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Lunedì, 29 Aprile 2024
Politica

La lista dei sindaci e la strategia anti-Renzi di Bersani

Bersani e i suoi fedelissimi stanno organizzando la contro offensiva per rallentare il treno su cui è salito Renzi: i nuovi sindaci come portabandiera. Ma i primi cittadini non si riconoscono in questa lettura

ROMA - Dopo il risultato delle amministrative, il Pd è tornato a ruggire. Non c’è stata gara: la sfida sui capoluoghi è finita in un plebiscito per l’area democratica. Piccolo, minuscolo plebiscito, visto le cifre dell’astensionismo. Anche quei pochi, tuttavia, hanno tracciato una scelta di campo precisa e il risultato sa di una Caporetto per i candidati di Berlusconi: 16 a 0, un conto amarissimo. 

Un verdetto tanto amaro da metter paura a Enrico Letta. In questa fase politica vincere è un conto, stravincere è tutta un’altra storia. Per questo il premier, durante lo spoglio, temendo per la tenuta del ‘governissimo’ deve aver sudato freddo. Tanto da fargli dire: “Il risultato rafforza le larghe intese”. Strano modo per esultare.

Sempre sul fronte interno, quello del Pd, c’è chi non si è nascosto dietro le logiche di governo. Come Pier Luigi Bersani, che si è sentito premiato dello sforzo fatto da segretario: “Vittoria strepitosa. Aspetto naturalmente che qualcuno dica che il Pd ha perso o che si è vinto ’nonostante il Pd’”. L’ex segretario, in questo, si è voluto togliere un po’ di sassolini dalle scarpe. Troppo cocenti ancora le ferite per la partita sul governo, il suo, e per il patatrac successo durante l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, quei 101 franchi tiratori che impallinando Prodi l’hanno costretto ad alzare bandiera bianca. Ferito da una parte, straripante dall’altra. Tanto da tornare a far politica per preparare, in ottica congresso, il fronte anti Renzi. E in questo c’è molto delle logiche contorte che si annidano in casa dei democrat. L’esempio sta nel faro della contro azione di Bersani e dei bersaniani: Matteo Renzi, che da sindaco sta meditando di prendersi il partito. Da sindaco del Pd. In tutto questo, però, comincia ad esserci un po’ di confusione.

Riepilogando: Bersani a braccetto con Franceschini e gli ex Ppi, stanno organizzando la contro offensiva per rallentare il treno su cui è salito Renzi. E per dar la misura della loro forza, o comunque della ritrovata vigoria, scelgono i loro portabandiera: i nuovi sindaci. Come dire: abbiamo perso le politiche di fine febbraio ma i frutti del nostro lavoro si sono visti anche in queste amministrative. “Abbiamo vinto noi”, non fanno che ripetere i fedelissimi di Bersani.

RENZI VUOLE IL PD, BERSANI GLI PREPARA LA TRAPPOLA

Da qui al problema. I sindaci non si riconoscono in questa lettura. Gli sta stretta, a tal punto da farsi corrente: la cosiddetta lista dei sindaci. Un caso eclatante è quello di Ignazio Marino, il freschissimo sindaco di Roma. Indipendente da sempre, fuori degli schemi dell’apparato, si è conquistato la guida della capitale vincendo le primarie e sbaragliando la concorrenza del suo predecessore, Gianni Alemanno. Ma ha anche scelto di chiudere la campagna elettorale con un altro sindaco, Matteo Renzi. Chiarissimo segnale politico. E che dire di Bruno Valentini, il nuovo sindaco di Siena, che nei ringraziamenti non ha mancato di salutare proprio Matteo Renzi, “l’uomo del coraggio e del cambiamento”. Altro segnale. Come quello lanciato da Piero Fassino, ex segretario dei Ds, ed ora sindaco di Torino, che da un po’ di mesi si è messo a fare il tifo per il ‘rottamatore’. Stessa cosa per la renziana di ferro Debora Serracchiani, che non fa il sindaco ma la governatrice del Friuli-Venezia Giulia.  

Il tutto per dire cosa? Sventolare la bandiera della vittoria elettorale alle comunali per portare avanti un confronto politico aspro seppur pienamente legittimo, non pare, stando ai fatti, una gran trovata per la cordata Bersani-Franceschini. In questo rischiano di dover ingollare qualche boccone amaro.

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