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Sabato, 27 Aprile 2024
Politica

Renzi e la sconfitta della rottamazione: "La nostra idea non è stata vincente"

Il Sindaco di Firenze alla Fortezza Dal Basso annuncia di aver chiamato Bersani. Subito dopo chiede scusa ai militanti: "Qualcosa ho sbagliato"

“È sempre bellissima la cicatrice che mi ricorderà di essere stato felice”. Matteo Renzi ha perso. Voce un po’ rotta dalla commozione, sintetizza così la sconfitta, con una frase di Bersani. Ma non di chi lo ha sconfitto alle primarie, Pierluigi, ma Samuele, il cantautore. A volte la vita e la politica è anche questione di applausi. Giusto una settimana fa, al suo ingresso alla Fortezza da Basso, Renzi fu accolto da un boato fragoroso. Una settimana fa il sindaco di Firenze aveva strappato il biglietto per il ballottaggio. Sette giorni dopo c’è l’applauso, ci sono le bandiere, la musica, ma il clima è quello della sconfitta. E ci sono le lacrime di chi, senza riserve, ha creduto nel progetto Renzi.

TELEFONATA – Non proprio un premio di consolazione, ma sì sa il clamore che accoglie il premio della critica, per dirla come la direbbe il sindaco di Firenze, è sempre minore di quello che abbraccia il vincitore del Festival di Sanremo. Jeans, camicia bianca, giacca blu, sale sul palco alle 21:30: “Ho appena chiamato Pierluigi Bersani per fargli i miei e i vostri complimenti”, racconta Renzi ai suoi. “Si tratta – continua – di una vittoria netta che nessuna polemica sulle regole può mettere in discussione. Pierluigi ha vinto, noi abbiamo perso. Buon lavoro”. Troppo ampia la forchetta tra chi ha vinto e chi è uscito sconfitto da una settimana di fuoco. Parlare di regole sotto di 20 punti sarebbe un suicidio. Il sindaco di Firenze lo sa è rende merito all’avversario.

SCONFITTA – “In ballo – continua – c’erano due idee diverse di partito, il partito lago e quello mare. Due modelli di futuro. Ma oggi tutti noi dobbiamo prendere atto che la nostra idea non è stata vincente”. Usa il noi, si corregge subito: “Se avessimo vinto sarebbe stato un noi, ho perso è solo un io”. E in questa serata dal sapore amaro Renzi decide di fare l’americano fino in fondo. La resa, anche se scontata, come hanno raccontato tutti i sondaggisti fin da lunedì scorso ad oggi, fa sempre male. Ma il rottamatore di premi di consolazione non vuol proprio sentir parlare: “Dobbiamo essere seri. Non eravamo qui per fare una battaglia di testimonianza ma per il governo del Paese e non ce l’abbiamo fatta. Dobbiamo dircelo”.

SCUSE – Prima di concludere e essere avvolto da microfoni e telecamere, chiede scusa: “Qualcosa abbiamo, ho sbagliato. Per questo voglio chiedere scusa per le cose che non sono andate”. E dopo le scuse le scorie di un mese in giro per l’Italia e per gli studi televisivi: “Le accuse personali le ho sentite tutte. Mi hanno fatto male quando hanno tirato in ballo le Cayman. Mi hanno fatto male quando ci hanno accusato di aver violato le regole. Usciamo da questa battaglia con la stessa lealtà con cui siamo entrati a Verona”. E a Bersani: “La nostra lealtà non è in discussione”. E ancora al segretario: “A Bersani lasciamo questo compito: il dovere di andare a parlare anche all’Italia che è rimasta fuori dai gazebo”. E su l’immediato futuro? Renzi è netto: “Resto a fare il sindaco”.

Finisce con la musica, quella giovane, così come era iniziata a Verona. Ma la sensazione è che non sia finita. Tutto dipenderà come è logico da Bersani, ma se filtriamo la giornata di oggi con le parole di Bersani di giusto 36 ore fa, probabilmente i due si metteranno presto a sedere insieme. C’è di mezzo un pranzo di lavoro.

D’ALEMA – E proprio mentre Renzi abbandona la Fortezza le agenzie battono il messaggio di D’Alema. “Renzi ha avuto un grande successo che spero capitalizzi. Il consenso di Renzi è fondamentale per andare alle elezioni perché non so quanti dei suoi consensi sono del Pd e quindi è molto importante che Renzi mobiliti questo patrimonio verso le elezioni”. “Renzi – aggiunge D'Alema - è una delle maggiori personalità del Pd e ha rappresentato un’istanza di rinnovamento, è una risorsa”. Puntualissimo. Forse la sconfitta della ‘rottamazione’ di Matteo Renzi sta tutta dentro questo virgolettato.  

 

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