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Sabato, 27 Aprile 2024
il cambiamento storico

Arresti secretati e black out delle intercettazioni: il nuovo bavaglio del governo

Stop alla pubblicazione di intercettazioni ma anche delle motivazioni di arresti o procedimenti giudiziari: "Un divieto totale che non ha nulla a che vedere con il principio di presunzione di innocenza" denuncia l'ordine dei giornalisti

C'è chi lo chiama bavaglio alla stampa o chi lo definisce bavaglio alla procura, ma la misura passata a Palazzo Montecitorio segna una svolta nella cronaca giudiziaria e nel diritto all'informazione. I deputati nella serata del 19 dicembre hanno approvato un emendamento che vieta di pubblicare l'ordinanza di custodia cautelare, l'atto con cui i giudici formalizzano provvedimenti restrittivi della libertà degli indagati su richiesta dei magistrati.

Legge bavaglio, cosa cambia

Con 160 favorevoli e 70 contrari (M5S, Alleanza Verdi e Sinistra e Pd) la Camera ha approvato l'emendamento presentato da Enrico Costa di Azione che - recependo una direttiva europea - modifica la normativa sulla divulgazione di atti e immagini di un processo. Rispetto al testo originario tuttavia il governo ha imposto una stretta ulteriore, modificando anche la legge Orlando del 2019 sulle intercettazioni, che permetteva la pubblicazione di stralci delle ordinanze. 

Praticamente non potranno più essere pubblicati "integralmente o per estratto", i contenuti delle ordinanze di custodia cautelare fino al termine dell'udienza preliminare. Prima di questa fase processuale potrà essere riporto solo quanto comunicato della Procura della Repubblica, che spesso non fornisce particolari sulle motivazioni dell'adozione di una misura cautelare. 

Stop alla pubblicazione delle intercettazioni

Forte la condanna dell'Ordine dei giornalisti che parla di "un black out totale sulle notizie di cronaca giudiziaria" e "un duro colpo al diritto di cronaca" spiegando come ai giornalisti viene di fatto impedito di raccontare di arresti, e di ogni azione delle forze dell’ordine e della magistratura.

"Il divieto totale non ha nulla a che vedere con il principio di presunzione di innocenza ma costituirebbe una pesante limitazione del diritto dei cittadini a essere informati" avverte l'Odg.

"Da oggi siamo meno liberi, l'informazione nel nostro Paese è meno libera", dichiara Sandro Ruotolo, responsabile informazione del Partito Democratico. "La maggioranza più di destra che il nostro Paese abbia conosciuto dal dopoguerra ha deciso che la cronaca giudiziaria non va raccontata all'opinione pubblica. Decidere di vietare la pubblicazione degli integrali o degli stralci delle ordinanze cautelari fino alla conclusione delle indagini preliminari o all’udienza preliminare significa negare all'opinione pubblica il diritto di essere informata su temi come la lotta alla corruzione e la lotta alla mafia. I tempi del processo penale sono lunghi. La conclusione delle indagini preliminari può voler dire anche un anno, un anno e mezzo dal giorno dell'arresto. Fatti di interesse pubblico, una volta licenziata la legge, saranno così negati all'opinione pubblica. Conosceremo le malefatte dei colletti bianchi solo attraverso comunicati ufficiali: questa si chiama censura", chiosa Ruotolo. "Non c'entra nulla la difesa del diritto della presunzione d’innocenza, è solo l’ossessione della destra e del terzo polo di volere un’informazione al servizio del potere e non dei governati", afferma il dem.

"L'emendamento a firma Costa riformulato sulla legge delegazione europea, approvato dalla Camera, in mano a questo Governo può diventare un nuovo bavaglio alla libertà di stampa. Non possiamo certo ritenere che questo Ministero della Giustizia che alterna annunci garantisti e panpenalismo di fatto possa avere il giusto equilibrio per trattare un tema così delicato. Nessuna delega in bianco al ministro della Giustizia Nordio, che passa lunghi periodi fuori dai monitor della politica, come sta avvenendo con la riforma della prescrizione", attaccano il portavoce e deputato di Verdi e Sinistra Angelo Bonelli e il capogruppo di Verdi e Sinistra nella commissione Giustizia della Camera Devis Dori.  

La riformulazione del testo viene invece commentata positivamente da Forza Italia con Matilde Siracusano: "Un risultato positivo - osserva - che ci soddisfa, un buon traguardo per ribadire ancora una volta l'importanza - per FI e per il governo - del garantismo e della presunzione di innocenza, cardini chiave sui quali si fonda la nostra Costituzione".

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