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Sabato, 27 Aprile 2024
L'intervista

"Il Pd vada da solo alle elezioni, Letta abbia il coraggio"

Il senatore Tommaso Cerno va controcorrente e, a Today, spiega perché il suo Partito Democratico non debba fare alleanza di alcun genere. "Tanti dirigenti la pensano come me". L'intervista

E se alle prossime elezioni, che si voteranno il prossimo 25 settembre, il Partito Democratico andasse da solo? Sembra da pazzi eppure nelle stanze della direzione Pd ci si sta pensando davvero. Mentre tutti sono convinti che l’unica scelta da fare sia quella fra l’alleanza con il centro e l’unione con il Movimento 5 Stelle, c’è chi va controcorrente e sfida il segretario Letta a presentarsi in solitaria contro il centrodestra. Tra questi, che non sarebbero pochi tra i democratici, c’è il deputato Tommaso Cerno che, direttamente a Today, ha spiegato le ragioni di una posizione così audace.

Onorevole ma davvero volete andare da soli alle elezioni politiche di settembre?
"Credo che sia un’idea di Letta ma bisogna vedere se avrà il coraggio di farlo. Partiamo da un presupposto: il Pd nasce nel 2007 con la vocazione maggioritaria di chiedere la fiducia, il voto per dare all’Italia un’idea di Paese. Poi abbiamo sempre perso le elezioni perché Walter Veltroni è arrivato troppo presto, perché c’era un Silvio Berlusconi ancora troppo forte. Oggi Letta si trova di fronte a un bivio, l’ultimo. Se Letta crede nel Pd, di fronte a questo parlamento devastato da partiti e partitini, di fronte a questa destra che non ha il coraggio di dire che è guidata da Giorgia Meloni, deve trovare il coraggio di presentarsi agli italiani e dire: "Sono Enrico Letta, sono il capo del Pd e con il Pd voglio darvi un Paese moderno, che guarda al futuro, siamo noi da soli che vi chiediamo di affidarci il governo dell’Italia". Ma Letta deve farlo adesso".

Tommaso Cerno Pd elezioni 25 settembre 2022-2

Perché proprio adesso?
"Deve farlo adesso se vuole che il Pd torni a volare e sperare che il progetto di un partito maggioritario e di governo esista ancora".

Eppure sembra scontato che il Pd, per avere delle possibilità, debba scegliere fra M5s e il centro.
"Certo che decide il centro se gli altri non hanno il coraggio di presentarsi e dire "no" a tutti i corteggiatori, dire “qui c’è il Pd, abbiamo un’idea di Paese, dateci il voto perché è l’ultima possibilità di vincere" e per il Pd è l’ultima possibilità di mantenere la sua natura, se no vuol dire che il Pd ha fallito e io non penso che sia così".

E quanto pensa che possa prendere il Pd alle elezioni da solo?
"Può andare sopra il 35%, se no resta sempre al 21, 22% e allora il progetto non ha senso".

In sintesi lei dice: "Andiamo soli, se non è il Pd a essere finito".
"Esattamente".

Ma davvero crede che il Pd possa prendere il 35%?
"Solo se ha il coraggio di fare questa scelta, io voglio sconfiggere la destra della Meloni e lo faccio con aperture alle istanze civiche. Il Pd deve essere in grado di riprendere il volo altrimenti lo consegnamo alla storia come partito che non ha mai vinto le elezioni".

Mi ha detto quello che auspica lei, ma come pensa che finirà perché il Pd sta ragionando sul da farsi?
"Io credo che la tentazione di Letta sia quella di proporsi da solo, però è vero, si sta ragionando, si sta cercando di capire. Questo è un pericolo. Se nemmeno noi ci crediamo, è chiaro che troveranno un cartello elettorale, più o meno presentabile. Lei ha ragione quando dice che è una scelta difficile ma le dico che, se non succede, cambierà la natura del Pd".

In quanti la pensano come lei nel partito?
"Io credo che, fra i dirigenti, tanti la pensino come me ma c’è una disabitudine all’idea. È come quando hai un figlio intelligente ma non passa gli esami, però tu sotto sotto lo sai che è intelligente. Allora se i dirigenti si commuovono ancora quando, alle feste del Pd, stanno tutti insieme a mangiare le salsicce, vuol dire che sono tutti convinti ma hanno paura che qualcuno dica loro che sono matti".

Faccio fatica a capire cosa vi possa far vincere le elezioni da soli con il rosatellum.
"Guardi glielo dico subito. Nel '45, durante la guerra, erano sospese le elezioni in Inghilterra quando morivano due membri del Parlamento. Ci furono elezioni suppletive in Scozia. Si decise di non andare allo scontro perché c’era la guerra e allora tories e laburisti presentarono un unico candidato che potenzialmente aveva il 95% dei voti. Gli si oppose il candidato degli autonomisti scozzesi, che di solito prendevano lo 0,5%. Vinse l’autonomista scozzese con oltre il 90%. Il bello è che poi, a guerra finita, gli autonomisti tornarono a prendere lo 0,5%. Questo per dirle che ci sono momenti nelle politica in cui c’è un fantasma della storia che ti chiama. Per il Pd è il momento di ascoltare il fantasma nell’armatura e alzare la testa per chiedere il voto per ciò che si rappresenta. Forse ci siamo ed è ora di fare come fecero allora gli scozzesi".

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