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Sabato, 27 Aprile 2024
Da solo

Matteo Renzi fuori dal parlamento?

Italia Viva molto probabilmente correrà da sola alle prossime elezioni politiche del 25 settembre e punta apertamente al 5 per cento. I sondaggi attualmente attribuiscono un 3 per cento scarso alla creatura dell'ex premier: l'ingresso a Camera e Senato è a rischio

Italia Viva rischia di essere l'unico partito a restare fuori dalla vasta coalizione centrista elaborata in questi giorni da Enrico Letta. Matteo Renzi e i suoi correranno molto probabilmente da soli alle prossime elezioni politiche. A dirlo è stato lui stesso: "Al momento assolutamente sì, ambieremo idea se qualcuno accetterà le nostre idee. Se non le accettano - ha aggiunto il leader di Iv - abbiamo coraggio, libertà e fantasia per andare da soli". L’annuncio della corsa solitaria è arrivato poco dopo la conclusione della direzione di ieri del Partito democratico.  Mentre Carlo Calenda (per ora Azione e Più Europa hanno presentato la loro proposta di coalizione) è dato in fase di avvicinamento ai dem, per Renzi le porte sembrano essere chiuse. Con Letta le divergenze sarebbero meramente politiche. A più di otto anni dal mitologico "stai sereno" con cui l’ex premier soffiò Palazzo Chigi a Letta, Renzi ci tiene a precisare che "quella ferita è stata ampiamente rimarginata. Voglio pensare che la distanza tra noi e Letta sia solo politica e non legata a fatti personali. Se fosse legata a fatti personali sarebbe un problema solo suo, non mio".

Renzi secondo qualcuno sperava in un progetto rivelatosi presto assai improbabile: Mario Draghi primo ministro e un listino elettorale di suoi fedelissimi mescolati al gruppo-partito di Luigi Di Maio, ex Forza Italia e altri dati in uscita dal movimento Azione di Carlo Calenda. E' andata diversamente.

C'è chi, nel mondo centrista, pensa che in realtà i voti di Italia Viva potrebbero tornare molto utili nei collegi uninominali, dove anche un solo voto in più rispetto agli avversari è decisivo per assicurarsi la vittoria nella parte maggioritaria dei seggi (un terzo del totale). L'obiettivo dichiarato di Renzi è prendere almeno il 5 per cento dei voti. Anche per questo il nome della prossima Leopolda sarà "Dammi il 5". L’appuntamento è fissato per l’1, il 3 e il 4 settembre, a una ventina di giorni dalla data delle elezioni: il 25 settembre. La legge elettorale detta "Rosatellum" verrà applicata al ridotto numero di deputati (400) e senatori (200) eleggibili. E' un mix di maggioritario e di proporzionale. In estrema sintesi: il 61% dei seggi (244 alla Camera e 122 al Senato) sarà assegnato su base proporzionale, un 61 che diventa 63% perché è di tipo proporzionale anche il voto degli italiani all’estero (a questo giro eleggono 8 deputati e 4 senatori). Ma il 37% (148 deputati e 74 senatori) dei seggi sarà assegnato con il sistema maggioritario in collegi uninominali. Vuol dire che si vota il singolo candidato, e vince chi prende più voti: se ti presenti in coalizione hai più possibilità di vincere, "da soli" i partiti rischiano il tracollo. La legge elettorale prevede anche di non assegnare seggi ai partiti che ottengono meno del 3% o alle coalizioni che ottengono meno del 10 per cento. I sondaggi attualmente attribuiscono un 3 per cento scarso a Italia Viva.

Renzi cammina sul filo del rasoio. L'isolamento in cui si ritrova oggi può corrispondere al capolinea della sua ultra decennale avventura politica, almeno in parlamento dopo una sola legislatura (è entrato in Senato nel 2018, prima era stato presidente della provincia di Firenze, sindaco e premier). Anche nel caso venisse eletto superando il 3 per cento nel proporzionale, si ritroverebbe - sempre se si presenterà da solo - con una manciata irrilevante di parlamentari. Oggi la pattuglia di Iv è molto più numerosa perché quasi tutti gli esponenti erano stati eletti nelle liste del Pd alle politiche 2018. "Andare da soli al voto è la sfida più difficile e come tutte le sfide più difficili è quella che mi carica di più - dice Renzi - Durante la crisi di governo del 2021, quella che ha portato alla sostituzione di Conte con Draghi, eravamo soli, soli contro tutti. E tuttavia abbiamo fatto la scelta che tutti, nel corso dei mesi, hanno riconosciuto come lungimirante. Siamo abituati ad andare contro tutti".

I sondaggi sono tiepidi, ma se il 3 per cento è tutto sommato alla portata, quello che colpisce è ciò che emerge dall'ultima rilevazione Quorum/Skytg24. Alla domanda "quanto si fida di Matteo Renzi?", il 15 per cento dice di avere molta o abbastanza fiducia, il 78 per cento poca o nessuna. In campagna elettorale Matteo Renzi, soprattutto all'inizio della sua carriera, dava il meglio di sé. Non è detto che ora, spalle al muro, non gli riesca un ritorno al passato, a prima di quel referendum del dicembre 2016 che ha segnato l'inizio del suo declino politico, a quando era stato uno dei primi a entrare in sintonia con la diffusa voglia di rinnovamento della classe politica italiana. Ma era un altro Renzi.

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