'Armenia riconosce la sovranità e l'integrità territoriale dell'Azerbaigian, ma Baku accusa l'Armenia di alimentare il separatismo.

Nel dicembre 2022 i civili azeri che si identificavano come attivisti ambientali hanno iniziato a bloccare il corridoio Lachin e nell’aprile 2023 l’Azerbaigian ha istituito un checkpoint ufficiale per impedire il contrabbando di armi. Le tensioni sono via via aumentate con Armenia e Azerbaigian che si accusano a vicenda di mobilitare truppe nelle aree contese.

La nuova guerra lungo l'altro gasdotto per l'Europa

Del resto, la nuova offensiva di Baku ha una coincidenza temporale sospetta con l'accordo sottoscritto lo scorso luglio con la Commissione europea, quando la presidente Ursula von der Leyen si recò nel Paese per stringere la mano a Ilham Aliyev, il leader dell'Azerbaigian, arrivato al potere nel 2003 dopo 10 anni di governo incostrato del padre. Quella stretta si è tradotta in aumento del 30% delle esportazioni di gas dai giacimenti azeri all'Europa attraverso il Tap: 10-12 miliardi di metri cubi diretti in Grecia e Italia entro il 2022 per sostituire le forniture russe. Inoltre, Bruxelles e Baku sono sulla buona strada per finanziare il raddoppio del gasdotto transadriatico. 

L'intesa con l'Ue fece storcere il naso a non poche organizzazioni umanitare internazionali, che da tempo sottolineano le violazioni di diritti sociali, politici e umanitari nel Paese. Secondo il Democracy index dell'Economist, quello di Baku è un regime autoritario che lo piazza al 141esimo posto du 167 Paesi analizzati per lo stato delle democrazia. La Russia, per fare un confronto, è 121esima.

Diversi osservatori internazionali avevano previsto che l'intesa con l'Ue, unita al supporto della Turchia avrebbero riacceso la fiamma, mai sopita del tutto, del conflitto azero-armeno. E così è stato: a fine agosto, dopo appena un mese dal viaggio di von der Leyen, l'esercito di Baku ha ripreso sotto il suo controllo la città di Lachin e i villaggi vicini di Zabukh e Sus, di fatto tagliando il corridoio che collega l'Armenia con il Nagorno-Karabakh. Una palese violazione degli accordi presi in triangolazione con la Russia nel 2020, quando il cessate fuoco aveva posto fine a un conflitto che aveva provocato oltre 6.500 vittime.

All'epoca l'Azerbaigian si era impegnato a garantire le comunicazioni tra Yerevan e la popolazione armena nel resto del Nagorno-Karabakh. Un impegno disatteso. Adesso, la nuova offensiva, che mette non poco in imbarazzo l'Ue, tanto più dopo che von der Leyen ha definito Baku "un partner affidabile". Il problema è che mentre l'autoproclamata repubblica del Nagorno-Karabakh non è riconosciuta a livello Onu, l'Armenia lo è. E gli attacchi dell'Azerbaigian sono di fatto un'aggressione simile a quella della Russia in Ucraina.   

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