rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
La riforma

"L'Italia firmi la riforma del Mes": l'Ue mette all'angolo il Governo Meloni

L'Italia unico paese a non aver firmato, Meloni si è sempre detta contraria ma ora rischia di trovarsi con le spalle al muro

MESsi all’angolo. Secondo un alto funzionario dell’Unione Europea, in occasione del prossimo Eurogruppo di lunedì, il presidente Paschal Donohoe passerà un “messaggio” al Ministro dell’economia Gianfranco Giorgetti riferendo che la riforma del Meccanismo europeo di stabilità dovrà essere ratificata dall’Italia. Parafrasando, l’Italia non ha più tempo per rimandare questa decisione in quanto unico ostacolo alla sua attuazione.

Partita nel 2018 e riconfermata nel 2021, la riforma del Mes è stata sempre rinviata nelle agende di Bruxelles per la mancanza delle firme di due stati membri, Italia e Germania. Da dicembre, la Corte Costituzionale tedesca ha dichiarato inammissibile il ricorso alla riforma presentato da Berlino, lasciando il nostro paese come unico e ultimo oppositore. Ora, Meloni si ritrova costretta a inserirla nei piani di discussione del governo nonostante la sua nota opposizione al fondo salva stati. 

Che cos’è il Mes

Il Meccanismo europeo di stabilità è un’organizzazione intergovernativa interna all’Unione Europea. Comprende i governi di tutti gli stati membri e ha un consiglio formato dai 19 ministri dell’economia. Ha il compito di aiutare i paesi che si trovano in particolare difficoltà economica. In sostanza, il meccanismo permette che possano essere prestati soldi allo stato che ne fa richiesta, attraverso fondi condivisi raccolti da ogni membro in maniera proporzionale a quanto contribuisce alla crescita economica di tutta l’Unione. Attualmente, con il 27% di contributo, la Germania è il primo paese ad alimentare il fondo comune. Noi siamo terzi, con il 17%. In totale sono 80 i miliardi a disposizione.

La riforma del Mes è in discussione dal 2018, ed è tornata nel dibattito pubblico politico nel 2020 quando, tra la fine di marzo e aprile, era stata presa in considerazione come soluzione per far fronte alla crisi del nostro paese in conseguenza allo scoppio della pandemia. Già al tempo la politica si spaccò su questo tema, portando gli esponenti dell’allora opposizione a sferrare una dura battaglia contro l’attuazione del fondo salva stati. Meloni e Salvini in quel periodo hanno fortemente criticato l’attuazione del piano tanto da portare l’ex premier Giuseppe Conte a sferrare un duro attacco in diretta TV contro i due esponenti. A calmare le acque fu la stessa Unione Europea, scartando il meccanismo come soluzione visto l’aggravarsi della situazione in tutto il continente e introducendo il Recovery Plan.

I punti della riforma

La riforma pensata da Bruxelles sostanzialmente si articola in 3 punti ed è un grande compromesso tra le due principali controparti dei paesi europei: quelli non rientranti nei parametri di crescita di Maastricht (di fatto quelli più indebitati, Italia compresa) e quelli che invece ci rientrano (i paesi frugali, quelli più ricchi del nord Europa).

In primo luogo si parla del cosi chiamato “Backstop”: si tratta di un nuovo sostegno al “Fondo unico di risoluzione”, un fondo finanziato da tutte le banche europee, che permetterà di renderle più stabili e sicure dal fallimento aumentato l’erogazione fino a 55 miliardi di euro. In secondo luogo, verranno riorganizzate le linee di credito per l’accesso ai prestiti, in modo da evitare piccole escalation di crisi. E, infine, saranno introdotti nuovi strumenti per migliorare la qualità del debito del singolo stato. Quest’ultima potrebbe anche essere molto d’aiuto al nostro paese, in quanto il debito italiano è ancora oggi un problema per molti esponenti delle istituzioni finanziare europee, tra cui la presidente della Bce Christine Lagarde. La stessa nei giorni scorsi si è lasciata a una dichiarazione proprio sul questo tema augurandosi: “che l'Italia ratifichi velocemente la riforma, trattandosi di una parte integrante del completamento dell'unione bancaria”.

Debito pubblico italiano dati eurostat 2023

Il debito pubblico italiano continua infatti a essere un problema per l'unione europea in quanto molto al di sopra della media dell'Eurozona. 

La piroetta del Governo

Quest’ultimo messaggio al nostro ministro del tesoro fa capo a una lunga serie di sollecitazioni portate avanti dall’Ue sin dallo scorso esecutivo. Il governo Draghi, di comune accordo, aveva dato via libera al provvedimento, ma la discussione in parlamento non è mai iniziata. La crisi istituzionale del 20 luglio scorso, le successive elezioni anticipate e l’insediamento di Meloni hanno rimandato la decisione parlamentare. E nonostante Giorgetti abbia riferito più volte che la linea sul tema sarebbe stata la stessa del governo precedete, Meloni sin da subito continuato a dichiarare la sua contrarietà. L’ultima a Porta a Porta a metà dicembre.

“Ma ci chiediamo perché il Mes non è mai stato usato da nessuno? Perché le condizionalità sono troppo stringenti e perché il Mes è un creditore privilegiato, cioè in caso di difficoltà è il primo a dover essere restituito. Allora io vorrei capire se c'è un modo per cui il Mes sia un fondo utile e che non rischi di metterci un cappio”

- la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. 

Meloni si dimostra sì coerente con il suo pensiero, essendo stata sempre contraria al meccanismo sin dalla sua introduzione nel 2012. Sbaglia però nel dire che non è mai stato usato: in realtà è stato attuato cinque volte, sebbene non dall’Italia.

Nel corso degli ultimi tre mesi la premier ha però iniziato a cambiare atteggiamento nei confronti della riforma, concedendo un primo “sì” a metà gennaio in seguito a un incontro con Pierre Gramegna, il presidente del Fondo. La nuova piroetta del governo si può spiegare soltanto ammettendo che l’Italia non abbia avuto altra scelta. Con la Germania fuori gioco, la premier si è trovata costretta ad accettare. Ma non solo. Negli ultimi giorni Meloni ha anche dichiarato di “non voler bloccare gli altri Paesi” nell’approvazione dell’iter, andando in contrasto alle sue stesse parole. Quest’ultima giravolta si inquadra in una serie di decisioni prese che fanno trasparire i pochi spazi di manovra che il governo ha in Europa a fronte di un percorso governativo già ampiamente delineato dal governo precedente. Con un Pnrr da costruire, una crisi di governo appena passata, la manovra approvata in extremis e gli ultimi fatti di Cutro ci sono poche trattative possibili da avanzare con l’Unione, soprattutto in solitaria.

Il consiglio di lunedì

Messi all’angolo da tutta l’Unione, il tono di Giorgia Meloni si abbassa alle richieste di Bruxelles in quello che può essere un velato compromesso. Lunedì Giogetti procederà a ricordare l’impegno del nostro paese nella firma della riforma. Tuttavia c’è un intero parlamento da convincere. E con leader come Matteo Salvini che continuano a remare contro, la decisione delle due Camere potrebbe arrivare piuttosto tardi.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"L'Italia firmi la riforma del Mes": l'Ue mette all'angolo il Governo Meloni

Today è in caricamento