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Lunedì, 29 Aprile 2024

Daniele Tempera

Giornalista

Con Meloni 17 condoni, i "furbetti" sono solo i poveri

Si è presentato come il governo della "tolleranza zero", ma in meno di due anni ha già realizzato oltre 17 condoni fiscali. Ai vizi degli italiani l'Esecutivo ha perdonato un po' tutto: si sono rottamate le cartelle esattoriali, le multe stradali e perfino i guadagni sommersi realizzati con criptovalute. Nel corso della scorsa finanziaria è stato varato un pacchetto di condoni per accompagnare il presunto evasore fiscale dai primi accertamenti fino all'eventuale ricorso in tribunale. Ed è stato trovato addirittura il tempo per approvare una norma chiamata "salva calcio" per tutelare le società calcistiche dai debiti contratti.

Del resto il lessico usato dalla maggioranza non lascia spazio a dubbi. Le "parole sono importanti" affermava Nanni Moretti in una famosa scena del film "Palombella rossa". E quelle dei nostri governanti sono inequivocabili. Da mesi Salvini e Meloni continuano a utilizzare termini come "pace" o "tregua" fiscale come se fosse in corso una guerra. Oppure parlano di "fisco amico", come se il chiedere la riscossione di tasse dovute sia un atto ostile.

Così i più ricchi pagano già meno tasse

Lo scorso maggio la nostra premier è arrivata a definire "pizzo di stato" la lotta all'evasione fiscale. "La lotta all'evasione fiscale si fa dove sta davvero l'evasione fiscale: big company, banche, frodi sull'iva, non il piccolo commerciante al quale vai a chiedere il pizzo di Stato perché vuoi fare caccia al jakpot, invece di fare lotta all'evasione" aveva affermato Meloni in un comizio a Catania lo scorso 26 maggio.

Per ribadire il concetto, del resto, il governo ha innalzato con la scorsa finanziaria anche la possibilità di utilizzare il contante fino a 5mila euro  (prima la soglia era di 2mila euro), nonostante le evidenze suggeriscano che potrebbe favorire l'evasione.

E della famosa lotta all'evasione delle multinazionali non vi è traccia. La famosa tassa sugli extra-profitti delle banche invece, sventolata in pompa magna, si è in realtà rivelata un buco nell'acqua dal valore meramente propagandistico. Gli sconti fiscali invece vanno avanti senza sosta. 

Dal "Prima gli italiani" al "Prima le imprese e gli autonomi"

L'ultima novità si chiama "concordato preventivo biennale", strumento contenuto nella finanziaria 2024. Dal prossimo aprile l'Agenzia delle Entrate farà, a milioni di partite Iva e liberi professionisti, una proposta di pagamento sulla base delle informazioni possedute sui singoli contribuenti. Se si accetta la base imponibile resta congelata per due anni anche se i guadagni dell'impresa o del singolo crescono (variazioni sono previste solo per una crescita degli introiti superiore al 30%). Non solo: in questo periodo il fisco non svolgerà accertamenti su coloro che daranno l'ok al pagamento proposto.

Per aderire al concordato preventivo bisogna avere dei precisi parametri, in primis riportare un voto di almeno 8 nella pagella Isa, acronimo che sta per Indice Sintetico di affidabilità fiscale. È uno strumento che il fisco utilizza per favorire l'assolvimento degli obblighi tributari e incentivare l’emersione spontanea di redditi imponibili. Ma per rientrare nel punteggio stabilito è possibile anche integrare i dati dichiarati a proprio conto. Con questa misura l'Esecutivo conta di recuperare 760 milioni di euro di gettito fiscale, anche se le perplessità degli addetti ai lavori non sono poche. 

Chi evade le tasse ha i giorni contati (se solo il governo volesse)

Per la maggioranza la misura è un altro passo verso la famosa "pace fiscale", mito sbandierato da tutta la destra degli ultimi 30 anni. Peccato che i lavoratori dipendenti debbano invece, in caso di aumenti salariali, pagare fino all'ultimo centesimo di tasse. Non c'è nulla di male, si intende, a rappresentare una determinata classe o categoria sociale: è il fulcro della democrazia. Basterebbe solo non pretendere poi di rappresentare "tutti gli italiani". E non dividere il Paese in vittime e furbetti, come si sta facendo da diversi anni a questa parte. 

Se i "furbetti" sono solo i poveri 

Si, perché più che politica, la valutazione è culturale. Nell'universo della destra italiana sembra esistere uno iato insanabile tra chi "crea la ricchezza" e chi la ricchezza la dilapida e vive alle spalle della collettività. Una narrazione semplicistica e grottesca, ma che elettoralmente paga. A imprenditori e ceti alti o medio alti si perdona tutto, a chi arranca non si perdona invece quasi nulla.

Non è un caso che, mentre si parlava di "pace fiscale" e fisco come "pizzo di Stato", si sia cannoneggiato prima verbalmente, poi politicamente il reddito di cittadinanza. Uno strumento di welfare sicuramente imperfetto, ma che ha costituito un salvagente essenziale per milioni di italiani che oggi sono ritornati in uno stato di povertà assoluta, come i nuovi dati Istat hanno certificato. Eppure i suoi percettori sono stati descritti come "fannulloni sul divano", "parassiti" e gente che "vive di elemosina di stato". 

Si è insistito, a lungo, sulle cosiddette truffe messe in atto dai percettori del reddito di cittadinanza, mentre i fautori della "pace fiscale" si sono esibiti in offese e illazioni variegate verso chi lo percepiva. Giorgia Meloni lo ha definito "metadone di Stato", mentre il ministro Salvini chiedeva, nel 2021, una "cabina di regia sui furbetti del reddito di cittadinanza". 

Peccato che la realtà sia molto diversa dalla sua rappresentazione. Dal 2019 al primo semestre 2023 la somma dei contributi indebitamente percepiti per quanto riguarda l'rdc era di 505 milioni di euro, secondo quanto rilevato dalla Guardia di Finanza. L'evasione fiscale ammontava invece, solo nel 2022, a 99 miliardi di euro, pari a quattro manovre finanziarie. Ma per il governo il vero problema è rimasto quello dei "fannulloni" e dei "furbetti" del reddito di cittadinanza. Questione di prospettive. 

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